Osimertinib, contro i tumori del polmone

Osimertinib

Osimertinib è un farmaco usato nella chemioterapia dei pazienti adulti che presentano carcinoma
polmonare non a piccole cellule
(NSCLC) con mutazioni attivanti EGFR, per le quali deve essere determinato lo stato della mutazione stessa mediante un metodo di analisi validato. Il medicinale è generalmente usato in monoterapia dopo la resezione completa del tumore, quindi a seguito dell’intervento, oppure in prima linea nei pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico.

Il carcinoma polmonare non a piccole cellule rappresenta l’85% dei tumori al polmone. Come può essere prevenuto? Evitando i fattori di rischio principali. Quali sono?

Il maggiore fattore di rischio per il tumore al polmone è il fumo di sigaretta. Ne è la causa almeno per l’80% dei casi: evitare il fumo attivo e passivo può quindi prevenire efficacemente il cancro ai polmoni. Altro fattore di rischio è il radon: si tratta di un gas nobile radioattivo che può penetrare nelle case attraverso il terreno. Poi ci sono l’esposizione a metalli pesanti e l’inquinamento atmosferico, dovuto soprattutto alla diffusione delle polveri sottili derivanti dai gas di scarico delle automobili; oppure la contaminazione dell’ambiente da fibre di amianto. Un altro fattore di rischio importante è il radon, un gas nobile radioattivo che si forma nel terreno e che può penetrare negli edifici. Anche l’inquinamento atmosferico, in particolare le polveri fini e la fuliggine dei motori diesel, composti dell’arsenico, del cromo e del nichel aumentano il rischio di cancro del polmone.

Prevenzione dei tumori: evitare esposizioni ai cancerogeni

Evitare tali esposizioni fa parte della prevenzione primaria, la più importante perché punta ad eliminare il problema alla radice. Le sostanze cancerogene sono davvero molte, ne sono state censite almeno 400. Anche sottoporsi a controlli medici periodici – soprattutto se si lavora in ambienti a rischio – è sempre importante, ma è pur sempre un livello successivo alla prevenzione primaria, e può avvenire anche a danno già avvenuto. La prevenzione secondaria è dunque importante, ma è utile soprattutto per una eventuale diagnosi precoce, che può rivelarsi determinante in alcuni tumori ma non in tutti; anche perché tante neoplasie sono insidiose e particolarmente difficili da diagnosticare, come ad esempio i vari tipi di mesotelioma.

Se il tumore al polmone si manifesta perché esposti per lavoro a sostanze cancerogene, deve essere riconosciuto come malattia professionale e si possono chiedere tutte le tutele del caso; entriamo quindi nel campo della prevenzione terziaria. L’Italia è in netto ritardo nell’ambito della prevenzione primaria, purtroppo: si pensi alle bonifiche amianto. La legge 257 che vieta l’asbesto nei materiali da costruzione è del 1992, ma tuttora la rimozione dai luoghi contaminati non avviene in via preventiva: in particolare negli edifici privati, l’amianto si elimina solo perché costretti, magari quando viene scoperto per esempio durante lavori di ristrutturazione. Nonostante gli incentivi, i costi sono ancora troppo alti e restano migliaia i siti contaminati in Italia, con 40 milioni di tonnellate ancora sparse nella Penisola. E migliaia ogni anno le nuove diagnosi di cancro.

Il pressing sulle istituzioni per la prevenzione

L’avv. Ezio Bonanni è il pioniere della lotta all’amianto in Italia. Nelle sue pubblicazioni “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022 e  Come curare e sconfiggere il mesotelioma ed ottenere tutele previdenziali e il risarcimento danni ha denunciato i ritardi nella prevenzione e fatto il punto sul quadro epidemiologico, ma anche sui diritti delle persone coinvolte. Ha inoltre incontrato le istituzioni ai massimi livelli: per esempio il sottosegretario alla Salute on. Andrea Costa il 15 marzo 2022 e in audizione al Senato il 17 febbraio 2022 in occasione dell’istituzione della Giornata in memoria delle vittime dell’amianto.

