Rifiuti, problema o risorsa? Prospettive

rifiuti

I rifiuti sono tutti quegli oggetti, materiali o sostanze di cui non abbiamo più bisogno e che sono destinati ad essere buttati via. Ne ha fornito una definizione, in Italia, il legislatore stesso nel Testo unico ambientale (art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152). “Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi“.

Anche nella Convenzione di Basilea del 1989, art.2(1), se ne dava una definizione. “Sono sostanze o oggetti che sono smaltiti o che sono destinati a essere smaltiti o devono essere smaltiti in base alle disposizioni della legislazione nazionale“.

Classificazione dei rifiuti per la tutela dell’ambiente

A seconda del tipo di materiale di cui sono composti, possono essere distinti gli uni dagli altri e classificati. Il Ministero dell’Ambiente ne ha pubblicato una classificazione completa sul proprio siti istituzionale, distinguendo tra rifiuti solidi urbani e speciali; solidi urbani pericolosi e speciali pericolosi.

La classificazione dei rifiuti è molto importante per la tutela dell’ambiente, perché permette di destinarli al riciclo oppure di essere avviati ad uno smaltimento corretto. Evitare il più possibile di produrne è sempre auspicabile: adottare una politica con obiettivo rifiuti zero, significa inviare meno in discarica. Il che si traduce in un risparmio economico e ambientale, perché evita anche i fenomeni di inquinamento purtroppo “classici” delle discariche: contaminazione delle falde acquifere a causa del percolato e di sversamenti abusivi.

Sono troppe, ancora oggi, le terre avvelenate. È noto infatti il problema dei rifiuti in Italia. Si pensi, su tutti, il caso della Terra dei Fuochi, dove il problema si intreccia con quello ambientale e a filo doppio con quello della legalità. Le ecomafie speculano su una gestione incontrollata dei rifiuti e inquinano, senza alcun riguardo per l’ambiente e le conseguenze per la salute della popolazione che vive in quei territori.

Quanti tipi di rifiuti ci sono?

La risposta è alla domanda “Quanti tipi di rifiuti ci sono?” è: tantissimi. Possiamo però distinguerli basandoci su determinate caratteristiche. Due sono i macro-fattori dai quali è possibile partire: origine e pericolosità.

Origine: si distingue tra urbani e speciali. Pericolosità: possono essere pericolosi e non pericolosi.

Il problema rifiuti urbani sono in genere il risultato delle attività domestiche; quelli speciali sono spesso lo scarto di processi produttivi, artigianali e industriali, ma non è sempre detto. Talvolta i materiali, anche a seconda degli usi che se ne fanno, possono essere classificati in modo diverso. Perciò è sempre bene approcciare ad una gestione dei rifiuti basata sulle regole locali.

Chi classifica i rifiuti? La classificazione è compito del produttore, che assegna il codice CER (Catalogo europeo dei rifiuti) applicando le disposizioni contenute nella decisione 2000/532/CE. Il codice CER è una sequenza numerica di catalogazione, che si basa su determinati criteri contenuti nella normativa.

Rifiuti urbani: gli scarti che produciamo ogni giorno

I rifiuti urbani sono quelli che produciamo con le nostre normali attività della vita quotidiana. Si tratta infatti di rifiuti domestici e rifiuti non pericolosi (anche diversi da quelli domestici, ma simili per caratteristiche e quantità). Per esempio, parliamo dei rifiuti presenti nei nostri cestini della spazzatura, di quelli delle scuole, in strada e nelle aree pubbliche; sfalci e potature di case e parchi; dei rifiuti che abbandonati sulle spiagge.

Possiamo distinguere i rifiuti in categorie. Secco, Umido, Vetro, Carta e cartone, Plastica. Altri tipi devono essere portati direttamente, per eliminare il problema smaltimento rifiuti, nei centri di raccolta o isole ecologiche.

Le categorie dei rifiuti urbani. Come distinguerli

  • Secco: ne fanno parte tutti i materiali sporchi e non recuperabili; se non isolati dagli altri materiali riciclabili, possono comprometterne anche il loro recupero.

