Amianto asbesto: danni alla salute e tutela legale

Amianto asbesto

Con il termine amianto si identificano i minerali di asbesto. Ovvero, minerali fibrosi caratterizzati da una forma sottilissima e longitudinale.

L’esposizione ai minerali di amianto provoca nell’uomo danni alla salute e infiammazioni croniche a carico dell’apparato respiratorio che spesso si evolvono in neoplasia.

Inoltre, l’esposizione ad asbesto è quasi sempre di tipo lavorativa o professionale. Questo perché l’asbesto, nel corso del tempo, è stato impiegato in numerosi settori per le sue incredibili proprietà.

Gli usi dell’amianto e la sua diffusione in Italia

L’amianto grazie alle sue proprietà fonoassorbenti e termoisolanti è stato utilizzato soprattutto nel settore edile. Questo perché si lega facilmente ai materiali da costruzione come per esempio la calce e il gesso. Discorso a parte è il cemento, per il quale è stata brevettata una formula composta da cemento amianto che viene chiamata Eternit.

In Italia è facile imbattersi in manufatti in eternit. Basta pensare le classiche onduline che troviamo sui tetti di migliaia di italiani. E ancora, tubi per l’acqua potabile, fognatureserbatoi d’acqua e canne fumarie.

Inoltre, l’amianto ha trovato largo impiego anche nel settore industriale come isolante termico. Infatti, ad oggi è ancora presente in numerose industrie chimiche, siderurgiche, ceramiche, vetrarie, nelle distillerie, nei zuccherifici, nelle centrali termiche e termoelettriche.

Anche nel campo tessile è possibile riscontrare la presenza di amianto. In questo settore travato utilizzo per la tessitura di corde, nastri e guaine. Gli stessi tessuti sono stati utilizzati per coprire cavi elettrici, tubazioni, o per fabbricare tute ignifughe.

Infine, l’asbesto è presente anche nel settore alimentare per la produzione di filtri attraverso i quali filtrare vino e bibite.

I minerali di amianto asbesto e le loro proprietà

I minerali di asbesto si classificano in anfiboli e serpentini. Nella prima categoria rientra il crisotilo, conosciuto pure come amianto bianco. Mentre al secondo gruppo appartengono: actinolite, amosite, crocidolite, tremolite e antofillite.

Nonostante la comprovata pericolosità di questi minerali, da un punto di vista normativo vi sono ancora molte ombre. Soprattutto in merito alle forme di tutela per le vittime e la regolamentazione stessa relativa ai minerali.

Infatti, nei luoghi di lavoro, spesso vi sono altri minerali cancerogeni, ma che per assenza di un giusto strumento tecnico normativo, non vengono correlati ai minerali di asbesto. Un esempio lampante è la fluoro-edenite che nonostante la sua alta lesività non viene inserita tra i minerali di asbesto.

All’inizio degli anni 70 la IARC, ovvero l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro, ha pubblicato una monografia nella quale si confermano le caratteristiche cancerose di questi minerali.

Danni alla salute: l’infiammazione che si evolve in cancro

L’esposizione alle fibre di asbesto provoca l’insorgenza patologie come l’asbestosi, le placche pleuriche e l’ispessimento pleurico. Questi processi infiammatori molto spesso degenerano in neoplasie, tra cui il mesotelioma.

Quest’ultimo è un tipo di tumore molto particolare poiché ha come unico fattore eziologico proprio l’amianto. Difatti, l’esposizione alle fibrille provoca l’insorgenza di questo tipo di tumore, che si distingue a sua volta in mesotelioma pleurico, mesotelioma peritoneale, mesotelioma pericardico e mesotelioma testicolare.

Oltre al mesotelioma, l’esposizione all’asbesto provoca altri tipi di cancro come il tumore al polmone, alla laringe e alle ovaie. Inoltre, sono correlate all’esposizione alle fibrille anche il tumore della faringe, dello stomaco e del colon retto.

L’epidemia globale di patologie asbesto correlate

Esporsi a polvere e fibre di amianto è sempre pericoloso in quanto anche l’OMSOrganizzazione Mondiale della Sanità ha confermato non esiste una soglia sotto la quale i rischi si annullano.

