Gemcitabina per la cura del cancro

gemcitabina

Il crescente numero di casi di cancro impone una maggiore attenzione per la tutela della salute e uno dei farmaci più importanti è la Gemcitabina, chemioterapico di una certa efficacia terapeutica. Certo, per poter effettivamente tutelare la salute sarebbe importante evitare l’insorgenza di queste malattie. Tuttavia, il crescente inquinamento, l’utilizzo sempre più massiccio di sostanze tossiche e nocive, fa sentire i suoi effetti sulla salute umana e sull’ambiente.

La Gemcitabina cos’è e a cosa serve?

Questo farmaco è un chemioterapico. Infatti, uno degli approcci di cura del cancro è la chemioterapia, che non sempre è totalmente efficace. Infatti, in molti casi, nonostante la somministrazione di farmaci chemioterapici, purtroppo la diagnosi rimane infausta. Ogni anno in Italia sono diagnosticati oltre 370.000 casi di cancro. Ancora troppi i decessi: 100.200 casi tra gli uomini (+0,6%) ed 81.100 donne (+2%): quindi pur essendo importante il farmaco, occorre un nuovo strumento di tutela. Quest’ultimo è proprio la prevenzione primaria.

Tuttavia, come i recenti casi stanno dimostrando, ci sono interi territori, e popolazioni, investite da veleni di ogni tipo. Pensiamo a Taranto, a Casale Monferrato, la Terra dei Fuochi. Interi territori martoriati, per i quali, purtroppo, muoiono anche i bambini. Per questo, pur trattando in questa guida della Gemcitabina e della sua efficacia, non possiamo nascondere che la migliore medicina è la prevenzione.

Gemcitabina e l’azione citotossica sulle cellule tumorali

La Gemcitabina è uno dei farmaci chemioterapici più efficaci. Viene di solito prescritta nei casi di tumore al polmone, alla vescica, alle ovaie, al pancreas, alla mammella. Per il mesotelioma è ora inserito come terapia di seconda linea. Si trova in polvere per soluzione per infusione e può essere usato singolarmente o in associazione ad altri farmaci chemioterapici. La somministrazione può avvenire in ambito ambulatoriale.

Oltre al principio attivo, contiene eccipienti quali sodio, mannitolo, sodio acetato, acido cloridrico (per l’aggiustamento del pH), sodio idrossido (per l’aggiustamento del pH).

Dal punto di vista chimico, è un antimetabolita della pirimidina. La sua azione citotossica interviene principalmente nelle cellule in fase S (sintesi del DNA). In vitro il suo effetto citotossico dipende sia dalla concentrazione che dal tempo. La pirimidina è un eterociclo aromatico ed è una delle componenti che serve per la formazione delle basi azotate, ossia molecole organiche contenenti azoto, che a loro volta vanno a costituire i nucleotidi cioè le unità ripetitive degli acidi nucleici (DNA e RNA). Citosina, timina e uracile sono basi pirimidiniche; adenina e guanina invece fanno parte della classe delle basi azotate puriniche (derivanti dalla purina, altra sostanza organica azotata).

Uso della Gemcitabina in chemioterapia

La chemioterapia può essere:

  • neoadiuvante: precede la chirurgia; riduce il tumore per facilitarne la rimozione; precede la radioterapia per circoscrivere il raggio di azione dei farmaci
  • adiuvante: dopo la chirurgia per potenziarne l’effetto; prevenire recidive eliminando eventuali cellule tumorali non rimosse dal bisturi.

I principali farmaci chemioterapici, oltre alla Gemcitabina:

  • Alectinib: usato per i tumori ALK positivi, come il
  • Brigatinib che riduce anche le metastasi cerebrali;
  • Carboplatino: presenta pochi effetti collaterali, indicato per tumore del polmone, microcitoma, carcinoma a ovaio, vescica ed esofago, mesotelioma pleurico;
  • Ceritinib: usato per il carcinoma polmonare non a piccole cellule;
  • Cisplatino: interferisce con la replicazione cellulare ed è quello più utilizzato;
  • Crizotinib: inibitore di ALK o ROS1
  • Etoposide: interferisce con la riparazione del DNA;
  • Nintedanib: diretto ai recettori usati dalle cellule cancerose di fibrosi polmonare idiopatica e adenocarcinoma polmonare;
  • Osimertinib: interviene nella mutazione del gene responsabile della crescita incontrollata delle cellule tumorali (EGFR), usato soprattutto per il tumore del polmone non a piccole cellule e in alcuni tumori gastrointestinali;
  • Pemetrexed: blocca la proliferazione cellulare del tumore del polmone non a piccole cellule con istologia non squamosa;
  • Taxolo: usato per la cura del mesotelioma pleurico maligno, del tumore del seno e ovaio;
  • Trametinib: per la cura del carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato e del melanoma inoperabile e metastatico;
  • Vinorelbina: interferisce con la proliferazione delle cellule neoplastiche nel tumore del polmone non a piccole cellule in fase metastatica, del tumore del seno e alcuni sarcomi.