Per fare degli esempi, i rifiuti secchi sono la gomma, stracci sporchi, scontrini, carta chimica, carta carbone; assorbenti e pannolini sporchi; cartoni per la pizza sporchi; piatti e bicchieri di plasticsa sporchi e posate di plastica (sia sporche che pulite); sacchetti dell’aspirapolvere; fotografie e rullini; lettiere di animali domestici; mozziconi di sigaretta e molti altri.

  • Umido: sono catalogati come rifiuti umidi tutti quelli biodegradabili; tutti quelli che cioè si decompongono naturalmente grazie all’azione dei microorganismi. Esempi: scarti di cucina, bucce della frutta, etc.
  • Vetro: oggetti in vetro, bottiglie, contenitori, vasetti; lattine e barattoli. Esclusioni: vetro pyrex (borosilicato, resistente alle alte temperature); cristallo, specchi, ceramica; vetro di lampadine e lampade; fialette di farmaci; ceramica.
  • Carta e cartone: tutti i tipi di carta e contenitori realizzati in cartone riciclabili, puliti.
  • Plastica: una moltitudine di oggetti fa parte di questa categoria; bisogna fare riferimento sempre alle indicazioni riportate dal produttore sulla confezione e alle indicazioni del proprio Comune. Il pet, le confezioni per alimenti, imballaggi possono essere smaltiti con la plastica.

Un caso particolare (e virtuoso) è il Tetrapack. E’ un materiale da confezionamento per alimenti, realizzato in carta prodotta con legno e cellulosa ed assemblata con un sottile strato di alluminio ed uno di polietilene. Il Tetrapack pur essendo composto da quattro diversi materiali, è altamente riciclabile e deve essere smaltito correttamente perché la sua particolarità green non sia sprecata. Ma attenzione: in alcuni comuni si differenzia con la carta, in altri con la plastica. Quindi dove si butta il Tetrapack? Bisogna sempre informarsi con il gestore locale della raccolta dei rifiuti urbani.

Casi particolari: cosa portare ai centri di raccolta

I centri di raccolta o isole ecologiche sono luoghi in cui si conferiscono i rfiuti che non vanno nei comuni mastelli per vari motivi. Perché troppo ingombranti, oppure perché di materiali che non possono far parte della raccolta ordinaria ritirata porta a porta o non possono essere conferiti nei cassonetti stradali.

Rifiuti ingombranti: parliamo ad esempio di divani e vecchi mobili, che devono essere portati direttamente dall’utente in isola ecologica; non è soltanto un dovere ambientale, perché si tratta di rifiuti non smontabili e riciclabili, ma anche un dovere civico: infatti l’eventuale atto di lasciarli per strada configura una violazione amministrativa, punita con una salata sanzione pecuniaria (art. 255 del DLgs 152/06 – Norma in materia ambientale, Parte IV, Titolo VI).

Gli oli esausti da cucina non devono essere buttati nei comuni cassonetti, negli scarichi o nei lavandini. Possono infatti provocare gravi danni ambientali perché inquinano l’acqua e la rendono non potabile. Creano inoltre una patina sull’acqua che la rende impenetrabile ai raggi solari; l’habitat per gli animali diventa invivibile perché non permette all’ossigeno di circolare. Un solo kg di olio inquina 1000 metri cubi di acqua. Invece l’olio vegetale recuperato può tornare a nuova vita. Da 100 kg si possono ottenere fino a 68 kg di olio nuovo riutilizzabile sotto forma di lubrificanti per auto e macchine agricole, glicerina per la saponificazione, biodiesel.

Anche il R.A.E.E., ossia rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, devono essere conferiti in specifici centri di raccolta. Esistono numerosi piccoli centri di raccolta dislocati nei negozi di elettronica, supermercati, scuole.

Per gli indumenti (rifiuto tessile) ci sono speciali cassoni nelle isole ecologiche o in centri di raccolta specializzati. Saranno trattati e portati al macero per essere riutilizzati. Non vi rientrano tessuti sporchi di grasso o altri materiali inquinanti.

I dubbi più frequenti e… le risposte

I rifiuti riciclabili si lavano oppure no?