Inoltre, la stessa OMS nel 2014 dichiara quanto segue:

“Attualmente circa 125 milioni di persone nel mondo sono esposte all’amianto sul posto di lavoro. Nel 2004, il cancro ai polmoni, il mesotelioma e l’asbestosi correlati all’amianto da esposizioni professionali hanno provocato 107.000 decessi e 1.523.000 anni di vita aggiustati per la disabilità (DALY). Inoltre, diverse migliaia di decessi possono essere attribuiti ad altre malattie legate all’amianto, nonché ad esposizioni non professionali all’amianto…”

Alla luce di quanto dichiarato dall’OMS , si evince una vera e propria epidemia da cui non si sottrae nessun Paese al mondo. Infatti, la produzione di amianto continua in molti Stati tra cui la Russia, che solo nel 2014 ne ha estratto ben 1.100.000 tonnellate.

L’ex Unione Sovietica è seguita da Cina, con oltre 400.000 tonnellate, il Brasile circa 284.000, il Kazakhstan 240.000 e l’India 270.000.

Inoltre, secondo i dati IBAS, nel 2020 i quantitativi di amianto (in tonnellate) prodotti sono: in Russia 720,000, in Kazakhstan 227,000, in Cina 120,000, in Brasile 71,200 e in Zimbabwe 8,000. A questi si aggiungono quelli corrispondenti all’amianto lavorato e utilizzato: in India 310,000, in Cina 243,000, in Russia 126,000, in Uzbekistan 117,000 e in Indonesia 86,200.

Eliminare l’amianto in Europa nel 2025

Dal 1 luglio 2025 tutti gli Stati dell’Unione Europea dovranno aver provveduto a eliminare i “prodotti” di amianto (Regolamento UE 2016/1005). Questa misura è utile a contrastare la diffusione delle patologie asbesto correlate e a perseguire gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030.

Già nell’ottobre del 2021 il Parlamento Europeo ha cercato di far fronte alla ancora diffusa presenza di amianto e ai conseguenti problemi di sanità pubblica, come denuncia l’Istituto Superiore di Sanità. Ha quindi presentato una risoluzione “per la protezione dei lavoratori dell’amianto”, in cui sollecitava i Paesi a intraprendere tutte le azioni necessarie per eliminare i rischi alla salute delle potenziali esposizioni ad amianto, professionali e ambientali.

Il 3 ottobre 2023 il Parlamento Europeo ha ulteriormente modificato la direttiva 148/2009/CE in materia di amianto. Per favorire la prevenzione primaria e tutelare i lavoratori ha modificato i limiti di soglia di esposizione e ha previsto di “abbassare il livello a 0,002 fibre di amianto per cm³, escluse le fibre sottili, o a 0,01 fibre di amianto per cm³, incluse le fibre sottili”.

Come agiscono le fibre di amianto

amianto nei polmoni
L’effetto dell’esposizione ad amianto sui polmoni (Immagine: Giorgia De Salvo)

Le fibre di amianto a causa della loro dimensione particolarmente ridotta, penetrano molto facilmente nei tessuti dei nostri organi. L’invasione di queste fibrille avvia un processo canceroso poiché esse riescono ad alterare la struttura cellulare.

Inoltre, queste fibrille producono anche i ROSradicali ossigenati. Questi ultimi se si formano in prossimità del DNA possono modificare in maniera permanente la sequenza delle basi nucleotidiche, avviando un processo cancerogeno completo.

L’azione cancerogena dell’amianto è paragonabile a quella associata ad altri cancerogeni, come il benzene, il cloluro di vinile, l’alfatossina e persino le radiazioni ionizzanti. Tutti questi cancerogeni hanno in comune dei periodi di latenza davvero lunghi, che vanno dai 10 ai 30 anni.

Di conseguenza, le neoplasie generate da questi cancerogeni possono insorgere anche dopo 20 anni dall’avvenuta esposizione. Per questi motivi è necessario sottoporsi a sorveglianza sanitaria se si è stati esposti a uno di questi agenti.

Amianto e prevenzione primaria, secondaria e terziaria

La teoria multistadio della cancerogenesi afferma che ogni esposizione ha il suo ruolo chiave. Difatti, è necessario evitare ogni tipo di esposizione, come suggerisce la prevenzione primaria, proprio perché le neoplasie da amianto sono di tipo dose dipendente.

La teoria della dose dipendenza è confermata anche dal Ministero della Salute all’interno del “Quaderno n. 15 del maggio-giugno 2012”.

Mentre secondo le linee guida della prevenzione secondaria, gli ex esposti sono obbligati a sottoporsi a sorveglianza sanitaria, ovvero controlli clinici periodici.

Secondo l’art. 259 del D.lgs. 81/2008 la responsabilità dei controlli medici grava sul datore di lavoro se l’esposto è ancora in attività lavorativa. Mentre per il lavoratore collocato già in pensione, è responsabilità della ASL locale monitorare il quadro clinico del soggetto.

