Infezioni e malattie trasmissibili in carcere

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Esistono numerose infezioni e malattie trasmissibili in carcere. I rischi sono gli stessi che si corrono con qualsiasi altra comunità; con l’aggravante che in alcuni istituti di pena c’è del sovraffollamento, il che rende le probabilità di problematiche maggiori.

La prevenzione e la cura di infezioni e malattie trasmissibili in carcere richiede una strategia globale che coinvolga autorità carcerarie, personale medico, servizi sociali e organizzazioni sanitarie. Inoltre, è importante garantire che i detenuti ricevano un trattamento rispettoso dei loro diritti umani e della dignità.

L’Osservatorio Vittime del Dovere e ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, con il loro presidente avv. Ezio Bonanni, sostengono il diritto alla salute e la dignità delle persone in tutti gli ambiti della vita e circostanze. Per ottenere una consulenza personalizzata, chiama il numero verde 800.034.294.

Infezioni e malattie trasmissibili in carcere: quali sono

Le infezioni e malattie trasmissibili sono fonte di preoccupazione all’interno degli istituti penitenziari. I detenuti infatti spesso vivono in condizioni di sovraffollamento, ed in alcuni casi con scarsa igiene e limitato accesso alle cure mediche, seppure garantite. L’ambiente comunitario stesso è generalmente più favorevole alla diffusione di malattie infettive.

Alcune infezioni e malattie trasmissibili destano maggiore preoccupazione di altre nei contesti carcerari.

  • HIV/AIDS: il virus dell’HIV può essere trasmesso attraverso il sesso non protetto e la condivisione di aghi tra i detenuti che fanno uso di droghe iniettabili.
  • Epatite B e C: queste infezioni possono essere trasmesse attraverso il contatto con sangue infetto, come in caso di condivisione di aghi per tatuaggi o droghe iniettabili.
  • Tubercolosi (TB): la TB è altamente contagiosa ed è un rischio significativo nei penitenziari sovraffollati, dove le persone con TB possono trasmetterla facilmente ad altre attraverso l’inalazione di particelle di tosse.
  • MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina): questo batterio può causare infezioni cutanee e sistemiche, ed è preoccupante nei contesti carcerari a causa del contatto ravvicinato tra i detenuti.
  • Infezioni virali respiratorie: Infezioni come l’influenza, il raffreddore comune e il COVID-19 possono diffondersi rapidamente in ambienti sovraffollati, dove è difficile mantenere il distanziamento sociale.
  • Scabbia: Questo parassita causa prurito intenso e può diffondersi rapidamente tra i detenuti, soprattutto in ambienti affollati.

Linee guida sulla prevenzione della diffusione di HIV

Una menzione particolare va data all’HIV. Come per tutte le altre infezioni e malattie trasmissibili in carcere, è necessario informare i detenuti al loro arrivo sulle misure di prevenzione da adottare. L’informazione è infatti la prima forma di prevenzione, detta prevenzione primaria.

Relativamente al rischio di diffusione del virus Hiv, tutti i detenuti devono poter eseguire – sempre in forma riservata e gratuita – i test HIV, con conseguente terapia psicologica di supporto.

In caso di pazienti tossicodipendenti, è necessario dare loro la possibilità di praticare iniezioni endovenose in maniera igienica e sicura, come forma di riduzione del danno. In alcuni casi, è possibile porre sotto controllo la tossicodipendenza, fornendo cure necessarie e programmi di disintossicazione.

Per quanto riguarda i rapporti sessuali in carcere, è opportuna la creazione di stanze per le visite coniugali e la distribuzione gratuita di preservativi per evitare la diffusione di infezioni e malattie sessualmente trasmissibili.

Dal sito Ristretti.it: “Come dimostra l’esperienza di alcuni paesi europei, occorre promuovere la distribuzione di preservativi e lubrificanti. Gli studi dell’European Network per la prevenzione dell’HIV e dell’epatite hanno dimostrato che in carcere hanno luogo rapporti orno e etero sessuali e, per questo motivo, è necessario mettere a disposizione preservativi (in modo anonimo e gratuito) in tutti i penitenziari. Le esperienze condotte in numerose nazioni europee ha dimostrato l’efficacia di questa politica, nonostante i potenziali problemi legati alla sicurezza“.

Infezioni e malattie: prevenzione e cura in carcere

Ricapitolando, dunque, per prevenire la diffusione di queste infezioni e malattie trasmissibili nelle carceri, sono necessarie misure preventive rigorose, tra cui screening e test medici per individuare casi sospetti; isolare i casi di infezione, qualora necessario; promuovere l’igiene personale tra i detenuti, compreso il lavaggio delle mani e la pulizia regolare; offrire vaccinazioni ai detenuti per le malattie prevenibili.

Fornire informazioni sui rischi e sulle pratiche sicure per prevenire la diffusione di infezioni è inoltre un importante compito da assolvere in fatto di educazione sanitaria. Assicurare l’accesso alle cure mediche per i detenuti e il trattamento delle malattie infettive è anche un altro aspetto fondamentale.

Dal punto di vista strutturale, ridurre il sovraffollamento e migliorare le condizioni igieniche all’interno delle carceri sono elementi davvero fondamentali per ridurre i rischi.

Assistenza vittime e tutela della salute con ONA

Anche in carcere il diritto alla salute resta un principio fondamentale da tutelare. Le autorità carcerarie sono responsabili, per conto dello Stato e delle Regioni, delle misure preventive da adottare per proteggere la salute dei detenuti; nonché dei lavoratori che svolgono servizio nel penitenziario. Sia per quel che riguarda la diffusione di infezioni e malattie; sia per quanto riguarda la salubrità degli ambienti, con la tutela dall’esposizione a sostanze nocive.

La gestione delle infezioni e delle malattie trasmissibili nelle carceri è una sfida complessa. Tuttavia è fondamentale per proteggere la salute dei detenuti e del personale carcerario e per evitare la diffusione delle malattie nella comunità una volta che i detenuti sono rilasciati.

OVD e ONA difendono e tutelano in ogni sede la salute e il diritto alla salute delle vittime, anche supportando le famiglie delle vittime. Per avere una consulenza gratuita, è possibile contattare il numero verde 800.034.294.

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