Prevenzione dalle sostanze cancerogene e mutagene

Prevenzione

Uno degli aspetti più importanti per la tutela della salute è la prevenzione, strettamente legata alla sicurezza dell’ambiente in cui si vive. La prevenzione ha lo scopo di mettere al riparo le persone dai pericoli, che possono derivare da comportamenti inadeguati e da esposizioni a sostanze nocive.

Possiamo distinguere le forme varie forme di prevenzione in: primaria, secondaria, terziaria. Ciascuna riguarda un aspetto fondamentale di tutela della persona. Il primo livello riguarda l’informazione, l’ambiente e gli stili di vita; il secondo è relativo alla tutela della salute; l’ultimo riguarda gli aspetti legali e assistenziali per la persona e i suoi familiari. Questa pagina rappresenta un punto informativo, una guida generale su questi aspetti.

Cancerogeni e mutageni, differenze

Per quanto riguarda le esposizioni a rischio, si può fare una distinzione preliminare tra sostanze cancerogene e mutagene.

Una sostanza è detta cancerogena quando è in grado di attivare nell’organismo una proliferazione cellulare anomala e di tipo neoplastico. Una sostanza è detta invece mutagena quando determina modificazioni del patrimonio genetico di una cellula. Il contatto umano con queste sostanze può avvenire per contatto fisico, per inalazione, ingestione o esposizione.

Possiamo incontrare sostanze nocive quotidianamente nell’ambiente in cui viviamo, ed anche sul lavoro. In molti casi, infatti, i tumori e altre patologie sono riconosciuti come malattia professionale perché derivano dall’esposizione a sostanze tossiche e/o mutagene. Esempi di sostanze classificate come cancerogene, che si possono trovare sul posto di lavoro – nell’industria, nell’artigianato e in agricoltura in particolare – ma anche talvolta in ambiente casalingo come derivati della produzione industriale, sono: asbesto, antimonio, berillio, cadmio, mercurio, cromo, nichel, benzene, piombo, arsenico, formaldeide.

La classificazione degli agenti cancerogeni

Sono oltre 400 gli agenti riconosciuti dalla IARC, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come potenzialmente cancerogeni per l’uomo. Si tratta di una agenzia intergovernativa che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ed ha il compito di monitorare l’andamento e le cause delle patologie tumorali. La IARC ha classificato le sostanze cancerogene in gruppi, a seconda della probabilità che esse provochino il cancro nell’uomo.

  • Nel Gruppo 1 sono state inserite quelle sostanze che presentano evidenza di cancerogenicità nell’uomo
  • Gruppo 2A: qui sono state inserite le sostanze con limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo, ma sufficiente evidenza negli esperimenti sugli animali
  • All’interno del Gruppo 2B ci sono quelle con possibile cancerogenicità per l’uomo; esprime limitata evidenza nell’uomo e meno che sufficiente evidenza negli animali a seguito di esperimenti. Le sostanze del Gruppo 3 non sono classificabili per cancerogenicità nell’uomo, ma ne hanno limitata negli animali da esperimenti; in questa categoria vengono inserite anche tutte le sostanze che non rientrano nelle altre categorie
  • Gruppo 4: probabilmente non cancerogeno per l’uomo e con assenza di cancerogenicità anche nell’animale da esperimento.

La forma più importante di prevenzione è la bonifica: evitare del tutto l’esposizione alle sostanze nocive. Insieme naturalmente all’uso di dispositivi di protezione individuale sul lavoro in fabbrica, e/o alla produzione di oggetti evitando sostanze come la formaldeide nel caso degli arredi.

Danni amianto e mancata prevenzione, il caso Italia

Tra i cancerogeni accertati c’è l’amianto, in tutte le sue forme, come confermato nella monografia IARC. Le fibre di cui si compone l’amianto infatti si sfaldano in particelle sempre più sottili e possono restare sospese in aria anche per molte ore. L’esposizione a tali fibrille mette a serio rischio la salute delle persone perché possono essere respirate o ingerite insieme all’acqua potabile. L’elenco delle patologie asbesto correlate è purtroppo molto lungo.