Non meno importante è la prevenzione terziaria. Quest’ultima consiste nel raccogliere i dati relativi alle vittime di malattie amianto correlate e ai siti ancora contaminati in Italia.

Seppur terzo, questo aspetto resta comunque molto importante in quanto, i dati comprovati possono obbligare la bonifica dei siti inquinati.

Il libro bianco delle morti di amianto in Italia

La strage amianto in atto in Italia, è testimoniata dalla pubblicazione: Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022. L’opera è a cura dell’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

L’ONA è l’associazione di utilità sociale che tutela le vittime amianto, con particolare attenzione ai lavoratori esposti.

Grazie ai dati pubblicati dall’ONA, sappiamo che nel 2019 l’esposizione ad amianto ha causato più di 6.000 decessi. Di questi, 1.800 sono per mesotelioma, 3.600 per tumore ai polmoni e circa 600 per asbestosi.

Mentre nel corso del 2020, anche in seguito alla diffusione del coronavirus, l’ONA ha ricevuto segnalazioni di circa 2.000 casi di mesotelioma.

Tutela legale per le vittime amianto

In caso di esposizione ad amianto, il lavoratore ha diritto ad accedere ai benefici contributivi. Ovvero, maggiorazioni previdenziali che permettono il prepensionamento, quindi il collocamento in pensione anticipata e per coloro che sono già in pensione, la rivalutazione della posizione previdenziale, con il coefficiente 1,5.

Nei casi in cui il lavoratore è affetto da patologia asbesto correlata e l’INAIL ne ha riconosciuto l’origine professionale, l’INPS può procedere alla rivalutazione della posizione contributiva con il coefficiente 1,5.

Nel caso in cui nonostante i benefici contributivi il lavoratore malato non riesca a conseguire il diritto a pensione, si può chiedere l’immediato pensionamento con la pensione inabilità amianto. Questa pensione è stabilita dall’ex art. 1 co. 250, 250-bis e 250-ter della L. n. 232/2016. La prossima scadenza per richiederla è il 31 marzo 2022, ma attenzione: non è cumulabile con altri benefici come la rendita Inail.

Riconoscimento malattia professionale INAIL

L’esposizione a polvere e fibre di asbesto provoca danni alla salute che spesso vengono individuati a distanza di molto tempo attraverso la sorveglianza sanitaria.

In caso di diagnosi di malattia asbesto correlata, i sanitari hanno l’obbligo di referto (art. 365 c.p.) effettuando la segnalazione all’INAIL (art. 139 del DPR 1124/65) e di redigere la prima certificazione di malattia professionale.

In questo modo si attiva la procedura amministrativa per il riconoscimento di malattia professionale. Con tale riconoscimento la vittima ha diritto ai seguenti benefici:

  • indennizzo del danno biologico per le vittime con un punteggio di invalidità che va dal 6 al 15%;
  • indennizzo del danno biologico e delle diminuite capacità di lavoro per le vittime con un grado di invalidità superiore al 16%.

Le tre liste INAIL delle malattie asbesto correlate

L’INAIL ha formulato tre liste in cui colloca le malattie asbesto correlate per la quale si può attivare la procedura di riconoscimento malattia professionale INAIL.

Nella lista I sono inserite le malattie la cui origine professionale è di “elevata probabilità“. Le vittime di patologie comprese in questa lista sono assistite dalla presunzione legale di origine.

  • Asbestosi polmonare (I.4.03);
  • Placche pleuriche e ispessimenti pleurici (I.4.03);
  • Mesotelioma: pleurico (I.4.03), pericardico (I.6.03), peritoneale (I.6.03) e della tunica vaginale del testicolo (I.6.03);
  • Tumore polmonare (I.4.03);
  • Cancro della laringe (I.6.03);
  • Tumore alle ovaie (I.6.03).

Mentre nella lista II sono inserite

malattie dovute all’esposizione all’amianto, la cui “origine lavorativa è di limitata probabilità“. In questo caso non è prevista la presunzione legale d’origine.

Non essendoci la presunzione legale d’origine, sarà la vittima delle patologie della lista II a dover dimostrare il nesso causale per ottenere le prestazioni INAIL.

  • Tumore alla faringe (c10-c13);
  • Cancro dello stomaco (c16);
  • Neoplasia del colon retto (c18-c20).

La lista III, infine, comprende solo il tumore all’esofago, la cui origine lavorativa è ritenuta “possibile”.

