Ecologia, l’intreccio delle relazioni tra viventi e ambiente

ecologia

Ecologia è un termine che al giorno d’oggi è sempre più utilizzato perché una sempre maggiore attenzione si pone sui temi dell’ambiente e della sostenibilità. L’ecologia è quella parte della biologia che studia le relazioni degli esseri viventi tra loro e con l’ambiente in cui vivono. Si tratta di una scienza attenta alla natura e che la studia nei suoi meccanismi relazionali, anche i più complessi.

Il termine specifico per questa materia si deve al biologo tedesco Ernst Haeckel, il quale nel 1866 coniò la parola “oekologie” per definire la “scienza dell’insieme dei rapporti degli organismi con il mondo circostante, comprendente in senso lato tutte le condizioni dell’esistenza“. Il termine ecologia deriva dal greco οίκος (casa) e lόgος (studio).

Cosa si intende oggi con il termine ecologia? L’ecologia è quella scienza che studia le relazioni dei viventi tra loro e con l’ambiente in cui vivono. Si possono osservare le relazioni tra viventi a vari livelli. Si può partire, ad esempio, da individui della stessa specie per spaziare al loro rapporto con l’ambiente che li circonda, studiando come interagiscono con esso e con le altre specie. Oppure si possono osservare i rapporti tra ambiente e clima, i loro complicati equilibri.

Ecologia, la scienza che studia gli ecosistemi

Un ecosistema è una comunità composta da organismi viventi (biotici) e non viventi (abiotici) che interagiscono fra loro. Gli organismi viventi sono le piante, gli animali e i microrganismi; quelli non viventi sono l’aria, il suolo, gli elementi che a loro volta li compongono o che in essi vi sono contenuti.

Ogni comunità all’interno di un ecosistema può essere composta da più popolazioni, ciascuna a sua volta composta da organismi della stessa specie. Gli ecosistemi sono le unità di base che compongono l’ambiente e possono essere di qualsiasi dimensione. Il termine ecosistema è stato coniato nel 1935 dal botanico Sir Arthur Tansley, che intendeva indentificare con questa parola il “luogo” in cui la vita prende forma e si relaziona.

Gli ecosistemi sono classificabili in diverse categorie. Tutti sono sistemi aperti, interconnessi e in equilibrio dinamico. Ciò significa che avvengono continui scambi tra i vari ecosistemi e che nonostante la variabilità delle condizioni, c’è sempre una costante di equilibrio.

Un ecosistema generalizzato è quello in cui si trova una grande complessità di animali e vegetali che vivono in simbiosi tra loro e il cui squilibrio può portare a gravi reazioni a catena.

Secondo una classificazione per macro-categorie, esistono ecosistemi:

  • terrestri;
  • marini;
  • di transizione;
  • artificiali.

Gli ecosistemi terrestri, un’estrema varietà

Gli ecosistemi terrestri possono essere sia naturali che artificiali. Tra quelli naturali, troviamo: i deserti, le foreste, i poli, la savana.

I deserti ricoprono circa 25% della superficie terrestre e possono essere sia caldi che freddi, sia sabbiosi che rocciosi. Sia animali che piante in questi ambienti hanno elaborato strategie che si sono evolute insieme alle varie specie, per la sopravvivenza in condizioni estreme come la mancanza di acqua o le forti escursioni termiche.

Le foreste possono essere di vario tipo: tropicali, temperate, boreali, tundra e macchia mediterranea. Ciascuna con le proprie piante tipiche e caratteristiche.

Le aree polari e i ghiacci si trovano nelle zone artiche e antartiche. Possono raggiungere temperature di freddo estremo fino a -49 gradi. Hanno tipi di fauna diversi, a seconda che ci si trovi al polo sud o al polo nord.

La savana è diffusa nelle aree tropicali e subtropicali. E’ caratterizzata da vegetazione perlopiù annuale e in gran parte resistente al fuoco, visto l’alto numero di incendi che si verifica. Si alternano due stagioni: secca e umida, ciascuna di circa 6 mesi.

Ecosistemi marini, i più diffusi del Pianeta

L’acqua e i mari occupano la maggior parte della superficie terrestre. Rappresentano infatti più del 70% della sua estensione. Da questo dato si può comprendere l’estrema importanza della salute di questo ecosistema per la salute anche di tutti gli altri ecosistemi e degli organismi che li compongono.

Gli ecosistemi naturali acquatici sono classificabili sulla base delle caratteristiche fisiche del loro ambiente. Ci sono ecosistemi marini e acque interne.

Da soli gli ecosistemi marini rappresentano il 71% della superficie del Pianeta: quattro sono gli oceani principali, che sono l’Atlantico, il Pacifico, l’Indiano e l’Artico. Il punto più profondo tra gli oceani è la fossa delle Marianne, che si trova nell’oceano Pacifico: raggiunge ben undici chilometri di profondità. L’acqua salata e le maree sono caratteristiche degli ecosistemi marini, che ospitano anche la maggiore biodiversità del Pianeta nelle barriere coralline.

