In Italia, la quota di quanti possiedono degli apparecchi acustici (AA) tra coloro che ne avrebbero bisogno è pari a circa il 35%. Ovvero a oltre 2,5 milioni di individui. Sono, dunque, numerose le persone che, soprattutto per problemi economici, non riescono ad acquistarlo. In Italia, infatti, i prezzi degli AA sono più alti rispetto ad altri Paesi.
Il 12 settembre 2023, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) ha avviato un’indagine per approfondire i mercati degli AA in Italia.
Nel provvedimento si evidenziava che gli AA possono costituire una significativa voce di spesa per i singoli consumatori. Ma anche per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e per i Sistemi Sanitari Regionali (SSR) quando chiamati a coprire almeno in parte le spese di acquisto. Ciò in base alla normativa vigente in materia di Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Rendere noto al pubblico il prezzo del dispositivo
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L’indagine ha rilevato una “scarsa trasparenza delle condizioni commerciali praticate al pubblico. I consumatori hanno difficoltà nell’ottenere informazioni chiare sia di tipo tecnico sia sul prezzo dell’apparecchio e dei servizi connessi. Questi di solito sono venduti abbinati e senza alcuna distinzione”.
L’Autorità ha così segnalato a Parlamento, ministero della Salute, ministero dell’Economia, Agenas, Regioni e Province Autonome “l’opportunità di garantire una chiara e distinta indicazione al pubblico del prezzo del dispositivo rispetto a quello dei relativi servizi offerti all’utilizzatore”.
Il costo dei dispositivi e delle prestazioni connesse
Il prezzo medio di un singolo AA in Italia può essere indicativamente stimato in un intervallo compreso tra circa 1.500 e 2.100 euro.
Più della metà dei portatori di AA ha un trattamento che riguarda entrambe le orecchie (binaurale). In tali casi, la spesa è doppia rispetto al valore indicato, che comprende sia la fornitura del dispositivo medico (l’AA) sia quella delle prestazioni connesse.
Per quanto riguarda gli apparecchi acustici forniti dal SSN, dall’indagine sono “emerse gravi difficoltà nelle procedure di acquisto pubblico, dovute a una normativa poco chiara. Questa ha pregiudicato l’effettiva attuazione dei LEA, oltre alla forte opposizione dei principali operatori commerciali”.
Problemi di udito e invecchiamento della popolazione
Con specifico riferimento all’Italia, stime riportate da fonti ministeriali indicano che avrebbero problemi d’udito 7 milioni di italiani, corrispondenti a oltre il 12% della popolazione.
C’è, tuttavia, una significativa differenziazione dell’incidenza tra le classi di età. Meno del 10% nella classe di età 13-45 anni, fino al 25% tra chi ha dai 61 agli 80 anni, fino al 50% tra gli ultraottantenni. Il numero di persone con problemi di udito in Italia registra peraltro una tendenza all’aumento nel tempo, in ragione del progressivo invecchiamento della popolazione.
L’età è, infatti, un fattore di rischio rilevante per i problemi di udito.
Un ruolo significativo deve essere riconosciuto anche ai fattori ambientali (esposizione ai rumori negli ambienti di vita e di lavoro) sul complesso dei cittadini.
La posizione dell’Italia sul sostegno economico pubblico
L’Italia si colloca in una posizione medio-bassa rispetto al grado di sostegno finanziario pubblico. Ciò soprattutto in ragione degli stringenti requisiti previsti, che riducono la platea di possibili beneficiari del rimborso pubblico.
Il tasso di adozione di AA in Italia è pari a circa il 35% degli aventi bisogno. Tasso più basso rispetto a quello osservato in Paesi dove vi è un maggior sostegno da parte del SSN (qui arriva a circa il 50%).
Motivazioni di natura finanziaria hanno un ruolo nelle decisioni di acquisto di un AA. Un’indagine campionaria sul mercato italiano ha evidenziato come la mancata disponibilità economica si annoveri da quasi due su tre dei rispondenti.
Affinché le forniture pubbliche possano tornare a un regime “a tariffa” l’Autorità ritiene che “le amministrazioni interessate possono svolgere gare”.
L’Antitrust ritiene “opportuno assegnare l’importo del rimborso direttamente all’assistito attraverso l’introduzione di un “voucher” o “buono-udito”.
Le misure individuate e promosse dall’OMS
Le conseguenze della perdita dell’udito, ove non identificata e affrontata, sono vaste.
Gli effetti si ripercuotono su linguaggio, istruzione, benessere psicosociale, indipendenza economica, e in generale sulla qualità della vita degli individui.
L’OMS stima che alla perdita dell’udito non affrontata sia associato un costo globale di poco inferiore ai mille miliardi di dollari l’anno.
Nella prospettiva di mitigare tale impatto, l’OMS ha individuato e promosso una serie di misure. Esse comprendono il rafforzamento dell’attività di screening per la diagnosi tempestiva. Ma anche misure atte ad ampliare l’accesso alle tecnologie per migliorare o abilitare la percezione uditiva (c.d. pacchetto H.E.A.R.I.N.G.).
Tra le tecnologie, gli AA sono considerati un’opzione efficace, non invasiva e a basso rischio nell’ambito del percorso di riabilitazione dell’udito.