Prevenzione amianto: evitare l’esposizione alla fibra killer

prevenzione amianto

La prevenzione amianto si concretizza solo e soltanto evitando di esporsi alla fibra killer. Non solo l’inalazione ma anche l’ingestione delle fibre di amianto deve essere assolutamente evitata. Solo così, infatti, si concretizza la tutela della salute. In questo modo, con la tutela dell’ambiente si previene il danno alla salute.

Prevenzione amianto: primaria, secondaria, terziaria

Possiamo distinguere le forme varie forme di prevenzione in: primaria, secondaria, terziaria. Ciascuna forma di prevenzione riguarda un aspetto fondamentale di tutela della persona.

Infatti, tra le tante sostanze cancerogene debbono essere annoverate anche le fibre di asbesto. Con questo termine che è sinonimo di amianto, si indicano tutte quelle fibre che si dividono in fibre sempre più sottili. Quindi, è fondamentale portare a termine le bonifiche, in modo da smaltire l’amianto o quanto meno confinarlo o incapsularlo.

Solo il primo sistema di bonifica è quello più efficace. Gli altri due lasciano dei rischi per la salute. Questo principio, quello della prevenzione primaria, si applica per tutte le sostanze cancerogene.

Prevenzione amianto: diritto alla salute e le tutele

Recentemente, perfino l’Unione Europea sembra avere preso atto dell’effettività del danno da amianto. Cioè del fatto che la vera prevenzione si ottiene con la bonifica e quindi lo smaltimento. Infatti, quello dello smaltimento amianto è un tema fondamentale sostenuto dall’avv. Ezio Bonanni. Nella sua professione di avvocato, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ha sempre sostenuto le vittime. Tuttavia, nel tempo, ha utilizzato gli strumenti legali in chiave preventiva. Infatti, ha sempre sostenuto che l’azione legale deve essere intrapresa già per evitare l’esposizione amianto.

Tutte le fibre di asbesto sono cancerogene: quale prevezione amianto?

Per poter prevenire qualsiasi danno alla salute, e quindi tutelare il diritto alla salute, e dunque realizzare la prevenzione amianto occorre applicare il principio di precauzione. Secondo quest’ultimo principio, qualsiasi rischio per la salute ne impone la rimozione. Sui prodotti e sulle sostanze, quindi, anche il minimo dubbio di danno alla salute deve comportare la messa al bando del prodotto. Proprio la storia dell’amianto è la prova di quando si è importante valutare il rischio dei prodotti e dei materiali. Per ritornare al tema specifico, deve essere ricordato che nelal monografia IARC, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, sul tema dell’amianto, è precisato che non c’è un limite che esclude il rischio.

Quindi, tutte le esposizioni ad amianto sono lesive per la salute umana.

Il libro bianco delle morti di amianto in Italia

Gli effetti sulla salute, più che dannosi, dell’amianto sono tali per i quali è urgente la bonifica. Questi materiali, e cioè minerali, silicati fibrosi, hanno avuto in Italia circa 3000 applicazioni. Tanto è vero che i minerali di amianto e quindi le fibre asbestiformi sono stati utilizzati prima di tutto in forma di cemento amianto. Ma non solo, i minerali di asbesto sono stati utilizzati anche nelle coebentazioni, e nella realizzazioni di altri prodotti.

Stephan Schmidheiny: l’eternit continua ad uccidere

La formula era quella dell’eternit. Si tratta di amianto in matrice compatta, per realizzare onduline per i tetti, tubi, etc. Con questo termine si indica anche la multinazionale omonima che in Italia ha provocato migliaia di vittime. Così a Casale Monferrato, piuttosto che a Bagnoli, e negli altri tre stabilimenti Eternit in Italia. Tanto è vero che il suo amministratore e proprietario Stephan Schmidheiny è stato sottoposto a diversi processi penali.

Questa formula del cemento amianto è stata utilizzata anche da altre aziende in Italia e comunque per eternit si intende spesso e comunemente anche l’amianto. Ecco perché prevenzione amianto può essere tradotta anche come prevenzione eternit.

In Italia, il magnate Stephan Schmidheiny è stato sottoposto a diversi procedimenti penali. I filoni di eternit bis hanno portato alla condanna in secondo grado. Tuttavia, per vincere la presunzione di innocenza, è necessaria la condanna in cassazione.