In molti credono che per meglio riciclare i rifiuti, sia opportuno lavarli prima di gettarli nella spazzatura ed avviarli alla raccolta differenziata. Si tratta però di qualcosa che si faceva in passato. Oggi non si usa più lavare i rifiuti. Il motivo è semplice: si spreca acqua inutilmente. Per differenziare bene è sufficiente conferire rifiuti puliti, ad esempio rimuovendo residui di cibo dagli imballaggi.

Dove sono riciclabili? E dove si buttano?

I farmaci scaduti sono raccolti presso le farmacie in appositi contenitori, in genere collocati all’esterno del negozio. In Italia, i farmaci non sono riciclabili, ma in quanto potenzialmente tossici la loro raccolta è organizzata separatamente e i loro contenuto avviato al termovalorizzatore. Mai gettarli nel water o nell’indifferenziata comune. Cos’è un termovalorizzatore? E’ un tipo di inceneritore, il cui calore si recupera per produrre vapore come vettore di calore o per produrre energia. In Italia ce ne sono circa 60. e sono dotati di sistemi di abbattimento degli NOx (diossine, polveri, microinquinanti, furani, gas serra).

Quanti rifiuti produciamo ogni giorno?

Ogni persona produce quotidianamente, in media, circa 1,25 kg di rifiuti domestici. Che equivalgono a circa 456 kg ogni anno. Ecco perché è fondamentale fare la raccolta differenziata: altrimenti le città sarebbero circondate da montagne di rifiuti ed i livelli di inquinamento salirebbero alle stelle.

Rifiuti speciali: gli scarti delle attività produttive

I rifiuti speciali sono quelli che derivano dalle attività produttive e che devono essere smaltiti da ditte autorizzate. La gestione dei rifiuti speciali è infatti molto importante per l’ambiente ed anche piuttosto complessa sia dal punto di vista burocratico che tecnico.

Esempi di rifiuti speciali sono: quelli derivanti dall’attività di industrie e aziende, attività agricole ed artigianali; rifiuti ospedalieri; materiali provenienti da scavi, costruzioni, demolizioni; rifiuti derivanti da apparecchiature e macchinari dismessi; motori e parti di veicoli; residui del trattamento stesso dei rifiuti.

In caso di questo tipo di rifiuti problema è che contengono sostanze inquinanti. Per questo i rifiuti speciali sono classificabili come rifiuti speciali pericolosi.

I rifiuti pericolosi: nocivi per ambiente e salute

I rifiuti pericolosi sono tutti quelli costituiti da sostanze tossiche o nocive per l’uomo e per l’ambiente. Questo genere di rifiuti è sottoposto ad analisi complesse per la classificazione, proprio per la pericolosità; se infatti non è possibile determinare il livello di pericolosità dalle schede di sicurezza dei prodotti che lo costituiscono, si portano in laboratorio per verificare se i valori di soglia risultino superati. Succede questo nei rifiuti con “codici CER a specchio”. Si tratta di una coppia di diversi codici CER attribuita allo stesso rifiuto, uno con asterisco (se pericoloso) e l’altro senza (se non pericoloso). Altre tipologie di rifiuti, invece, sono classificati a monte come pericolosi o non pericolosi, quindi le analisi non sono richieste. La classe di pericolosità dei rifiuti è indicata con la sigla HP, seguita da un numero che va da 1 a 15.

E’ vietata la miscelazione di rifiuti con diversi codici CER o stesso codice CER ma diversa classe di pericolosità; sia quando nel deposito che nel trasporto.

Esempi di rifiuti pericolosi sono: pile, batterie, farmaci, oli esausti, amianto; scarti della raffinazione del petrolio, dei processi chimici industriali e dell’industria metallurgica; rifiuti agrochimici contenenti sostanze pericolose; gli scarti che derivano da apparecchiature elettriche ed elettroniche; solventi, pitture, inchiostro e vernici; rifiuti che provengono dagli impianti di trattamento delle acque reflue e dalla produzione conciaria e tessile; i rifiuti dell’industria fotografica e dell’industria cosmetica (detergenti, trucchi); rifiuti delle attività medica e veterinaria; esplosivi di scarto (munizioni, materiale pirotecnico).