Osimertinib, scheda tecnica del farmaco

Il trattamento deve essere prescritto da un medico esperto in terapie antitumorali. Il farmaco è orale e in genere la dose è giornaliera; se si dimentica una dose, essa deve essere assunta per rimediare la dimenticanza, ma non se la dose successiva sia entro le 12 ore. La compressa deve essere ingerita intera, senza divisioni, frantumazioni o masticazioni. Se il paziente non può deglutire la compressa, quest’ultima può essere dispersa in 50 ml di acqua non gassata; nemmeno in questo caso la compressa deve essere frantumata, ma deve essere mescolata fino a dispersione e bevuta immediatamente; aggiungere subito altro mezzo bicchiere d’acqua per assicurarsi di bere anche eventuali residui rimasti sul fondo. Nessun altro liquido deve essere aggiunto.

Se il paziente ha bisogno della somministrazione tramite sondino nasogastrico, la procedura è la stessa ma con volumi di 15 ml per la dispersione iniziale e 15 ml per i risciacqui del residuo. La dispersione e i residui devono essere somministrati entro 30 minuti dall’aggiunta delle compresse nell’acqua.

Chemioterapia e approccio multimodale

Nel setting adiuvante, ossia nel trattamento chemioterapico che si effettua dopo la terapia principale (in genere un intervento chirurgico), la somministrazione avviene fino a recidiva della malattia o fino ad un livello di tossicità che risulti inaccettabile. La durata del trattamento oltre i 3 anni non è stata studiata.

Lo scopo della chemioterapia è di ridurre il tumore per aiutare la chirurgia ad eliminarlo, oppure di potenziare gli effetti di quest’ultima; spesso la chemio è associata alla radioterapia, che non ha effetti sistemici ma è mirata alla sola zona in cui è presente la neoplasia. Entrambe hanno effetti tossici, quindi possono essere usate limitatamente. A volte a queste due tecniche sono associati anche gli anticorpi monoclonali, che aiutano il corpo a reagire con le proprie risorse contro il tumore. Questo approccio, che mescola varie tecniche per la cura del cancro, è detto multimodale.

Terapia mirata alla mutazione di EGFR con Osimertinib

La mutazione di EGFR si trova in circa il 20% dei tumori polmonari non a piccole cellule; si osserva spesso nei pazienti con adenocarcinoma, non fumatori e più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini. La ricerca della mutazione si esegue sulla biopsia della diagnosi stessa.

EGFR è presente in vari tumori solidi: oltre al tumore al polmone, anche al colon retto, al pancreas, alla mammella, nel tratto genito-urinario, nei glioblastomi e in quelli del distretto cervico-facciale. Si tratta di un recettore che trasmette segnali dalla superficie all’interno della cellula. L’inibizione della funzionalità di questo recettore è determinante per le terapie mirate, perché si limita la crescita o la progressione delle neoplasie che lo esprimono.

Osimertinib, controindicazioni all’uso

L’uso di Osimertinib è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti del farmaco.

Il farmaco è anche controindicato in gravidanza. Le donne in età fertile devono essere avvisate sulla necessità di prevenire la gravidanza con metodi contraccettivi efficaci, anche dopo la fine del trattamento per almeno due mesi. Lo stesso vale per gli uomini, che devono usare contraccettivi efficaci durante tutto il periodo della terapia ed almeno fino ai quattro mesi successivi al suo completamento. I dati sull’utilizzo umano del farmaco in gravidanza non esistono o sono limitati, ma gli studi sugli animali indicano embrioletalità, crescita ridotta del feto e decesso neonatale. L’uso di Osimertinib in gravidanza pertanto è sconsigliato, salvo nei casi in cui le condizioni cliniche della donna rendano necessario il trattamento.

