Negli annali della storia medica, il vaiolo rappresenta uno dei più grandi flagelli che l’umanità abbia mai affrontato. Una volta considerato debellato grazie alla vaccinazione di massa, questa malattia potrebbe ancora rappresentare un pericolo. Il dottor Zhilong Yang, professore associato della Texas A&M School of Veterinary Medicine & Biomedical Sciences, ha partecipato a un comitato nazionale incaricato di studiare la potenziale minaccia di una nuova epidemia. Si parla di una possibile “fuga” accidentale o, di un ancora più allarmante scenario di terrorismo biologico
Storia del vaiolo
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Il vaiolo ha una storia che risale a migliaia di anni fa. Si crede che la malattia abbia tormentato l’umanità fin dall’antichità, con reperti archeologici che suggeriscono la presenza di segni di vaiolo sulle mummie egizie datate a oltre 3000 anni fa. Questa terribile malattia ha lasciato un segno indelebile nella storia umana, con epidemie che hanno causato devastazione in molte civiltà antiche e moderne.
Nella mitologia e nelle leggende, il vaiolo non è spesso menzionato direttamente, ma le malattie cutanee disfiguranti sono state associate a varie credenze e superstizioni. Ad esempio, molte culture antiche, interpretavano le malattie della pelle come punizioni divine o come risultato di malefici o maledizioni.
Le prime vaccinazioni
Le prime forme di vaccinazione risalgono all’antica Cina e all’India, dove si praticava l’inoculazione di materiale infetto sotto la pelle per indurre una forma lieve della malattia e proteggere contro forme più gravi. Questa pratica, sebbene rischiosa, ha tuttavia mostrato una certa efficacia nel proteggere molte persone dalle forme più letali del vaiolo.
Durante il XVIII e XIX secolo, il vaiolo era endemico in molte parti del mondo e ha causato milioni di morti ogni anno. In Europa, in particolare, le epidemie erano frequenti e spaventose, con tassi di mortalità che potevano raggiungere il 30% o più nelle popolazioni non vaccinate.
Nel 1796, il medico britannico Edward Jenner sviluppò il primo vaccino, utilizzando il virus del vaiolo bovino (vaccinia) per immunizzare le persone. Questo segnò l’inizio di una nuova era nella lotta contro il flagello e, alla fine, portò all’eradicazione globale della malattia nel 1980, grazie agli sforzi congiunti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di molti governi nazionali.
L’eradicazione del virus è stata una delle più grandi conquiste nella storia della medicina, tuttavia, attualmente si esprime preoccupazione riguardo al possibile ritorno della malattia infettiva, a causa del rischio di bioterrorismo o di ceppi di vaiolo conservati, incautamente, in laboratori di ricerca.
Il ritorno del vaiolo: complottismo o realtà?
Nel sottobosco dei rischi biologici, c’è chi ipotizza che il flagello possa ritornare a mietere vittime.
Il dottor Zhilong Yang, del Dipartimento di Patobiologia Veterinaria della Texas A&M School of Veterinary Medicine & Biomedical Sciences, ha affrontato l’abisso del possibile. Come membro del comitato che ha dato luce al rapporto “Future State of Smallpox Medical Countermeasures” delle Accademie Nazionali di Scienza, Ingegneria e Medicina (NASEM), Yang e i suoi colleghi hanno tessuto un mosaico di avvertimenti e preparazione, scavando tra le pieghe delle lezioni apprese dalla pandemia di COVID-19 e dai recenti focolai di mpox (vaiolo delle scimmie).
Nuovi casi recenti
A tal proposito, dal 2022 al 2023, è scoppiata un’epidemia di vaiolo delle scimmie in vari Paesi, compresi alcuni non endemici, come quelli dell’Unione Europea. A causarla, il clade II del virus MPXV. L’OMS ha dichiarato l’Mpox un’emergenza di salute pubblica internazionale il 23 luglio 2022.
A livello globale, sono stati segnalati 87.113 casi confermati di Mpox, con 130 decessi, provenienti da 111 Stati membri dell’OMS. L’epidemia ha colpito principalmente Paesi in cui l’Mpox non era mai stato precedentemente documentato. L’Italia ha registrato il suo primo caso il 20 maggio 2022 e ha attivato un sistema di sorveglianza per monitorare la situazione. Fino al 19 maggio 2023, sono stati confermati 957 casi in Italia, di cui 253 collegati a viaggi all’estero.
Sebbene, l’OMS abbia dichiarato la fine dell’emergenza di sanità pubblica internazionale il 11 maggio 2023, sulla base dei rapporti del Comitato di Emergenza del Regolamento Sanitario Internazionale, le prospettive delineate nel rapporto texano fanno tremare le fondamenta della sanità pubblica e della sicurezza globale. Si parla di una possibile “fuga” accidentale o, ancor più allarmante, di un oscuro scenario di terrorismo biologico.
Una questione di sopravvivenza
Ma c’è di più dietro queste parole. Il ritorno del vaiolo non è solo una minaccia diretta, ma apre le porte alla diffusione di altre malattie virali appartenenti alla stessa famiglia.
«I vaccini e i farmaci contro il vaiolo mantengono anche le promesse e le potenzialità per prevenire e curare il vaiolo e altri virus appartenenti alla stessa famiglia di virus del vaiolo. Questa è un’altra ragione importante per cui dovremmo continuare a fare ricerche sui poxvirus e sviluppare contromisure mediche contro il vaiolo, compresa la diagnostica, i vaccini e le terapie». Questo il commento di Yang.
Siamo sicuri di essere al sicuro?
Attualmente, solo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie ad Atlanta, in Georgia, e il Laboratorio di microbiologia applicata a Koltsovo in Russia, custodiscono le raccolte ufficiali del virus responsabile del vaiolo. Questa stretta sorveglianza offre una parvenza di sicurezza contro una potenziale “fuga” accidentale del virus.
Tuttavia, l’ombra della minaccia si allunga oltre i confini di queste sacre roccaforti del sapere. Le sequenze genetiche del virus del vaiolo sono state disseminate nell’oceano digitale della conoscenza pubblica, rendendo teoricamente possibile la ricreazione del virus. La convergenza tra la biologia sintetica e l’intelligenza artificiale alimenta questa possibilità. Cosa decisamente poco rassicurante.
Vaiolo: prevenire è meglio che curare
Davanti a questa prospettiva, Yang sottolinea l’importanza della prevenzione. «Anche un singolo focolaio epidemico di vaiolo rappresenterebbe un disastro di proporzioni globali, quindi la vigilanza è imperativa». «Gli scienziati e i professionisti medici devono essere armati di consapevolezza, poiché i sintomi del vaiolo sono insidiosamente simili a quelli di malattie più recenti. Se il vaiolo dovesse risorgere, dobbiamo essere pronti a riconoscerlo e agire con tempestività».
In definitiva, il confronto con la minaccia del vaiolo non è solo una sfida per la nostra intelligenza e la nostra tecnologia, ma anche un’opportunità per dimostrare la nostra capacità di apprendere dagli errori del passato e di adattarci alle sfide del futuro.
Fonte
Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC)
Laboratorio di microbiologia applicata, Koltsovo, Russia
Materiale fornito dalla Texas A&M University