Amianto e ambiente: l’impatto sull’ecosistema

amianto e ambiente

Amianto e ambiente hanno destini intrecciati. Infatti l’amianto si trova nell’ambiente anche naturalmente, nelle zone di montagna dove può emergenze nelle aree rocciose, affiorando come “pietre verdi”; ma se disperso nelle sue fibre può diventare pericoloso non solo per la salute umana ma anche per quella degli animali e delle piante, oltre ad inquinare i luoghi in cui si disperde. Si può verificare infatti la contaminazione del suolo e dell’acqua, con un grave impatto sulla natura.

Gli effetti dell’amianto sull’ecosistema possono essere molteplici e ci sono diversi rischi per la flora e per la fauna. Quando si parla di amianto è dunque sempre necessario adottare misure di protezione ambientale.

In questo senso c’è una stretta correlazione anche tra ambiente e salute, anche umana. Le malattie correlate all’amianto sono infatti numerose e molto spesso gravissime, con scarse possibilità di sopravvivenza a causa di cure ancora poco efficaci e delle diagnosi tardive, a causa di sintomi aspecifici o addirittura assenti. Come ad esempio il mesotelioma.

La bonifica dei luoghi contaminati è l’unico modo per prevenire tutto questo in futuro, evitare che le persone si ammalino nei prossimi anni. Su questo punto batte da anni l’azione di Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e Osservatorio Vittime del Dovere, entrambe associazioni guidate dall’avv. Ezio Bonanni. Se hai avuto problemi con l’amianto, ambientali o di salute, puoi contattare le associazioni al numero verde 800.034.294 per ricevere informazioni ed ottenere una consulenza gratuita.

Amianto e ambiente: i luoghi di estrazione

L’amianto è presente in numerosi siti naturali. Per esempio sulle Alpi, sia dal lato svizzero che su quello italiano; negli Urali in Russia, in Canada, in Sudafrica; mentre nel contenente asiatico in India, Cina e Giappone. Solo il Canada fino al 2010 ha prodotto 150 mila tonnellate di amianto esportandolo nei Paesi in via di sviluppo.

L’Italia da anni ha bandito non solo la produzione, ma anche la commercializzazione dell’asbesto ed ha leggi sull’amianto molto severe, tanto da ispirare anche l’Europa. In Italia il maggiore sito di estrazione era rappresentato dalla cava Amiantifera di Balangero e il principale stabilimento di lavorazione era l’Eternit di Casale Monferrato. Negli anni Settanta e Ottanta il boom produttivo, poi lo stop per legge.

I rischi dell’amianto sono numerosi anche in natura e la bonifica è fondamentale per prevenire danni sia alla salute che all’ambiente, che sono strettamente collegati fra loro. La IARC ha classificato come cancerogeni tutti i minerali di amianto.

La contaminazione del suolo e dell’acqua

La gestione dei MCA – materiali contenenti amianto è importante per la sicurezza degli operatori qualificati che li manipolano, ma anche per evitare danni all’ambiente. Ecco perché tutto ciò che viene bonificato diventa rifiuto e trattato secondo le procedure di smaltimento per rifiuti pericolosi.

Ogni rifiuto deve essere facilmente identificabile e rintracciabile, e stoccato in sicurezza in contenitori a tenuta stagna. Trattandosi di materiali provenienti da vari usi, è possibile classificarli con diversi codici CER. Essi sono contenuti nel Codice dell’ambiente (D.Lgs. n. 152/2006), che nella Parte IV dà disposizioni sullo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto. I codici usati per gli MCA o per i materiali provenienti da lavorazioni e/o manipolazioni dell’amianto sono:

  • 06 – Rifiuti dei processi chimici inorganici
  • 10 – Rifiuti prodotti da processi termici
  • 15 – Rifiuti di imballaggio, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti)
  • 16 – Rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco
  • 17 – Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati).

A causa dell’amianto, si può verificare anche la contaminazione dell’acqua. Ovviamente il primo rischio è quello che corrono i corsi d’acqua nelle vicinanze dei siti estrattivi e di lavorazione dei materiali. L’altro rischio, sempre più frequente, è quello relativo alla contaminazione dell’acqua potabile attraverso lo sfaldamento delle vecchie tubature in amianto che si facevano una volta; oppure tale contaminazione può avvenire durante il taglio delle tubazioni durante lavori di ristrutturazione. Ecco perché bisogna usare la massima accortezza, usando sempre Dpi – dispositivi di protezione individuale, nonché strumenti idonei e tecniche specifiche per le quali gli operatori del settore delle ditte autorizzate sono formati.

