plastica in spiaggia

Plastica in spiaggia: la più presente tra i rifiuti che si trovano nei lungomare italiani. Ad ogni passo che facciamo, possiamo contare in media 8 rifiuti: 834 ogni 100 metri, per la precisione. La stima è di Legambiente, che anche quest’anno ha indagato sullo stato delle spiagge italiane con l’indagine Beach Litter. Ad effettuare il monitoraggio, come sempre, centinaia di volontari dell’associazione ambientalista.

La plastica usa e getta è la fonte principale di inquinamento del mare: rappresenta il 46% dei rifiuti più trovati, sia sotto forma di frammenti che di piccoli oggetti come tappi e anelli, ma anche cotton fioc, cannucce, agitatori per cocktail e contenitori per alimenti.

Il nostro Paese – spiega Legambiente – è da tempo all’avanguardia e leader nella lotta alla plastica monouso e nel contrastare il marine litter con norme nazionali, come ad esempio il divieto dei sacchetti di plastica e dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili e il divieto all’uso di microplastiche nei prodotti cosmetici da risciacquo, riprese poi dalla direttiva europea. Ma nella lotta alla plastica monouso non bisogna abbassare la guardia, anzi l’impegno per ridurla da qui ai prossimi anni, promuovendo sempre di più il riutilizzabile, dovrà continuare con più forza e determinazione di prima anche perché con la pandemia, purtroppo, sono tornati prepotentemente gli oggetti di plastica usa e getta“.

Plastica in spiaggia: i dati di Beach Litter

Il dato considerato “accettabile” dall’Europa è di 20 rifiuti abbandonati ogni cento metri. L’Italia con i suoi 834 è ben al di fuori di questa soglia.

I dati parlano di un totale di 44.882 rifiuti censiti, in un’area di 217mila metri quadrati. Sono state 53 le spiagge monitorate in 14 regioni diverse. I volontari hanno esaminato i tratti marini di Lazio, Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli, Marche, Lombardia, Sicilia, Sardegna, Puglia e Veneto.

L’84% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge italiane sono stati quelli di plastica; a seguire il metallo (4,5%), la carta (4,3%) e il vetro (3,5%). Tantissimi anche i mozziconi di sigaretta, i pezzi di polistirolo e le stoviglie usa e getta.

L’indagine Beach Litter – fa sapere Legambiente – rappresenta una delle più grandi esperienze di citizen science a livello internazionale, grazie all’impegno dei volontari e delle volontarie. Il protocollo utilizzato è sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, cui diverse associazioni comunicano i dati raccolti, con l’obiettivo di creare uno dei più ampi database sui rifiuti spiaggiati costruiti dai volontari a livello europeo“.