La Gemcitabina si usa in chemioterapia da solo o in associazione con Cisplatino e Carboplatino; è metabolizzato dalla citidina deaminasi nel fegato, nel rene, nel sangue e in altri tessuti. La learance (eliminazione dall’organismo) è piuttosto rapida, ma nelle donne del 25% circa più bassa rispetto agli uomini e sembra ridursi con l’età per entrambi i sessi.

Uso in monoterapia della Gemcitabina

La Gemcitabina può essere usata in monoterapia. Può essere considerata nei pazienti anziani o in coloro che abbiano un performance status (condizioni generali) uguale a 2.

  • Carcinoma del pancreas: Gemcitabina 1.000 mg/m2 endovena in 30 minuti una volta a settimana per massimo 7 settimane consecutive con una di riposo finale; i cicli successivi: una volta a settimana per 3 settimane con una di riposo finale.
  • Carcinoma del polmone non a piccole cellule: il ciclo di un mese, ripetibile. La dose raccomandata è di 1.000 mg/m2, per infusione endovenosa (30 minuti) una volta a settimana per tre settimane, con una settimana di riposo. Oppure in associazione con il Cisplatino: cicli di 21 giorni; Gemcitabina (dose 1.250 mg/m2) è somministrata sempre endovena per 30 minuti, nei giorni 1 e 8 del ciclo; il Cisplatino (dose tra 75-100 mg/m2) una volta ogni 3 settimane.

Gemcitabina: uso in associazione con altri chemioterapici

Per tutti gli altri tipi di tumore la Gemcitabina è usata in associazione.

  • Carcinoma della mammella: ciclo di 21 giorni; Paclitaxel 175 mg/m2 infusione endovenosa 3 ore al giorno 1, seguita da Gemcitabina (1.250 mg/m2 endovena per 30 minuti nei giorni 1 e 8). Prerequisito dei pazienti: numero totale di granulociti di almeno 1500 (x 106/l) prima di iniziare la somministrazione.
  • Carcinoma alla vescica: ciclo di 28 giorni; Gemcitabina (1000 mg/m2 endovena in 30 minuti nei giorni 1-8-15) con Cisplatino (70 mg/m2 da somministrare al giorno 1 dopo la gemcitabina oppure al giorno 2 di ciascun ciclo).
  • Carcinoma dell’ovaio: cicli di 21 giorni; Gemcitabina (1.000 mg/m2 endovena in 30 minuti nei giorni 1 e 8) in associazione con Carboplatino (somministrato dopo la gemcitabina il giorno 1 in modo tale da raggiungere una AUC di 4,0 mg/ml per minuto). La AUC è la relazione concentrazione-tempo dei farmaci.
  • Mesotelioma: la Gemcitabina è utilizzata come chemioterapico di seconda linea nella cura del mesotelioma, con una risposta di circa il 6%. L’aggiunta dell’anticorpo monoclonale Ramucirumab alla chemio con Gemcitabina, sembrerebbe migliorare la sopravvivenza complessiva dopo 6 mesi nei pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno. Lo studio “Bap 1 Status Determines the Sensitivity of Malignant Mesothelioma Cell to Gemcitabine Treatment”, pubblicato nel gennaio 2019 sull’Intenational Journal of Molecular Science, ha invece evidenziato un ruolo del gene oncosoppressore Bap1 nell’efficacia della terapia con Gemcitabina. Quando questo gene si trova in uno stato inattivo sembrerebbe determinare una minore efficacia della Gemcitabina. Il gene BAP1 risulta inattivo in circa il 60% dei casi di mesotelioma maligno.

Precauzioni per la somministrazione ai pazienti

Le precauzioni da adottare per la somministrazione di Gemcitabina riguardano i pazienti e il personale sanitario.

Per la precauzione per i pazienti la somministrazione va effettuata con cautela:

  • in presenza di riduzione della funzione del midollo osseo, per via della funzione mielosoppressiva;
  • se c’è compromissione renale e/o epatica: non ci sono infatti abbastanza informazioni dagli studi clinici per la raccomandazione di una dose precisa;
  • minori di 18 anni: uso non raccomandato per dati insufficienti in merito a sicurezza ed efficacia del farmaco
  • non somministrare in caso di gravidanza e/o allattamento

Monitoraggio pre-somministrazione mediante conta delle piastrine, dei leucociti e dei granulociti perché avendo la capacità di sopprimere la funzione del midollo osseo (mielosoppressione), la Gemcitabina può causare leucopenia, trombocitopenia ed anemia. In tal caso la terapia deve essere sospesa o modificata. Tuttavia ciò avviene in genere per breve tempo.

Precauzioni per l’uso da parte del personale sanitario

La manipolazione della soluzione per infusione di Gemcitabina deve avvenire sempre sotto cappa e con l’utilizzo di indumenti e guanti protettivi. Se la soluzione entra in contatto con la cute, risciacquare con abbondante acqua.
Fermo restando il rispetto delle normali precauzioni di sicurezza, il contatto con gli occhi può essere altamente dannoso e causare gravi irritazioni: se la cappa non è disponibile, bisogna aggiungere maschera e occhiali protettivi.