Amianto e ambiente: rischi per la flora e per la fauna

Anche gli animali domestici e quelli che vivono nei pressi degli stabilimenti, si ammalano dopo l’esposizione prolungata all’amianto. In casa le polveri possono derivare sia da materiali da costruzione friabili, sia essere portate dagli abiti da lavoro. Ricerche sono state eseguite sia sui gatti che sui cani, queste ultime in maniera più consistente. La prima risale al 1931: in Inghilterra fu studiato il cadavere di un terrier che aveva vissuto almeno un decennio in uno stabilimento di lavorazione dell’amianto e il risultato fu che la morte dell’animale era attribuibile ad asfissia per eccesso di collagene nei polmoni. Nei decenni successivi, furono studiati anche cani che, a contatto con l’amianto, erano morti per problemi respiratori nel giro di pochi mesi.

Quindi entrambi, sia uomo che animali, si ammalano per colpa dell’amianto. La differenza è nel tempo di latenza e le ragioni del divario sono nella durata della vita delle specie e nel loro diverso metabolismo. Per esempio, la differenza tra uomo e cane: per il primo può variare anche fino ai 50 anni di latenza, mentre per il cane la durata massima è di 8 anni (la vita massima di un cane è in media di 14 anni) I ratti invece si ammalano entro il primo anno dal contatto con le polveri e la loro vita media è di 24 mesi.

Per quanto riguarda le piante, i primi studi si sono svolti presso gli stagni e i corsi d’acqua vicini ai siti di estrazione o di lavorazione dei minerali. Gli studiosi hanno scoperto che le fibre di amianto provocavano stress ossidativo nelle cellule dei vegetali contaminati.

Misure di protezione ambientale: rimozione e smaltimento

Bisogna fare una distinzione preliminare tra materiali friabili e materiali compatti. I primi sono quelli che si possono sbriciolare o ridurre in polvere soltanto toccandoli; essi possono liberare fibre anche spontaneamente con il vento o a seguito di vibrazioni, danneggiamenti, interventi di manutenzione e infiltrazioni d’acqua. I materiali compatti invece sono duri e sicuri se in buono stato di conservazione, perché le fibre restano ben inglobate; il rilascio può avvenire se invece si effettuano manutenzioni non protette, a seguito di danneggiamenti o per vetustà. La vita dell’amianto è di circa 30 anni.

Incapsulamento, confinamento e rimozione sono tecniche di bonifica dell’amianto. Rappresentano misure di protezione ambientale perché evitano la dispersione delle fibre, ed anche di protezione della salute.

L’incapsulamento consiste nell’applicazione di specifiche resine, capaci di ripristinare l’integrità superficiale delle lastre di amianto, recuperando anche le fibre in distacco. Si usa in casi di deterioramento non grave, oppure se la procedura può allungare la vita del materiale.

Il confinamento consiste in una sovracopertura dell’esistente e si usa quando non è possibile rimuovere tutto l’amianto in una zona, allo scopo di continuare ad usare la struttura. La soluzione però è solo provvisoria, perché l’amianto può continuare a sfaldarsi al di sotto. Per prevenire la dispersione di fibre infatti in genere è necessario un incapsulamento preventivo.

La rimozione dell’amianto è, al contrario delle prime due, una soluzione definitiva. E’ anche quindi la più efficace, perché elimina la fonte del pericolo.

Consulenza gratuita per amianto e ambiente

Per ridurre i rischi legati ad amianto e ambiente, le associazioni Ona e Vittime del Dovere hanno messo a disposizione di tutti un’app gratuita per verificare se nella propria zona ci siano luoghi contaminati. Questo è utile sia per evitarli, sia per segnalarli in caso non siano riportati nella mappatura, anche allo scopo di sollecitare la bonifica.

Purtroppo sono ancora migliaia le persone che si ammalano ogni anno per cause riconducibili all’amianto: il Libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022 dell’avv. Bonanni offre una fotografia dettagliata di quanto sta accadendo, con un picco che è prossimo ad arrivare (nel 2025, si stima).

Chiama ora il numero verde 800.34.294 per ottenere la tua consulenza gratuita per amianto e ambiente, ma anche per informazioni sulle tutele che puoi avere e sui tuoi diritti, anche per un eventuale risarcimento del danno per te e per i tuoi familiari. In alternativa, puoi compilare il form di seguito per essere ricontattato.

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