Assistenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo

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L’assistenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo: una sfida per i poveri e per tutti noi. Affrontare situazioni complesse come quelle dei Paesi più poveri, spesso sfruttati o in guerra, richiede sforzi coordinati a livello internazionale e comunitario. Richiede investimenti in infrastrutture sanitarie, formazione del personale e, non ultimi, programmi di prevenzione. Garantire un accesso equo ai servizi sanitari è cruciale ed è una delle principali sfide da affrontare e superare per migliorare la situazione dell’assistenza sanitaria specialmente per le persone più vulnerabili.

Le associazioni presiedute dall’avv. Ezio Bonanni, Osservatorio Vittime del Dovere (OVD) e Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) sostengono il diritto alla salute di tutti, abbracciando completamente il dettato costituzionale. Idem si dica per il tema della prevenzione, di cui sono instancabili sostenitrici, soprattutto in difesa delle vittime di sostanze nocive come l’amianto e altri cancerogeni. Per informazioni e consulenza, contatta subito il numero verde 800.034.294.

Il ruolo dell’OMS per i Paesi in via di sviluppo

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) svolge un ruolo davvero importante nel contrasto della povertà, perché indirizza i Paesi del mondo, compresi i Paesi in via di sviluppo, verso obiettivi di assistenza sanitaria adeguata per tutti. Nel cercare di garantire tale assistenza, i Paesi devono portare avanti diverse iniziative e programmi. Il contrasto della povertà, anche attraverso politiche di sviluppo interno, è uno di questi. L’OMS definisce dunque gli standard globali e fornisce assistenza tecnica ai Paesi, rendendo accessibili le migliori evidenze scientifiche. Monitora, inoltre, la salute mondiale e promuove programmi di prevenzione e sensibilizzazione.

La missione dell’OMS è di favorire politiche di promozione della salute per tutti; e questo a prescindere dalla situazione economica o geografica che li caratterizza. Lavora inoltre per garantire l’accesso a farmaci essenziali, cercando di contenere i costi, nonché a trattamenti vitali, soprattutto nei Paesi a basso reddito.

Paesi in via di sviluppo: la tecnologia può aiutare?

La tecnologia può aiutare Paesi in via di sviluppo nell’organizzazione e nella gestione dell’assistenza sanitaria? La risposta è Sì, ma la sfida è strutturare un’assistenza sanitaria basata sulla tecnologia in Paesi che possono essere in guerra, in povertà e comunque in condizioni tecnologiche meno avanzate rispetto all’Occidente. La tecnologia potrebbe avere un ruolo significativo nel miglioramento dell’assistenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo. Potrebbe infatti contribuire a superare le distanze, ad esempio con la telemedicina. Fornendo servizi medici a distanza, si potrebbero colmare tempi e spazi, che possono essere anche molto elevati ad esempio nelle zone rurali dell’Africa o dell’Asia, tra un villaggio e l’altro, e permettere ai pochi medici presenti di effettuare in presenza solo le visite più urgenti e più monitoraggi e controlli a distanza. Questo può migliorare l’accesso alle cure, specialmente in regioni difficili.

L’implementazione di sistemi di registri sanitari elettronici può invece migliorare la gestione delle informazioni che riguardano i pazienti, facilitare la diagnosi e la prescrizione di farmaci, nonché migliorare la continuità delle cure. Lo sviluppo e la diffusione di applicazioni per gli smartphone potrebbe contribuire a diffondere le informazioni corrette sulla salute, a promuovere la prevenzione delle malattie e facilitare il monitoraggio di condizioni croniche. Ad esempio, possono fare da promemoria per l’assunzione di farmaci o per monitorare la pressione sanguigna di persone anziane o affette da malattie croniche.

In zone colpite da disastri naturali o in situazioni di emergenza, si potrebbe tentare l’utilizzo dei droni. Anche se bisogna dire che spesso anche nei Paesi avanzati, questa tecnologia è ancora in fase sperimentale.

Tutela dei diritti, assistenza e consulenza gratuita

In Italia il diritto alla salute è riconosciuto dalla Costituzione all’art. 32. Chiunque si presenti in una struttura sanitaria pubblica in emergenza, anche se povero, ha diritto alle cure come qualsiasi altro cittadino. La legge italiana inoltre, attraverso il sistema sanitario nazionale, impone una soglia di contribuzione alla spesa sanitaria, che varia per ciascuna categoria di cittadini in base al reddito. Ai cittadini poveri il diritto alla salute è garantito da parità di accesso alla sanità e gratuità dei trattamenti per gli indigenti.

Il testo dell’articolo 32 recita, infatti, nella sua prima parte: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Con questo articolo il diritto alla salute è sancito dunque come un diritto fondamentale e universalmente garantito ad ogni individuo sul territorio, anche nell’interesse della collettività, nel rispetto dei principi di libertà individuale e della dignità umana.

L’Ona e L’Ovd da sempre sostengono questo principio nelle loro attività e in ogni sede. Per ogni categoria di persone – siano esse fragili, poveri, detenuti – e di ogni età. L’Ona e l’Ovd sostengono inoltre che ciascuno di noi abbia diritto a vivere e lavorare in un ambiente salubre, che è anche una delle basi per restare in salute. Un ambiente libero dall’amianto, ad esempio, e da altre sostanze nocive, dovrebbe essere garantito a tutti. Purtroppo nel 2023 ancora non è così in molti casi e continuano ad esserci vittime. L’avv. Bonanni e le sue associazioni difendono queste vittime dalle ingiustizie in ogni sede.

Per informazioni e chiedere assistenza, chiamare il numero verde 800.034.294, oppure per essere ricontattati, compilare il formulario o scrivere su whatsapp.

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