Prevenzione amianto e il libro bianco delle morti di amianto

Purtroppo, l’amianto è stato posto al bando in Italia, solo con la legge 257 del 1992. Quindi, fino a quella data l’amianto è stato estratto e lavorato e utilizzato per la produzione. Purtroppo, perfino le scuole e gli ospedali sono stati contaminati con questo killer. Le bonifiche hanno riguardato una minima parte di materiali di amianto. I tempi di latenza sono molto lunghi e possono giungere anche a sfiorare i 60 anni con un minimo di 10. Questo quadro emergenziale ha trovato ulteriore conferma nella pratica quotidiana. Nel 2023, più di 7000 persone solo in Italia hanno perso la vita per malattie asbesto correlate.

Per saperne di più consulta Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“, di cui è autore l’avv. Ezio Bonanni.

Prevenzione amianto e malattie asbesto correlate

L’amianto ha capacità fibrogene e cancerogene. Prevenire l’esposizione si traduce nell’evitare danni alla salute che sono prima di tutto infiammatori. Infatti, le fibre di amianto, inalate e ingerite, hanno la capacità di infiammare, con reazioni meccaniche e autoimmuni. La prima manifestazione patologica indotta dalle fibre di amianto è quindi l’infiammazione della pleura e del polmone. Prima di tutto, dunque, ispessimenti pleurici e placche pleuriche, e poi asbestosi, quella iniziale. Nel tempo, le fibre di asbesto inducono cancro del polmone, della laringe e delle ovaie oltre al mesotelioma. Quest’ultimo è il tumore delle sierose, prima di tutto il mesotelioma pleurico, e poi quello peritoneale, pericardico e del testicolo. Inutile dire che, purtroppo, le malattie asbesto correlate hanno un indice di sopravvivenza molto basso. Per il mesotelioma possono bastare solo pochi mesi per uccidere la vittima anche se giovane e in buona salute.

Prevenzione amianto e prevenzione primaria

Il primo livello riguarda l’informazione, l’ambiente e gli stili di vita, tutti aspetti fondamentali e che, se rispettati, andrebbero a compensare tantissimi casi di malattia e decessi. La più importante nel caso dell’amianto è la bonifica: evitare del tutto l’esposizione alla sostanza nociva previene i danni. L’App Amianto può rappresentare un valido strumento di prevenzione, visto che presenta una mappatura dei siti ancora contaminati.

Purtroppo quando non è possibile difendersi nell’immediato, deve scattare un secondo livello di prevenzione che è appunto la prevenzione secondaria. Esso è relativo alla tutela della salute e consiste, per esempio nel caso dei lavoratori a contatto con l’amianto, in una sorveglianza sanitaria regolare e specifica. Il terzo e ultimo livello di prevenzione, che è la prevenzione terziaria, riguarda gli aspetti legali e assistenziali per la persona e i suoi familiari. Questa pagina rappresenta un punto informativo, una guida generale su questi aspetti.

Prevenzione amianto: come bonificare l’asbesto-amianto

La bonifica è un processo da accelerare per permettere l’abbattimento delle esposizioni. Essa avviene con diverse tecniche e se ne possono occupare solo ditte specializzate:

  • Incapsulamento: sulle superfici si rilascia un liquido aggrappante che evita il rilascio di fibre nell’aria
  • Confinamento: si isola l’ambiente contaminato
  • Rimozione con smaltimento: soluzione definitiva che elimina completamente i materiali.

Prevenzione secondaria: diagnosi precoce e cura

Una diagnosi precoce molto spesso salva la vita delle persone, anche se purtroppo non è sempre così come nel caso dei vari tipi di mesotelioma, patologie gravissime per le quali solo in tempi recenti si stanno trovando nuove cure in grado di aumentare l’aspettativa di vita dei pazienti. Per questo motivo – per accorgersi immediatamente se qualcosa non va, al di là di eventuali sintomi che possono allarmare e mettere in guardia – è necessario attuare una protezione dei lavoratori attraverso una sorveglianza sanitaria mirata, oltre che una adeguata formazione e informazione. Siamo nella fase della prevenzione secondaria.

Anche il monitoraggio dell’ambiente lavorativo, per mantenere le condizioni di sicurezza, è fondamentale. In Italia tutte le norme in materia sono raccolte nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza del Lavoro. Chi per lavoro si trova a contatto con sostanze nocive, mutagene o cancerogene, deve essere sottoposto a controlli medici frequenti e con cadenza regolare. Solo così è possibile infatti diagnosticare patologie o individuare eventuali neoplasie appena formate, aumentando le possibilità di guarigione e sopravvivenza dei pazienti.

