Negli ultimi anni, il dibattito sul digiuno intermittente ha infiammato la comunità scientifica e il pubblico in generale. Mentre alcuni studi suggeriscono che il digiuno prolungato possa offrire numerosi benefici per la salute, una nuova ricerca solleva dubbi su questa pratica millenaria

Breve excursus storico sulla pratica del digiuno

Yogi indiani: la pratica ha origini antichissime

La pratica del digiuno ha radici antichissime. Nella Bibbia viene menzionata 74 volte. 

Nel Libro dell’Esodo (24,18; 34, 28) si racconta ad esempio che Mosè digiunò per 40 giorni e 40 notti prima di ricevere le tavole dell’alleanza dal Signore. 

Nella Grecia, intorno al 500 a.C. la pratica era assai diffusa. Uno dei primi fautori dell’astensionismo alimentare fu Pitagora di Samo.

La leggenda narra che, in vista di un esame all’Accademia di Alessandria digiunò per quaranta giorni consecutivi. In seguito, impose il regime a tutti i suoi allievi, quale condizione per essere ammessi nella sua scuola.

Anche i filosofi Platone e Aristotele erano soliti digiunare regolarmente per migliorare la salute fisica e il benessere psicologico. 

Gli studi sul digiuno proseguirono, e fu il medico greco Ippocrate di Coo, considerato il padre della medicina scientifica, a prescriverlo per scopi terapeutici ai suoi pazienti.

Nel propagandarlo, lo definì come “il regime nelle malattie acute” , cioè come un metodo in grado di sconfiggere gli stati acuti di una malattia, da abbinare all’assunzione di tisane d’orzo. 

Anche in Asia gli yogi indiani si sottopongono fin da tempi antichi a digiuni prolungati, mentre i maestri taoisti lo impongono agli allievi prima di introdurli alle tecniche più avanzate.

Nel Rinascimento, il grande medico Teophrast Bombast von Hohenheim, più noto come Paracelso (1493-1541) lo definì “il miglior dottore interiore”.

E oggi? Fautori e detrattori del digiuno

Per la corrente “igienista” e non solo, il digiuno terapeutico, rappresenta una sorta di accelerazione depurativa, una “sala operatoria senza bisturi”.

Molti credono che il digiuno intermittente possa portare a una serie di vantaggi, tra cui la perdita di peso, il controllo della pressione sanguigna e persino il rallentamento del processo di invecchiamento. 

Ovviamente, e qui siamo tutti d’accordo, gli esperti sconsigliano il fai da te…

C’è chi ritiene invece che la pratica comporti una serie di rischi.

A sostenerlo, uno studio della Queen Mary University di Londra condotto in Europa e nel Regno Unito.

Ma veniamo ai risultati dello studio. Attraverso prelievi di sangue effettuati prima, durante e dopo una settimana di digiuno solo a base di acqua, i ricercatori hanno osservato profondi cambiamenti sistemici” nei livelli di proteine in tutti i principali organi.

«Per la prima volta, siamo in grado di vedere cosa sta succedendo a livello molecolare in tutto il corpo quando digiuniamo».

A spiegarlo Claudia Langenberg, epidemiologa coinvolta nello studio.  «I nostri risultati forniscono prove dei benefici per la salute del digiuno oltre la perdita di peso, ma questi erano visibili solo dopo tre giorni di restrizione calorica totale – più tardi di quanto pensassimo in precedenza».

Tradotto in parole povere?

Digiuno terapeutico: fautori e detrattori

I ricercatori insomma, da una parte, ammettono che il digiuno prolungato potrebbe offrire vantaggi oltre la semplice riduzione calorica, con particolari benefici osservati per lartrite reumatoide e la salute cardiovascolare. Tuttavia, sottolineano che la maggior parte delle proteine ritorna ai livelli normali una volta ripreso il normale regime alimentare.

Quanto ai rischi, sempre secondo gli esperti, privare il corpo umano di calorie per lunghi periodi di tempo potrebbe provocare  una grave disidratazione, poiché il cibo contribuisce al 20% del nostro apporto di liquidi giornaliero.

Necessità di ulteriori approfondimenti

Ma tranquillizziamo quanti seguono la rigorosa disciplina: uno studio condotto su un esiguo campione di individui non basta a demolire la pratica. È fondamentale continuare la ricerca su una scala più ampia.

Solo attraverso ulteriori ricerche si potrà effettivamente comprendere appieno il potenziale del digiuno per la salute umana e relative controindicazioni.