Non ci sono dati sugli effettivi relativi alla fertilità umana, ma gli studi clini effettuati sugli animali hanno evidenziato che Osimertinib può avere effetti sugli organi riproduttivi sia maschili che femminili, e che può compromettere la fertilità dei soggetti in trattamento.

L’allattamento al seno non è consigliato durante il trattamento con Osimertinib: non è noto infatti se il principio attivo o i suoi metaboliti siano escreti nel latte materno, ed esistono dati insufficienti anche negli studi eseguiti sugli animali: ciononostante, è risultata evidente una scarsa crescita e una riduzione della sopravvivenza del cucciolo. Non potendo essere escluso il rischio per i lattanti, è bene non esporli, interrompendo l’allattamento durante la somministrazione del medicinale.

La curiosità: niente erba di San Giovanni con Osimertinib

Una curiosità. L’erba di San Giovanni, detta anche scacciadiavoli o iperico dal nome della pianta da cui trae origine – Hypericum perforatum – non deve essere usata in concomitanza con Osimertinib.

Questa pianta officinale raggiunge la massima fioritura verso il 24 giugno, giorno di San Giovanni, dalla cui ricorrenza ha preso il nome. L’iperico è usato come antidepressivo in molti Paesi, ma in Italia i prodotti che contengono i suoi principi attivi – l’iperforina e l’ipericina – hanno concentrazioni troppo basse per ottenere gli effetti desiderati.

Gli effetti collaterali invece sono diversi e tra questi c’è la capacità di interferire con un alto numero di farmaci, tra cui appunto Osimertinib. In particolare l’iperforina, infatti, a cui si attribuisce la maggior parte degli effetti sull’organismo umano, è in grado di accelerare il metabolismo dei farmaci in commercio, riducendone la quantità nel sangue. Il risultato è la perdita di efficacia delle terapie.

Oltre al chemioterapico Osimertinib, possono essere influenzati dall’iperico anche analgesici, antistaminici e anticoncezionali; ma anche le ciclosporine (farmaco immunosoppressore) e l’indinovir (farmaco antiretrovirale).

Effetti indesiderati della terapia con Osimertinib

Come ogni medicinale, anche Osimertinib può presentare degli effetti indesiderati, la cui manifestazione può variare da soggetto a soggetto. Si verificano spesso riduzione dell’appetito ed epistassi, prurito, orticaria, alopecia, eritrodisestesia palmoplantare (più nota come sindrome mano piede, che comporta fragilità della pelle di mani e piedi). Meno comuni sono eritema multiforme e vasculite cutanea.

Dal punto di vista ematico, gli effetti più comuni riguardano una riduzione dei livelli di linfociti, leucociti, piastrine e neutrofili; mentre possono risultare aumentati i valori dell’enzima creatinfosfochinasi (CPK) presente nel sangue, che indica un problema ai muscoli (tra cui il cuore) e della creatinina ematica; quest’ultimo caso può significare una minore funzionalità renale.

Nella maggior parte dei casi, le reazioni avverse segnalate hanno riguardato sintomi leggeri o moderati (di grado 1 o 2). Le più comuni sono state:

  • diarrea (47%);
  • eruzioni cutanee (45%);
  • paronichia (33%), ossia l’infezione del tessuto che si trova vicino alle unghie: si manifesta con rossore, calore e dolore lungo i margini;
  • secchezza della cute (32%);
  • stomatite (24%), l’infiammazione del cavo orale.

In misura minore sono state segnalate reazioni avverse di grado 3 e 4, ossia severe e gravi. La percentuale è stata rispettivamente del 10% e dello 0,1%. L’interruzione del trattamento c’è stata nel 4,8% dei casi.

Osimertinib: reazioni avverse ed effetti collaterali

Con la somministrazione di Osimertinib possono verificarsi reazioni avverse ed effetti collaterali gravi. Essi sono più frequenti nei pazienti anziani (di età superiore ai 65 anni) e in coloro che hanno un basso peso corporeo (inferiore ai 50 kg).

