uso degli antibiotici

L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha pubblicato nei giorni scorsi il Rapporto sull’uso degli antibiotici in Italia nel 2020. Il documento registra l’andamento dei consumi e della spesa nel nostro Paese, e punta a monitorare l’appropriatezza delle prescrizioni per mettere un freno al pericoloso fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Quest’ultima – si legge nel Rapporto – “rappresenta una priorità di salute pubblica a livello globale con ricadute importanti sulla gestione clinica dei pazienti. Gli effetti della resistenza, ovvero l’incapacità degli antibiotici, somministrati alle dosi terapeutiche, di ridurre la sopravvivenza o di inibire la replicazione dei batteri patogeni, sono osservabili in tutte le regioni del mondo. Negli ultimi anni il fenomeno si è notevolmente aggravato anche a causa dell’aumentato uso, talvolta inappropriato, di questi farmaci. La perdita di efficacia degli antibiotici attualmente disponibili rischia di mettere in crisi i sistemi sanitari, causando un aumento della morbidità e della mortalità per infezioni e un aggravio dei costi sanitari e sociali.

Nel Rapporto emerge che la situazione italiana richiede particolare attenzione. Ci sono elevati livelli di diffusione dell’antibiotico-resistenza e di consumo degli antibiotici: “richiede azioni urgenti di prevenzione e controllo” – ha messo Aifa nero su bianco. “Nonostante il trend in riduzione, infatti, i consumi continuano a essere superiori alla media europea, sia nel settore umano che veterinario“.

L’Italia detiene, insieme alla Grecia – spiega ancora Aifa – il primato per diffusione di germi resistenti. Una delle cause principali alla base dell’aumento delle resistenze in Italia e nel mondo è l’eccessivo ricorso agli
antibiotici. Per questo motivo, l’utilizzo oculato deve essere considerato un impegno e un dovere di tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale
“.

Uso degli antibiotici: maggiore al Sud Italia

Nel 2020 il consumo territoriale in Italia è stato superiore alla media europea, nonostante la forte contrazione rispetto al 2019 (circa il 20%). C’è ancora grande variabilità regionale per l’uso degli antibiotici: il minore consumo è al Nord, al Sud Italia invece il maggior livello di consumo.

I più virtuosi – Le maggiori contrazioni dei consumi hanno riguardato la provincia di Bolzano e l’Emilia Romagna; invece le maggiori riduzioni di spesa hanno riguardato Emilia Romagna, Toscana e Marche.

La spesa per il consumo di antibiotici nel 2020 è stata di 692,1 milioni di euro. Quasi l’80% delle dosi totali è stato erogato dal Sistema sanitario nazionale. Il dato comprende sia gli antibiotici erogati dalle farmacie pubbliche e private (in regime di assistenza convenzionata) sia gli acquisti delle strutture sanitarie pubbliche. La quota delle strutture sanitarie pubbliche è la parte minoritaria del consumo a carico del Ssn, ma i consumi restano superiori a quelli di molti Paesi europei.

Le classi di antibiotico più usate in Italia sono state: antibatterici beta-lattamici, penicilline, macrolidi e lincosamidi.

Bambini e anziani le categorie che ne hanno usati di più

Tre cittadini su dieci, nel corso dell’anno, hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici. Il trattamento è stato in media per circa 14 giorni, con una prevalenza d’uso in aumento con l’età (50%
negli over 85). L’uso degli antibiotici è stato maggiore nelle fasce estreme, con picchi nei primi quattro anni di vita ed oltre gli 85 anni di età.

Bambini

Nel 2020 il 26,2% dei bambini fino ai 13 anni di età ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici con almeno due confezioni ciascuno; si rileva una netta diminuzione rispetto al 2019 (40,9%) in tutte le aree geografiche. “Ciò è attribuibile – spiega Aifa – alle misure implementate per contenere la trasmissione di SARS-CoV-2, quali la chiusura prolungata delle scuole e dei luoghi di ritrovo, che sono risultate efficaci anche nel ridurre la frequenza delle comuni infezioni batteriche e di quelle virali“.

Tra i 2 e i 5 anni di età, un bambino su tre ha ricevuto almeno una prescrizione, senza differenze di genere. Tra Sud e Nord ci sono 8 punti percentuali di differenza per le prescrizioni (rispettivamente 30,3% e 22,6%).

Anziani

Il 45% degli over 65 ha ricevuto nel 2020 almeno una prescrizione di antibiotici sistemici (al Sud 56,5%, Centro 46,8% e Nord 33,4%). Il livello di consumo aumenta con l’avanzare dell’età, con consumi più elevati tra gli uomini rispetto alle donne. La BPCO (broncopneumopatia cronico-ostruttiva) ha causato l’11,1% delle prescrizioni, per cui sembrerebbe che tale patologia contribuisca “in maniera rilevante al consumo complessivo di antibiotici in ambito territoriale“.

Il ruolo della pandemia e del Covid

L’influenza del Covid sull’uso degli antibiotici si è fatta sentire soprattutto negli ospedali del Nord Italia, che per la prima volta nel periodo 2016-2020 hanno fatto registrare il valore più elevato dei consumi ed il maggior incremento rispetto al 2019 (+24,7%). Idem per la spesa farmaceutica in relazione alle giornate di degenza: al Nord si osserva il maggiore incremento rispetto al 2019 (+24,4%).

È stato ipotizzato – ha spiegato Aifa – che l’emergenza legata alla pandemia abbia determinato un incremento del ricorso inappropriato agli antibiotici, soprattutto in ambito ospedaliero, con un possibile impatto negativo sulla diffusione di batteri con resistenza agli antibiotici“.

In proposito, nel Rapporto è dedicato uno specifico paragrafo all’azitromicina, unico principio attivo insieme alla fosfomicina a non diminuire rispetto al 2019, anzi, con un incremento del 33,3,%. “Relativamente agli acquisti diretti, nel primo semestre 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono stati registrati notevoli incrementi nell’uso di azitromicina, più elevati al Nord (+192,0%) e al Sud (+145,6%) rispetto al Centro (+69,1%), a cui si aggiungono quelli registrati nel secondo semestre 2020. Al contrario, nel primo semestre 2021 i consumi hanno registrato una tendenza in riduzione rispetto allo stesso periodo del 2020.

Tali andamenti sono stati registrati nonostante la pubblicazione della scheda informativa AIFA ad aprile 2020, poi aggiornata a maggio, che ha stabilito che l’uso di tale antibiotico per indicazioni diverse da quelle registrate doveva essere considerato esclusivamente nell’ambito di studi clinici randomizzati e in caso di eventuali sovrapposizioni batteriche“.