Altre patologie amianto non riconosciute

Oltre alle malattie riconosciute dall’INAIL, l’amianto provoca altre patologie e neoplasie, come dimostra il Prof. Giancarlo Ugazio. Perciò l’art. 10, comma 4, del D.Lgs. 38/2000 ha affermato che, in caso di infermità, il lavoratore assicurato può dimostrare l’origine professionale della malattia correlata all’amianto. Alcuni esempi di tumori da amianto sono:

  • tumore al cervello;
  • cancro alla colecisti;
  • cancro del pancreas;
  • tumore della prostata;
  • neoplasia al rene;
  • carcinoma alla tiroide;
  • cancro vagina-vulva;
  • tumore alla vescica;
  • cancro alla mammella.

Diversi studi hanno dimostrato la correlazione tra questi carcinomi e l’esposizione alle fibre di amianto, come “Cancer Epidemiology and Prevention“, “Urinary apparatus tumours and asbestos: The Ramazzini Institute caseload”, “Epidemiology and prevention of bladder cancer“ e “An update review of the literature: risk factors for bladder cancer with focus on occupational exposures”.

Inoltre si aggiungono altre malattie che colpiscono il sistema nervoso centrale (come il morbo di Alzheimer), la sclerosi laterale amiotrofica, la miocardiopatia, la fibromialgia e vari problemi cardiovascolari.

Dettagli per accedere al Fondo Vittime Amianto 2021

Per Fondo Vittime Amianto si intende una prestazione unica erogata dall’INAIL in favore delle vittime di mesotelioma di origine ambientale. La somma della prestazione equivale a 10.000 euro e può essere richiesta con domanda amministrativa dall’interessato o dagli eredi in caso di decesso.

Per tutti coloro che hanno, invece, beneficiato della prestazione una tantum pari ad 5.600 euro nel periodo 2015/2019, vi è la possibilità di chiedere l’integrazione.

Riconoscimento status Vittime del dovere

Coloro che hanno svolto servizio presso le Forze Armate o il Comparto Sicurezza ed hanno contratto dei danni da esposizione a cancerogeni, possono richiedere il riconoscimento dello status di vittime del dovere.

Possono ottenere il riconoscimento coloro che hanno svolto servizio in particolari condizioni lavorative e attività. Tra queste troviamo:

  • danni subiti per contrasto ad ogni tipo di criminalità;
  • nello svolgimento del servizio di ordine pubblico;
  • nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari;
  • in operazioni di soccorso;
  • in attività di tutela della pubblica incolumità;
  • a causa di azioni recate nei loro confronti in contesti di impiego internazionale non aventi, necessariamente, carattere di ostilità.

La volontà del legislatore del 564 è stata quella di includere i casi di stress dovuti ad uno svolgimento del servizio in condizioni non ordinarie come correlate all’insorgere essenzialmente di patologie tumorali e collegato alla durata e “in occasione della missione” e in ambienti rischiosi per la salute, con una occasionalità che si attaglia a qualsiasi situazione legata ad un fattore lesivo.

L’amianto, assieme all’uranio impoverito e le onde ionizzanti è proprio uno dei fattori di rischio a cui sono stati maggiormente esposti i nostri militari nel corso delle loro attività.

Risarcimento danni da asbesto

Le vittime amianto hanno diritto al risarcimento del danno, secondo il principio dell’integrale ristoro (SS.UU. 26972/2008).

L’INAIL indennizza solo il danno biologico e quello patrimoniale per diminuite capacità di lavoro. Mentre, l’integrale ristoro dei danni si ottiene dimostrando la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.

Il risarcimento integrale dei danni comprende i pregiudizi patrimoniali, ovvero il danno emergente e lucro cessante, e i danni non patrimoniali, quindi danno biologico, danno morale e danno esistenziale.

Il risarcimento danni si ottiene dimostrando il nesso causale. Ciò accade perché spesso in sede giudiziaria i datori di lavoro negano l’avvenuta esposizione del lavoratore.

Il diritto al risarcimento danni sussiste anche per i familiari della vittima, in caso di decesso. Gli eredi possono agire per ottenere il risarcimento per i danni avuti personalmente (iure proprio) e per quelli subiti in seguito alla morte del congiunto (iure hereditario).

Assistenza dell’Osservatorio Nazionale Vittime Del Dovere

L’Osservatorio Vittime Del Dovere fornisce assistenza medico legale per tutte le vittime amianto. Puoi inviare la tua richiesta di consulenza compilando il formulario che segue.

Numero verde amianto
Assistenza gratuita amianto