Le acque interne sono rappresentate da laghi e fiumi. Questo tipo di ecosistemi sono considerati ambienti transitori perché soggetti alle variazioni di altri ecosistemi, come ad esempio quelli terrestri circostanti.

La biodiversità è molto importante per qualsiasi ecosistema: una sua riduzione può infatti alterare i delicati equilibri al loro interno al punto da compromettere la sua funzionalità.

Gli ecosistemi naturali di transizione

Gli ecosistemi naturali possono presentarsi come di transizione. Tra le aree marine troviamo paludi salmastre e zone umide d’acqua dolce.

Le prime si trovano in zone temperate e tropicali, nei punti d’incontro tra acqua salata e dolce (come sul delta e sull’estuario di un fiume) e sono soggette alle maree; le zone umide d’acqua dolce invece sono stagni, paludi di acqua dolce e torbiere, si tratta di zone ad elevata biodiversità animale (anfibi, uccelli, invertebrati).

Le aree di transizione tra ambienti marini e terrestri, sostanzialmente aree costiere, possono essere invece di tipo sabbioso o rocciose.

Ecosistemi artificiali: la mano dell’uomo sull’ambiente

Gli ecosistemi artificiali sono quelli creati dall’intervento dell’uomo. Si distinguono in ecosistemi urbani, rurali e agricoli. Ciascuno si caratterizza per la densità delle aree edificate: gli ecosistemi urbani sono quelli più densamente edificati e in cui si evidenzia il maggiore intervento dell’uomo sull’ambiente; le zone rurali sono quelle di campagna, dove sono presenti case, ma anche pascoli, allevamenti e piccole coltivazioni; le aree agricole sono quelle adibite dall’uomo alle grandi coltivazioni e dedicate a quel solo scopo.

Che cosa fa l’ecologia? E quanti tipi ne esistono?

Come ogni scienza, l’ecologia è in continua evoluzione. Negli anni sono nate tante e diverse scuole di pensiero ecologico, ciascuna con una visione del concetto di ambiente. Analizzando i principali tipi di ecologia, ci accorgiamo perché l’ecologia è importante. Studiare le relazioni tra ambiente e gli elementi che lo compongono (viventi e non viventi) ci permette di scoprirne gli equilibri e di mettere in evidenza eventuali problemi. Fare questo ci permette anche di prevedere ulteriori cambiamenti e di intervenire per prevenire danni, rimediare a problemi, migliorare l’ambiente e renderlo più vivibile, tutelarlo e tutelare noi stessi.

L‘autoecologia studia la relazione tra i fattori biotici e abiotici in un ambiente, ossia tra gli organismi biologici (esseri viventi) e gli elementi non biologici (energia, materia inanimata).

La sinecologia si occupa dei rapporti tra viventi in uno specifico habitat, senza considerare le relazioni con gli elementi abiotici. Sull’adattamento degli animali all’ambiente durante l’evoluzione, si concentra invece l’ecologia comportamentale.

L’ecologia applicata è quella branca della scienza che cerca di fornire risposte ai problemi della moderna società industriale in relazione all’ambiente. Si occupa di problemi come effetto serra, inquinamento, e di suggerire comportamenti ecosostenibili da adottare perché l’impatto ambientale delle attività umane si riduca.

L’ecologia umana studia la relazione tra l’uomo e l’ambiente in cui vive e le rispettive interdipendenze. Per quanto riguarda gli ecosistemi urbani, l’ecologia urbana e sociale studia il comportamento umano nelle aree urbane densamente popolate e le relazioni tra ambiente e società urbana. Della gestione ecosostenibile degli impianti industriali si occupa l’ecologia industriale.

Delle trasformazioni del paesaggio (inteso come insieme di ecosistemi) nel corso del tempo si occupa l’ecologia del paesaggio.

Ecologo, un lavoro per il futuro del Pianeta

Chi si occupa dell’ecologia? I primi concetti di ambiente, biodiversità, riciclo e sostenibilità si gettano già alla scuola dell’infanzia. L’ecologia, nel sistema scolastico italiano, si studia invece sin dalla scuola primaria.

L’ecologo è il professionista che si occupa dell’ecologia. Questa figura, che oggi si forma anche separatamente da quella del biologo con appositi corsi di laurea magistrale, svolge un ruolo molto importante per l’ambiente. All’ecologo infatti il compito di eseguire la valutazione di impatto ambientale e la previsione degli effetti che una particolare attività produttiva, di manufatti e/o grandi opere avranno sull’ambiente circostante.

Fondamentale il ruolo dell’ecologo anche nei luoghi che hanno già subìto un impatto negativo dell’attività dell’uomo sull’ambiente. In caso di degrado, infatti, può suggerire interventi per la rinaturazione dell’ambiente stesso. Può suggerire strategie e metodi per il disinquinamento di un’area. Si occupa della gestione di sottoprodotti inquinanti e di reflui; gestisce le analisi per la valutazione della tossicità di prodotti e sostanze per l’ambiente. L’ecologo studia le componenti biologica ed abiologica di un ecosistema e ne determina lo stato di salute; è in grado di fornisce indicazioni per gestire le risorse rinnovabili e per farlo utilizza modelli di previsione.