L’Italia è un caso emblematico perché purtroppo a fronte di ancora 7.000 morti in un anno (2021) per l’esposizione a questa fibra killer, ci sono ancora gravissimi ritardi nella bonifica. Decenni dopo la messa al bando di questo materiale con la legge 257/92, ci sono ancora oltre 40 milioni di tonnellate di amianto in tutta la Penisola. Sono stati censiti oltre 34 mila siti contaminati ed un milione di micrositi.

La bonifica è un processo da accelerare per permettere l’abbattimento delle esposizioni. Essa avviene con diverse tecniche e se ne occupano solo ditte specializzate:

  • Incapsulamento: sulle superfici si rilascia un liquido aggrappante che evita il rilascio di fibre nell’aria
  • Confinamento: si isola l’ambiente contaminato
  • Rimozione con smaltimento: soluzione definitiva che elimina completamente i materiali.

Tantissime persone ogni anno subiscono gli effetti dannosi dell’amianto. Il quadro emergenziale è stato ben descritto nella pubblicazione Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“, in cui si denuncia il ritardo della messa in sicurezza.

L’App Amianto può rappresentare un valido strumento di prevenzione, visto che presenta una mappatura dei siti ancora contaminati. Anche il Sottosegretario di Stato alla Salute on. Andrea Costa ha condiviso le tesi dell’avv. Ezio Bonanni, come testimonia questo recente incontro del 15 marzo 2022 presso il Ministero.

La prevenzione secondaria e terziaria

Una diagnosi precoce molto spesso salva la vita delle persone, anche se purtroppo non è sempre così come nel caso dei vari tipi di mesotelioma, patologie gravissime per le quali solo in tempi recenti si stanno trovando nuove cure in grado di aumentare l’aspettativa di vita dei pazienti. Per questo motivo – per accorgersi immediatamente se qualcosa non va, al di là di eventuali sintomi che possono allarmare e mettere in guardia – è necessario attuare una sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti. Siamo nella fase della prevenzione secondaria.

La sicurezza degli ambienti, ed in particolare sul luogo di lavoro, è fondamentale. In Italia tutte le norme in materia sono raccolte nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza del Lavoro. Chi per lavoro si trova a contatto con sostanze nocive, mutagene o cancerogene, deve essere sottoposto a controlli medici frequenti e con cadenza regolare. Solo così è possibile infatti diagnosticare patologie o individuare eventuali neoplasie appena formate, aumentando le possibilità di guarigione e sopravvivenza dei pazienti.

La prevenzione terziaria consiste nella tutela legale delle vittime che sono state esposte agli agenti cancerogeni. Essa consiste nell’individuazione del nesso causale delle patologie con l’attività lavorativa e nel far valere il diritto a benefici, indennizzi e risarcimenti. Nei confronti del paziente, così come dei suoi familiari in caso di decesso. L’Inail ha previsto tre liste in cui patologie ed esposizione ad agenti nocivi sono correlati per livelli di probabilità di nesso causale: più di 400 sono le patologie riconosciute. Per la Lista I (probabilità maggiore) sussiste la presunzione legale di origine; la Lista II contiene patologie con limitata correlazione all’esposizione a determinati agenti; la Lista III è quella con le minori probabilità di nesso causale.

La normativa completa per la tutela dei lavoratori dall’esposizione all’amianto è disponibile sul sito della Camera dei deputati.

L’Europa contro le esposizioni all’amianto sul lavoro

Il Parlamento europeo, rendendosi conto che il rischio delle esposizioni all’amianto è alto, con nuove diagnosi di malattia, sofferenze e una nuova ondata di morti per i danni di questo potente cancerogeno, è intervenuto con una Risoluzione ad hoc. Il 20 ottobre 2021 ha proposto alla Commissione europea di aggiornare la direttiva 2009/148/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi dell’esposizione all’amianto. La Commissione dovrebbe attuare una serie di iniziative tra cui l’avvio di una strategia europea per la rimozione dell’amianto – European Strategy for the Removal of All Asbestos (ESRAA) – e l’approvazione di una direttiva quadro per far avviare strategie nazionali simili agli Stati membri. La rimozione totale dell’asbesto è l’unico modo per fermare questo killer silenzioso.