Prevenzione amianto terziaria: epidemiologia e tutela dei diritti

Riguardo alla tutela dei diritti, siamo nell’ambito della prevenzione terziaria. Essa consiste nella tutela legale delle vittime che sono state esposte agli agenti cancerogeni come l’amianto. E’ fondamentale accertare il nesso causale. Quest’ultimo è il collegamento tra l’esposizione e la malattia. Senza questa prova non si ottiene il risarcimento.

L’INAIL ha previsto tre liste in cui patologie ed esposizione ad agenti nocivi sono correlati per livelli di probabilità di nesso causale: più di 400 sono le patologie riconosciute. Per quanto riguarda il mesotelioma, l’INAIL pubblica il rapporto del RENAM. Nel settimo rapporto, il settore più rilevante è quello dell’edilizia. Inoltre, un ruolo fondamentale si lega alle forze armate come al settore dei rotabili ferroviari.

Il tema si pone quindi per il riconoscimento dei diritti delle vittime e dei loro famigliari.

Prevenzione amianto: INAIL e datori di lavoro

Poiché l’amianto continua ad uccidere, principalmente in seguito a malattie professionali, si pone il problema della epidemiologia e della tutela dei diritti delle vittime. I lavoratori vittime amianto hanno diritto alle prestazioni in caso di malattia professionale asbesto correlata. Alcune di queste patologie asbesto correlate sono inserite nella Lista I. In questo caso, sussiste la presunzione legale di origine. Poi, ci sono quelle della Lista II, che contiene patologie con limitata correlazione all’esposizione a determinati agenti. Infine, la Lista III è quella con le minori probabilità di nesso causale.

Sono inserite nella Lista I per esposizione ad amianto l’asbestosi polmonare, tumore del polmone, i tipi vari mesoteliomi, placche e/o ispessimenti della pleura. Più recentemente anche il cancro della laringe e il cancro delle ovaie. In questi casi, le vittime o in caso di decesso i loro superstiti, debbono essere indennizzati.

Con il riconoscimento della malattia professionale scatta l’indennizzo Inail (danno biologico oltre 6%) oppure la rendita mensile (oltre 16%; reversibile eredi). Al di sotto del 6% l’indennizzo è dovuto dal datore di lavoro, in quanto si applica la franchigia Inail.

Prevenzione amianto e la tutela risarcitoria

Come abbiamo già accennato, le esposizioni ad amianto si sono verificate principalmente sui luoghi di lavoro. Poiché i tempi di latenza sono molto lunghi e tenendo conto che le bonifiche sono ancora in corso e le esposizioni proseguono l’epidemia amianto prosegue. Per questi motivi, è fondamentale la prevenzione amianto di natura primaria. Tuttavia, in caso di esposizione, ma a maggior ragione in caso di danno alla salute, occorre la tutela risarcitoria. Quest’ultima, infatti, si aggiunge a quella dell’indennizzo INAIL. Quindi, il datore di lavoro deve corrispondere alla vittima i cosiddetti danni differenziali. Nelle recenti pronunce della Corte di Cassazione questo principio è stato ribadito. A titolo di esempio, è sufficiente ricordare Cass. Sez. Lav. Sent. 35228/2022, con la quale è stabilito il principio che debbono essere risarciti anche i danni tanatologici e catastrofali. In buona sostanza, anche in caso di decesso, il risarcimento non può essere solo simbolico.

La rendita INAIL si scomputa solo per poste omogenee, e quindi tutti gli altri danni non coperti da assicurazione INAIL debbono essere integralmente risarciti.

Amianto e i danni risarcibili: le tutele

L’Inail non indennizza il danno morale (sofferenza psichica per il danno subìto) ed esistenziale (peggioramento qualità della vita). Quindi, questi danni devono essere richiesti al datore di lavoro. Inoltre, per il caso di decesso, possono essere richiesti sia il danno catastrofale (sofferenza psichica durante il fine vita) che quello tanatologico (perdita del bene vita). Questi vanno risarciti per intero; danno biologico e da diminuita capacità lavorativa invece per differenza rispetto a quanto già erogato dall’Inail. In caso di morte, le somme si liquidano ai congiunti, che a loro volta possono agire iure proprio.

Danni amianto e mancata prevenzione, il caso Italia

Tra i cancerogeni accertati c’è l’amianto, in tutte le sue forme, come confermato nella monografia. Le fibre di cui si compone l’amianto infatti si sfaldano in particelle sempre più sottili e possono restare sospese in aria anche per molte ore. L’esposizione a tali fibrille mette a serio rischio la salute delle persone perché possono essere respirate o ingerite insieme all’acqua potabile. L’elenco delle patologie asbesto correlate è purtroppo molto lungo.