Uno di questi è l’insorgenza della Malattia Polmonare Interstiziale (ILD) o simili. Nella maggioranza dei casi si è trattato di patologie rientrate con l’interruzione del farmaco; purtroppo però sono possibili anche reazioni più severe o fatali per il paziente. Quindi è necessario un monitoraggio continuo del trattamento. In caso di peggioramento della situazione polmonare con dispnea, tosse, febbre, deve essere esclusa ILD e il trattamento deve essere interrotto durante la valutazione dei sintomi. L’eventualità di riprendere la terapia con Osimertinib deve essere valutata con altrettanta attenzione, pesando il rapporto rischi-benefici per il paziente.

Può anche verificarsi l’insorgenza della Sindrome di Stevens – Johnson (SJS) in associazione al trattamento con Osimertinib. Anche se si tratta di casi rari, deve essere segnalata la possibilità. La SJS è una malattia rara con incidenza inferiore a 1-5 casi su un milione, ma molto grave. Si caratterizza per la presenza di eruzioni cutanee di colore rosso-viola, lesioni e vesciche sulla pelle e sulle mucose compresi bocca, ano, vagina e occhi; porta a desquamazione della cute. Si manifesta con sintomi iniziali simil-influenzali e poi compaiono le eruzioni cutanee. Si cura sospendendo il trattamento che l’ha causata e somministrando farmaci per la sintomatologia che possono comprendere antibiotici, immunoglobuline, antidolorifici.

La cheratite è un altro possibile effetto collaterale (0,7%). Comporta infiammazione agli occhi, con lacrimazione e dolore. In tale condizione i sintomi devono essere riferiti ad uno specialista in Oftalmologia e trattati immediatamente.

Monitoraggio cardiaco durante la terapia con Osimertinib

Osimertinib deve essere ridotto o interrotto, a seconda della gravità del caso, anche se si presenta in elettrocardiogramma il prolungamento dell’intervallo QTc. Questa condizione può comportare infatti tachiaritmie ventricolari o morte improvvisa. Nei pazienti con sindrome congenita del QT lungo, il trattamento con Osimertinib deve essere evitato.

Sempre in ambito cardiaco, nei pazienti che manifestano sintomi rilevanti durante il trattamento, deve essere preso in considerazione un monitoraggio della frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) al basale e durante il trattamento, per scoprire eventuali modifiche nella contrattilità cardiaca; lo scopo è valutare una eventuale riduzione dell’eiezione del sangue dal muscolo cardiaco.

Consulenza gratuita per Osimertinib

Per Osimertinib, ma anche per gli altri farmaci chemioterapici e per informazioni di altro genere su patologie e procedure da seguire, ad esempio, puoi chiedere una consulenza gratuita. Per ottenerla potrai contattare l’Osservatorio Vittime del Dovere APS attraverso il numero di whatsapp o il numero verde di seguito; oppure puoi compilare il modulo per essere ricontattato. Naturalmente la consulenza non è sostitutiva del parere del medico curante o del Servizio sanitario nazionale, ma ha un utile scopo informativo e di orientamento, che per l’associazione è di fondamentale importanza perché fa parte a pieno titolo della prevenzione. Anche per questo è nato il giornale “Diritto alla Salute“.

I farmaci usati in chemioterapia possono essere davvero molti e ciascuno ha le proprie caratteristiche e possibili effetti avversi. Qui ne trovi alcuni esempi. AlectinibBrigatinibCarboplatinoCeritinib e Crizotinib sono inibitori di ALK; poi ci sono anche Cisplatino, GemcitabinaNintedanibPemetrexedTaxolo e Trametinib che hanno la funzione di interferire con i processi di crescita delle cellule e quindi possono bloccare l’espansione del tumore. Poi ci sono anche EtoposideVinorelbina. La scelta del farmaco viene fatta in base al tipo di tumore e in base alla finalità della terapia.

Per saperne di più e per essere assistito, contatta l’associazione.

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