Le 4R: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero

Una R per ogni parola chiave sul ciclo di vita dei rifiuti. Quante sono le r delle regole sui rifiuti? Ci sono 4R ma anche cinque o sei, a seconda di quanto vogliamo ampliare il discorso.

Le 4R principali sono quelle di riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero. Ad esse si può aggiungere la quinta R di Raccolta differenziata ed anche la sesta R di Responsabilità. Tutti concetti strettamente collegati fra loro, visto che la gestione dei rifiuti in Italia si basa molto sui principi di responsabilizzazione e di cooperazione fra tutti i soggetti coinvolti. In ogni fase, dalla produzione alla distribuzione, dal consumo alla pattumiera, si deve pensare all’ambiente e a come non danneggiarlo.

Riduzione dei rifiuti: obiettivo zero

La riduzione dei rifiuti è la scelta primaria nella gestione dei rifiuti. L’obiettivo rifiuti zero è stato raccolto da molte amministrazioni e dalle istituzioni governative, che hanno sviluppato politiche di ecosostenibilità. Ad esempio scoraggiando prima, ed eliminando poi, l’usa e getta.

Ridurre i rifiuti significa fare una scelta primaria nella loro gestione sin dalle prime fasi della produzione. I produttori devono infatti collaborare alla fonte, privilegiando tecnologie pulite e la qualità dei prodotti in modo che siano durevoli nel tempo; e favorendo l’utilizzo di materiali più facilmente riciclabili o riutilizzabili. Dal punto di vista del consumatore, ridurre i rifiuti vuol dire differenziarli correttamente ed evitare che si formino enormi discariche come nel passato.

Riutilizzo dei rifiuti: una nuova veste per nuovi usi

Riutilizzare i rifiuti significa tornare ad utilizzare vecchi oggetti per trasformarli in qualcosa di diverso, senza che essi subiscano variazioni fisiche. Per esempio riutizzare un barattolo per farlo diventare un portapenne; una busta per farla diventare un contenitore di qualcosa. Riutilizzo vuol dire evitare di produrre nuovi oggetti per svolgere la stessa funzione che può fare qualcos’altro che già abbiamo a disposizione.

Riciclo: la trasformazione verso una seconda vita

La pratica del riciclo avviene quando il rifiuto è trasformato in altri materiali, dopo una speciale lavorazione. Qui sono visti i rifiuti come risorsa. Perché è importante il riciclo? Riciclare è importante per contribuire alla sostenibilità ambientale, ma anche per ridurre in generale la quantità di rifiuti prodotta e che poi va a finire in discarica.

Quando un rifiuto può essere riciclato? Le aziende produttrici indicano, sulle confezioni, quali parti sono riciclabili e in quale raccolta di materiale devono essere conferite. Esiste inoltre uno specifico simbolo riconosciuto a livello internazionale, che indica che il materiale in questione è riciclabile. Qual è il simbolo del riciclo? Esso è composto da tre frecce che “si inseguono”, formando un nastro di Möbius (♲ o ♻). Tale simbolo fu ideato dal grafico ed architetto americano Gary Anderson nel 1970, quando la Container Corporation of America (CCA) bandì un concorso per la progettazione di un simbolo grafico che andasse sui prodotti di carta riciclata e fosse impiegato come simbolo di impegno ambientale da parte delle aziende. Lo stesso concorso onorava anche la prima Giornata della Terra, il 22 aprile 1970.

Recupero dei rifiuti: la valorizzazione economica

I rifiuti possono diventare anche materia seconda per la produzione industriale; si tratta diun procedimento che valorizza i “rifiuti risorsa” sotto il profilo economico ed abbastanza diffuso. In pratica, lo scarto di un produttore, diventa materia prima per un altro produttore.

L’Unione Europea ha definito nella Direttiva Rifiuti n. 98/2008 (art. 3 punto 15) il concetto di recupero. “Qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione; all’interno dell’impianto o nell’economia in generale“.