Quello dei ritardi è un punto chiave che dovrebbe risolvere la politica che è nelle istituzioni. Purtroppo, a più di 31 anni dall’entrata in vigore della legge 257/92, sono circa 1 milione i siti e micrositi in Italia con amianto. Il problema amianto si deve risolvere non in sede giudiziaria ma con la bonifica. Al di là della normativa, è decisiva la cultura, quella della legalità piuttosto che della tutela della salute.

Prevenzione amianto: Direttiva 22 novembre 2023: 2023/2668/Ue

Si deve osservare che la Direttiva Parlamento e Consiglio UE 2023/2668/Ue ha modificato i limiti di soglia, riducendo a 10 fibre/lt rispetto alle 100 fibre/lt della precedente direttiva. Finalmente, il Parlamento Europeo ha approvato le “Modifiche alla direttiva 2009/148/Ce sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con l’esposizione all’amianto durante il lavoro“. Quindi, in questo modo sono state assunte delle iniziative importanti per la tutela dei lavoratori dal rischio amianto. Si tratta di un passo ulteriore della strategia europea per la rimozione dell’amianto – European Strategy for the Removal of All Asbestos (ESRAA). La rimozione totale dell’asbesto è l’unico modo per fermare questo killer silenzioso.

Tutela legale per lavoratori e Vittime del Dovere

Proprio il tema dell’amianto è chiave per la tutela delle vittime del dovere. Infatti, in molti casi, l’esposizione ad amianto è la conseguenza di particolari condizioni ambientali ed operative. Siamo nell’alveo della equiparazione alle vittime del dovere. Questa tutela fu introdotta per le vittime amianto nella Marina Militare. Così, con l’art. 20 della legge 183 del 2010. Fu, questo, un primo passo. Infatti, successivamente grazie all’azione dell’avv. Ezio Bonanni le tutele sono state estese a tutte le forze armate.

Quando vi è il riconoscimento di un malattia professionale, scattano una serie di diritti e di possibili riconoscimenti che è bene tenere a mente e per l’ottenimento dei quali, potrebbe essere necessario l’aiuto di un legale esperto.

Causa di servizio e Vittime del Dovere

Per il riconoscimento malattia professionale i dipendenti pubblici possono avviare la causa di servizio. Chi opera o ha operato nelle Forze Armate o nel Comparto Sicurezza, può ottenere lo status di vittima del dovere e le relative speciali prestazioni:

  • vitalizio di 500€ al mese;
  • speciale vitalizio di 1.033€ al mese;
  • esenzione dal ticket sanitario;
  • esenzione Irpef pensioni;
  • due annualità di pensione per gli aventi diritto alla reversibilità;
  • per il coniuge o i figli in caso di decesso della vittima o di suo impedimento permanente al lavoro, c’è la possibilità di ottenere un lavoro per assunzione a chiamata diretta con diritto di precedenza su altre categorie;
  • accesso a borse di studio;
  • assistenza psicologica; 
  • dall’80% di invalidità o per inidoneità al servizio: speciale elargizione di 200.000€ e rivalutazione monetaria; oppure 2.000€ per punto percentuale, più rivalutazione monetaria.

Prevenzione amianto e pre-pensionamento

Per quanto riguarda l’aspetto previdenziale, invece, l’Inps invece deve ricalcolare i contributi del periodo di esposizione. Il coefficiente fissato è 1,5, si avrà quindi una maggiorazione contributiva del 50% nel periodo riconosciuto. Il lavoratore potrà raggiungere il prepensionamento, o in alternativa ottenere una pensione di inabilità amianto; per quest’ultima la richiesta va inoltra entro il 31 marzo 2023 e non è cumulabile con altri trattamenti.

In caso di decesso della vittima, i familiari potranno chiedere la reversibilità di rendita/pensione. Se invece si tratta di un lavoratore già in pensione, si può chiedere una giusta rivalutazione del trattamento utilizzando il coefficiente per la malattia professionale nel periodo riconosciuto.

Prevenzione amianto: ottieni una consulenza gratuita

L’Osservatorio Vittime del Dovere APS assiste le vittime e i loro familiari. L’associazione si avvale di questa testata giornalistica “Diritto alla Salute“. Così, in questo modo, tutti possono essere informati. La tutela della salute e il diritto alla salute si lega quindi all’informazione. Essere informati è il primo passo per la prevenzione amianto.

Per ottenere una consulenza gratuita sulla prevenzione amianto, puoi contattare l’800.034.294. In questo modo puoi chiedere la tua consulenza gratuita.

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