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Tra il 2018 e il 2021 in Europa c’è stata una maggiore trasmissione HIV di quanto diagnosticato. E si vive senza diagnosi anche 8-10 anni, contribuendo così alla diffusione del virus in maniera spesso inconsapevole. La sottodiagnosi purtroppo sta allontanando l’OMS dal suo obiettivo di mettere un freno definitivo all’AIDS entro il 2030.

Ad evidenziarlo, la stessa Organizzazione mondiale della Sanità in occasione della pubblicazione dei dati del 2021. Il reportSorveglianza dell’HIV/AIDS in Europa: dati 2022-2021” è l’ultimo di una serie pubblicata, in maniera congiunta, dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (‎ECDC)‎ e dall’Ufficio regionale dell’OMS per l’Europa.

La trasmissione HIV rimane un grave problema di salute pubblica e colpisce più di 2,3 milioni di persone nella regione europea dell’OMS; in particolare nella parte orientale della regione” – ha sottolineato l’OMS. Quasi 107.000 persone hanno ricevuto diagnosi di sieropositività per l’HIV nella regione europea nel 2022, di cui circa 17.000 in Unione europea/Spazio economico europeo (UE/SEE).

Al contrario, nell’ultimo decennio, il numero di diagnosi è stato leggermente superiore rispetto alla trasmissione HIV, “il che indica – spiega ancora l’OMS – che il numero di persone che convivono con l’HIV non diagnosticato sta probabilmente diminuendo in molti di questi Paesi. Si stima che ancora 1 persona su 8 che vive con l’HIV nell’UE/SEE non sia stata diagnosticata“.

Trasmissione HIV, obiettivo OMS: stop AIDS entro il 2030

L’OMS ha come obiettivo lo stop all’AIDS entro il 2030. C’è un però. “Il continuo e diffuso stigma sull’HIV sta dissuadendo le persone dal sottoporsi al test e ci sta portando pericolosamente fuori rotta dal raggiungimento del nostro obiettivo per il 2030 di porre fine all’AIDS“. “Dovremmo essere tutti preoccupati” – ha affermato il dottor Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa. “Se vogliamo mantenere la nostra promessa, dobbiamo rendere equo l’accesso ai servizi per l’HIV. Dobbiamo lavorare insieme per assicurarci che nessuno abbia paura di sottoporsi al test, né vergogna, disperazione o isolamento per il proprio status. Tutti, ovunque, dovrebbero essere in grado di ottenere i servizi e le cure rispettose di cui hanno bisogno“.

Test diagnostici precoci e rapido collegamento al trattamento dell’HIV sono i due elementi sui quali punta l’OMS per correggere il tiro sulle diagnosi e per migliorare l’accesso alle cure; ma soprattutto per limitare la trasmissione HIV tra gli individui e quindi provocare nuove infezioni.

In assenza di test HIV regolari per le persone più a rischio, può trascorrere un lungo periodo di tempo tra l’infezione da HIV e la diagnosi. Questo non va bene per le persone, poiché hanno maggiori possibilità di malattie gravi e persino di morte se diagnosticate in ritardo. Inoltre, non fa bene alla salute pubblica, poiché gli individui positivi non trattati possono inconsapevolmente trasmettere l’HIV ai loro partner sessuali” – ha spiegato la dott.ssa Andrea Ammon, direttrice dell’ECDC.

Diagnosi HIV: quasi 17mila nuovi casi nel 2021

Rispetto ai livelli prepandemici, nel 2021 sono state rilevate circa il 25% di diagnosi HIV in meno. Nel 2021 ogni giorno c’è stata una media di 300 nuovi casi al giorno: il dato è relativo a 46 dei 53 Paesi della regione europea. Sono state 106.508 le nuove diagnosi nella regione, di cui 16.624 provenienti da paesi dell’UE/SEE.

Poco più della metà di quelli con nuova diagnosi nel 2021 aveva una conta di cellule CD4 inferiore a 350 per millimetro cubo (mm3) al momento della diagnosi, indicando che molto probabilmente avevano convissuto con l’HIV non diagnosticato per un massimo di otto o 10 anni. Di questi, poco più di un terzo aveva un’infezione da HIV più avanzata con una conta di cellule CD4 inferiore a 200/mm3“.

L’impatto negativo sui test diagnostici per HIV è dovuto anche alla pandemia da Covid-19, che ha sovraccaricato i sistemi sanitari e reso meno accessibili i centri di riferimento per la diagnosi e la cura.

Trasmissione HIV, come avviene in Europa e in Italia

I dati dell’OMS indicano l’uso di droghe per via parenterale e il sesso tra uomini come fattori di rischio principali nella trasmissione HIV; in calo invece la trasmissione eterosessuale. Il dato regionale è però eterogeneo tra Ovest ed Est Europa. Nella zona occidentale i casi sono in generale diminuzione: l’uso di droghe per via endovenosa è diminuita costantemente dal 2012, così come la trasmissione HIV da relazioni omosex sia tra uomini che tra donne; nella zona orientale invece questi fattori restano alti.

In Italia la prima causa di trasmissione HIV resta il sesso tra uomini; segue il contagio eterosessuale (con più casi tra gli uomini e meno tra le donne); il dato residuale riguarda invece l’infezione dovuta all’uso di droga.

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La situazione in Italia: oltre 1.700 nuove diagnosi

Il 2021 ha fatto registrare in Italia un aumento dei casi rispetto al 2020. Sono state 1.770 le nuove diagnosi di HIV, con un’incidenza di 3 casi ogni 100.000 residenti; contro i 1.303 casi dell’anno precedente (incidenza di 2,2). Il 79,5% delle nuove diagnosi ha riguardato uomini di età mediana di 42 anni. I dati dell’Istituto superiore di Sanità (ISS) hanno rilevato una maggiore incidenza nelle regioni di Lazio, Valle d’Aosta, Toscana, Emilia Romagna. Nonostante l’aumento dei casi, l’incidenza osservata in Italia è inferiore rispetto a quella stimata tra le nazioni dell’Unione Europea (4,3 nuovi casi per 100.000). I nuovi casi di AIDS in Italia sono stati invece 382.

Anche il nostro Paese deve fare di più su prevenzione e lotta al sommerso” – sostiene la LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS). “Quello delle diagnosi tardive è un fenomeno inaccettabile alla luce dei vantaggi che una diagnosi precoce può offrire sia per la salute pubblica, sia per la salute dei singoli“. A sottolinearlo è stata Giusi Giupponi, Presidente nazionale LILA in occasione della Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS. “Un accesso tempestivo alle terapie antiretrovirali, infatti, può preservare al meglio la salute delle persone con HIV e, grazie alla soppressione della carica virale, rendere il virus non trasmissibile ai/alle partner sessuali“.