Tutela legale per lavoratori e Vittime del Dovere

Quando vi è il riconoscimento di un malattia professionale, scattano una serie di diritti e di possibili riconoscimenti che è bene tenere a mente e per l’ottenimento dei quali, potrebbe essere necessario l’aiuto di un legale esperto.

Con il riconoscimento della malattia professionale scatta l’indennizzo Inail (danno biologico oltre 6%) oppure la rendita mensile (oltre 16%; reversibile eredi). Al di sotto del 6% l’indennizzo è dovuto dal datore di lavoro, in quanto si applica la franchigia Inail.

Per quanto riguarda l’aspetto previdenziale, invece, l’Inps invece deve ricalcolare i contributi del periodo di esposizione. Il coefficiente fissato è 1,5, si avrà quindi una maggiorazione contributiva del 50% nel periodo riconosciuto. Il lavoratore potrà raggiungere il prepensionamento, o in alternativa ottenere una pensione di inabilità amianto; per quest’ultima la richiesta va inoltra entro il 31 marzo 2023 e non è cumulabile con altri trattamenti.

In caso di decesso della vittima, i familiari potranno chiedere la reversibilità di rendita/pensione. Se invece si tratta di un lavoratore già in pensione, si può chiedere una giusta rivalutazione del trattamento utilizzando il coefficiente per la malattia professionale nel periodo riconosciuto.

L’Inail non indennizza il danno morale (sofferenza psichica per il danno subìto) ed esistenziale (peggioramento qualità della vita): essi invece si possono richiedere al datore di lavoro. Così come il danno catastrofale (sofferenza psichica durante il fine vita) e tanatologico (perdita del bene vita). Questi vanno risarciti per intero; danno biologico e da diminuita capacità lavorativa invece per differenza rispetto a quanto già erogato dall’Inail. In caso di morte, le somme si liquidano ai congiunti, che a loro volta possono agire iure proprio.

Causa di servizio e Vittime del Dovere

Per il riconoscimento malattia professionale i dipendenti pubblici possono avviare la causa di servizio. Chi opera o ha operato nelle Forze Armate o nel Comparto Sicurezza, può ottenere lo status di vittima del dovere e le relative speciali prestazioni:

  • vitalizio di 500€ al mese;
  • speciale vitalizio di 1.033€ al mese;
  • esenzione dal ticket sanitario;
  • esenzione Irpef pensioni;
  • due annualità di pensione per gli aventi diritto alla reversibilità;
  • per il coniuge o i figli in caso di decesso della vittima o di suo impedimento permanente al lavoro, c’è la possibilità di ottenere un lavoro per assunzione a chiamata diretta con diritto di precedenza su altre categorie;
  • accesso a borse di studio;
  • assistenza psicologica; 
  • dall’80% di invalidità o per inidoneità al servizio: speciale elargizione di 200.000€ e rivalutazione monetaria; oppure 2.000€ per punto percentuale, più rivalutazione monetaria.

Prevenzione: ottieni una consulenza gratuita

L’Osservatorio Vittime del Dovere APS assiste le vittime e i loro familiari. L’associazione si avvale di questa testata giornalistica “Diritto alla Salute” per diffondere corrette informazioni in un panorama, come il web, che a volte può generare confusione. In questa guida si è voluto dare risalto alla prevenzione come strumento fondamentale di tutela della salute e del benessere della persona.

L’Osservatorio mette a disposizione il proprio pool di esperti volontari per consulenze gratuite. E’ bene specificare comunque che non si tratta di pareri medici in grado di sostituire quello del medico curante: si tratta infatti di una seconda opinion. Il rapporto medico-paziente è un rapporto di fiducia assolutamente da tutelare e si raccomanda, in proposito, di rivolgersi sempre anche ai servizi del Sistema sanitario nazionale. Chiama o compila il form per ottenere una consulenza gratuita.

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