L’ecologo è uno scienziato capace di gestire le risorse di un determinato ambiente. Ne riconosce lo stato di salute e valuta gli equilibri tra esseri viventi e non viventi al suo interno.

Quali sono i comportamenti ecologici?

Vale la pena soffermarsi su quanto afferma l’art. 9 della Costituzione Italiana. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

L’Italia è un Paese che dà molta importanza ai temi ambientali e che sin dal dettato costituzionale pone le basi per la sua tutela. Si parla molto di transizione ecologica e di sviluppo sostenibile, che hanno lo scopo di alimentare un sistema virtuoso di cambiamento per salvaguardare l’ambiente e quindi anche la salute, temi estremamente correlati.

Ci sono poi dei comportamenti ecologici che ciascuno può mettere in pratica nella sua quotidianità per contribuire, nel proprio piccolo, a questo cambiamento. Tra questi ci sono semplici gesti, come ad esempio chiudere l’acqua del rubinetto quando non la si usa, spegnere le luci quando non servono, usare lampade al led per il risparmio energetico, muoversi con mezzi di trasporto collettivi come il treno oppure usare la bicicletta, scegliere prodotti a chilometro zero quando si va a fare la spesa, ridurre le stampe e il numero di fogli che si utilizza.

Concetti chiave: sviluppo sostenibile e transizione ecologica

Che cos’è lo sviluppo sostenibile? Questo concetto significa imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta. Ogni anno a livello globale l’uomo sfrutta le risorse terrestri in maniera sproporzionata, con un’ampia forbice tra i Paesi, ciascuno con un proprio “overshoot day“. Una data che durante i mesi del lockdown generalizzato si era spostata in avanti e che oggi progressivamente torna indietro, segnale purtroppo di scarso cambiamento nei comportamenti umani. Sviluppo sostenibile invece siginifica sfruttare le risorse terrestri senza depauperare i sistemi naturali, usandole in modo equo e dignitoso per tutti.

Transizione ecologica significa avviare un nuovo sistema economico, passando da una nuova visione culturale e sociale rispettosa del Pianeta. Si tratta dunque di una trasformazione radicale del nostro attuale sistema produttivo. Ridurre al massimo l’impatto ambientale delle attività umane e al tempo stesso favorire la massima efficienza del sistema produttivo, è l’obiettivo principale della transizione ecologica. L’Italia e l’Europa stanno puntando molto su questo aspetto: con il Green Deal europeo l’obiettivo è l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050. Uso di fonti energetiche rinnovabili, sviluppo di un’agricoltura sostenibile; favorire l’economia circolare; mobilità sostenibile e a zero emissioni; riduzione progressiva dell’utilizzo di combustibili fossili; politiche di tutela dell’ambiente e della biodiversità. Questi i punti principali della transizione ecologica.

Per tutelare la biodiversità l’Unione Europea ha creato la Rete Natura 2000, un sistema di aree naturali e seminaturali sottoposte a tutela perché di elevato valore naturalistico. Le norme di riferimento sono la Direttiva Habitat (92/43/CEE) e la Direttiva 2009/147/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici.

Tutela dell’ambiente e tutela della salute

L’Osservatorio Vittime del Dovere è un’associazione di promozione sociale che crede fermamente nei temi della salute e dell’ambiente, che considera dei valori irrinunciabili. Essi sono strettamente collegati tra loro e l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) da anni lotta per il riconoscimento di tali diritti sul lavoro e nella vita quotidiana.

Tutelare l’ambiente significa tutelare anche la salute. Vivere in un ambiente salubre vuol dire non ammalarsi per patologie evitabili, anche gravissime e con prognosi tutt’altro che positive, come ad esempio mesoteliomi, il tumore al polmone e le altre malattie asbesto correlate, se prendiamo il caso dell’amianto. La maggior parte delle volte è possibile, con una adeguata prevenzione, evitare l’insorgenza delle malattie: nel caso dell’asbesto, è possibile procedere con la bonifica dei luoghi contaminati; in modo simile si può procedere nei luoghi in cui è presente il Radon, un gas radioattivo che si trova naturalmente in alcune aree.

Sul luogo di lavoro è importantissima la sicurezza, soprattutto in particolari ambienti dove si può venire a contatto con sostanze cancerogene e mutagene. Sostanze che, se non ci sono le condizioni di sicurezza adeguate, possono disperdersi nei territori circostanti e causare danni alla popolazione: interi territori in Italia sono avvelenati. I casi di Taranto, Casale Monferrato, della Terra dei Fuochi hanno fatto storia e continuano drammaticamente a falciare intere famiglie.

L’Osservatorio si pone come punto di riferimento e di orientamento per le persone in difficoltà o che hanno necessità di maggiori informazioni, senza mai sostituirsi al fondamentale ruolo del medico o del Sistema Sanitario Nazionale. Per avere una consulenza gratuita attraverso i volontari dell’associazione, puoi utilizzare i numeri di seguito o compilare il form per essere ricontattato.

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