Circa un milione e mezzo di persone in Italia soffre di depressione. La diagnosi non basta a guidare la scelta dell’intervento terapeutico. Sono necessari interventi personalizzati. Lo ha ribadito Mario Maj, past-president della Società Mondiale di Psichiatria e presidente del 13esimo Congresso della Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), in corso a Napoli fino al 28 ottobre.
«La pura e semplice diagnosi di depressione non è assolutamente sufficiente a guidare la scelta dell’intervento terapeutico. Affermare che ‘la depressione si cura con i farmaci’, o che ‘la depressione si cura con la parola’, semplicemente non ha senso”», ha spiegato il professor Maj al Congresso. Ha aggiunto: «Il piano terapeutico va impostato sulla base della caratterizzazione clinica del singolo caso».
Non sempre il primo trattamento farmacologico funziona
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Nonostante i nuovi farmaci introdotti e le nuove terapie per le sindromi depressive, oggi si stima che tra il 30 e il 55% dei pazienti che ricevono un primo intervento farmacologico non risponde in modo soddisfacente.
I motivi sono diversi. Può dipendere dal fatto che non è stata attuata un’adeguata caratterizzazione clinica. Di conseguenza, il farmaco prescritto non era quello più adatto a quel determinato paziente. Oppure non si è considerata l’opzione di una psicoterapia. Ma potrebbero anche essere stati trascurati i “fattori aspecifici” che condizionano l’esito di tutti gli interventi terapeutici. Tra questi: la relazione che si stabilisce tra il paziente e il terapeuta e il contesto familiare e socio-culturale in cui viene attuato l’intervento.
Depressione, i parametri da considerare
Di fronte a una persona che soffre di depressione, uno tra i primi parametri da considerare è l’entità della condizione depressiva. Bisogna valutare se sia lieve, moderata o grave. Nella depressione grave è quasi sempre necessario l’intervento farmacologico.
Va anche considerato il sottotipo della depressione. Per esempio, quella melancolica e la psicotica richiedono interventi specifici. Inoltre, bisogna definire il profilo sintomatologico del singolo caso. Valutare, per esempio, se prevale una inibizione psicomotoria o l’ansia, in modo da scegliere farmaci differenti.
Anche le esposizioni ambientali recenti e lo stile cognitivo del paziente possono orientare la scelta della psicoterapia. Si può scegliere quella interpersonale nel caso di problemi o conflitti interpersonali che contribuiscono a precipitare o a mantenere la condizione depressiva. Oppure preferire la psicoterapia cognitiva, se è presente uno stile cognitivo disfunzionale.
Le nuove frontiere della ricerca sulla depressione
Gli studi scientifici sulla depressione, e sulle possibili cure, vanno avanti in tutto il mondo. Attualmente molti ricercatori si stanno concentrando sulla ricerca di marcatori biologici che possano guidare la scelta dell’intervento terapeutico.
Per esempio, in alcuni casi di depressione è presente una componente infiammatoria. La prova è nell’aumento dei livelli ematici della proteina C-reattiva e delle citochine pro-infiammatorie. Gli esperti sperano che in un futuro non lontano la caratterizzazione del paziente con depressione, ai fini della scelta dell’intervento terapeutico, possa avere anche una componente biologica.
L’importanza di un corretto stile di vita
Spesso la depressione si accompagna a uno stile di vita non salutare: poca o nessuna attività fisica, dieta sbagliata, uso di sostanze. In questi casi aumentano le probabilità che si sviluppino patologie fisiche concomitanti, come diabete, cardiopatie e ipertensione. Da qui l’esigenza di promuovere nei pazienti con diagnosi di depressione l’adozione di uno stile di vita salutare.