Questo farmaco deve essere somministrato da personale esperto, che ne deve controllare l’aspetto: la Gemcitabina quando ricostituita con Cloruro di Sodio allo 0,9% (soluzione fisiologica) si presenta limpida incolore o leggermente giallina. Per la somministrazione al paziente il farmaco deve presentarsi privo di particelle e se vi sono variazioni di colore non deve essere somministrato. Le preparazioni di Gemcitabina restano stabili per 24 ore a temperatura ambiente controllata tra i 20 e il 25°C (non mettere in frigorifero: c’è possibilità di cristallizzazione). La soluzione eventualmente non utilizzata deve essere eliminata.

Complicazioni ed effetti collaterali della Gemcitabina

Come ogni farmaco, anche la Gemcitabina può presentare effetti collaterali. Tra questi troviamo:

  • Sonnolenza (da lieve a moderata)
  • Nausea con o senza vomito
  • Aumento transaminasi del fegato (AST/ALT) e fosfatasi alcalina (60% dei pazienti)
  • Proteinuria e ematuria (50% dei pazienti)
  • Dispnea (10-40% dei pazienti, con incidenza maggiore per carcinoma al polmone)
  • Eruzioni cutanee allergiche (25% dei pazienti) con prurito (10% dei pazienti)
  • Segnalata tossicità in concomitanza radioterapia (applicata contemporaneamente o prima che siano passati 7 giorni)
  • Esacerbazione di una insufficienza epatica latente nei pazienti che abbiano metastasi al fegato o presenza in anamnesi di epatite, alcolismo o cirrosi epatica
  • Segnalata sindrome da aumentata permeabilità capillare: tale condizione se riconosciuta in tempo può generalmente essere tratta, ma si sono verificati anche casi fatali. Tale complicazione riguarda il riversamento di fluidi e proteine dai vasi allo spazio interstiziale. Si manifesta con edema generalizzato, edema polmonare, ipotensione, aumento di peso, ipoalbuminemia, insufficienza renale acuta. Nei cicli più avanzati si è verificata anche sindrome da distress respiratorio nell’adulto.
  • Edema polmonare, polmonite interstiziale, sindrome da distress respiratorio dell’adulto (ARDS). Un precoce intervento aiuta le condizioni del paziente.
  • Sindrome emolitico uremica (HUS), disturbo raro ma potenzialmente fatale. Sintomi: anemia emolitica microangiopatica, con rapida diminuzione dell’emoglobina con concomitante trombocitopenia, aumento della bilirubina presente nel siero, della creatinina sierica, dell’urea ematica o della lattato deidrogenasi (LDH). Il danno renale può non essere reversibile e potrebbe verificarsi la necessità di ricorrere a dialisi.
  • Possibile infertilità maschile.

Le cause dei tumori e la tutela per le vittime

Le cause dei tumori possono essere svariate: ci sono fattori di rischio che predispongono alcune categorie di persone a neoplasie per via dello stile di vita, delle condizioni ambientali in cui vivono e talvolta in cui lavorano. L’esposizione a sostanze cancerogene è uno dei maggiori fattori predisponenti: amianto e molte altre sostanze si possono trovare nella produzione industriale, in edifici e mezzi pubblici, nell’acqua potabile e persino in casa. Stile di vita sano e corretta informazione purtroppo non sempre bastano per la prevenzione: servono interventi dello Stato come ad esempio nel caso dell’amianto, per il quale sono necessarie le bonifiche, che in Italia sono gravate da decenni di ritardo.

In caso di esposizione accertata ad agenti nocivi per la salute, la legge ha disposto programmi di sorveglianza sanitaria per i lavoratori; per la cittadinanza in generale, invece, il Ssn ha previsto programmi di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce di molti tipi di tumore (prevenzione secondaria). In alcuni casi però, come nel caso dei mesoteliomi, neanche una diagnosi precoce basta a salvare la vita; si può intervenire con cure palliative o con un approccio terapico multimodale per allungare l’aspettativa di vita.

Se una patologia si sviluppa a causa delle condizioni di lavoro, per esposizioni a sostanze o mancanza di tutele, può essere riconosciuta malattia professionale. A quel punto è bene farsi seguire da un legale per il riconoscimento dei propri diritti e della propria famiglia, attivando le procedure previste dalla prevenzione terziaria: indennizzo/rendita Inail, causa di servizio per i dipendenti pubblici, tutele previdenziali Inps, risarcimento del danno, riconoscimento status Vittima del Dovere per Forze Armate e Comparto Sicurezza.

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Fermo il fondamentale principio della prevenzione primaria, l’Osservatorio Vittime del Dovere ritiene di fondamentale importanza anche l’informazione e la consulenza sanitaria. Il pool dei medici volontari dell’Osservatorio Vittime del Dovere è a tua completa disposizione per ogni chiarimento. Le attività dell’associazione costituiscono una seconda opinion che non sostituire il rapporto tra il paziente e il suo medico. Inoltre l’associazione si raccomanda sempre di rivolgersi al medico curante e alle strutture del Sistema Sanitario Pubblico.

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