La Raccolta Differenziata: la “Quinta R”

Per produrre meno rifiuti serve la collaborazione di tutti. Dei produttori, che si devono impegnare nella produzione di confezioni e prodotti che siano riciclabili; e dei consumatori, che a loro volta devono separare e conferire i materiali correttamente, perché siano avviati al riciclo.

Questa operazione si chiama Raccolta Differenziata e può entrare a pieno titolo nelle “R” come quinto elemento. Rappresenta da sola, infatti, il presupposto di qualsiasi politica di smaltimento. Il suo scopo è infatti quello di riciclare o recuperare i rifiuti; questo per ridurre il volume di quelli da conferire in discarica e per risparmiare materie prime ed energia.

Una “R” anche per Responsabilità condivisa

La raccolta differenziata può essere organizzata per comunità, per comuni e per consorzi, a seconda del modello di gestione che i territori scelgono di adottare. Enti, istituzioni e popolazione sono chiamati a collaborare e coordinarsi per raggiungere l’obiettivo comune. Ci sono realtà molto attive e virtuose, che beneficiano della raccolta differenziata sia dal punto di vista ambientale che economico: i rifiuti infatti possono diventare una risorsa anche per la comunità. Data la pluralità di soggetti coinvolti in tutta la filiera della raccolta differenziata, si può parlare di responsabilità condivisa. Ecco perché informare correttamente i cittadini è un fattore prioritario e di pari importanza rispetto alle buone prassi.

In genere, nelle località in cui si effettua la raccolta differenziata, troviamo il sistema “porta a porta”, ossia il ritiro di determinati tipi di rifiuti in specifici giorni della settimana, da parte del gestore del servizio. I cittadini conferiscono, in appositi mastelli e in determinati orari, solo la tipologia di rifiuto che sarà ritirata; il risultato sarà l’efficientamento della raccolta e strade più pulite, perché questa operazione generalmente comporta l’eliminazione dei cassonetti stradali.

Ci sono poi anche i centri di raccolta, o isole ecologiche, dove pososno essere conferiti i rifiuti ingombranti o quelli composti da particolari materiali che per la loro natura non possono essere mescolati con la raccolta casalinga. Infine troviamo contenitori speciali presso farmacie (per farmaci scaduti e altri prodotti simili), supermercati e negozi (ad esempio per il Raee, le pile esaurite e gli oli esausti); questo per evitare che prodotti altamente inquinanti siano dispersi nell’ambiente o mescolati nell’indifferenziato.

Rifiuti, ambiente e salute, consulenze gratuite

I rifiuti possono essere una risorsa molto importante per un territorio, così come anche un grave problema se non gestiti nella maniera corretta. Il settore dei rifiuti può essere fonte di illegalità, perché si tratta di un comparto molto appetibile per le ecomafie e per speculatori di ogni risma.

Se i rifiuti si disperdono nell’ambiente, possono causare gravi danni: all’ambiente stesso e alla salute delle persone che lo abitano. Si pensi di nuovo alla Terra dei Fuochi: interi comuni, km quadrati di terre avvelenate, con le note conseguenze per la salute collettiva. Ecco perché una gestione corretta dei rifiuti, e nella piena legalità, deve essere sempre garantita ai cittadini, con tutte le tutele del caso.

La quantità enorme di rifiuti che produciamo ogni giorno mette a rischio l’ambiente e la salute umana. E la presenza dei rifiuti tossici e pericolosi rende ancora più centrale questo tema. Un altro esempio è quello dell’amianto: la fibra killer, se non correttamente bonificata e smaltita, può essere inalata o ingerita da residenti, lavoratori, bambini, chiunque si trovi nelle vicinanze, con gravissime ripercussioni per la salute che possono evidenziarsi anche dopo decenni.

Per una consulenza gratuita su temi e problemi che riguardano la salute e l’ambiente, è possibile sempre rivolgersi all’Osservatorio Vittime del Dovere, che con i suoi volontari si occuperà delle situazioni e potrà mettere in contatto con l’avv. Ezio Bonanni, il presidente dell’Osservatorio stesso e dell’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto). Per essere ricontattati è possibile compilare il form di seguito, oppure per chiamare direttamente si possono usare i recapiti whatsapp e numero verde 800034294.

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