L’asma, una malattia respiratoria che affligge milioni di persone in tutto il mondo, ha da sempre confuso medici e ricercatori e attualmente i farmaci si concentrano principalmente sul trattamento dei sintomi. Tuttavia, una nuova ricerca, pubblicata su Science, ha indagato sulle origini degli attacchi asmatici e potrebbe rivoluzionare il modo in cui la malattia viene trattata. La scoperta, emersa da un modello murino, si concentra sulla prevenzione degli attacchi piuttosto che sulla gestione dei sintomi

Asma: un rompicapo 

Asma: le sue origini sono incerte. Diversi fattori possono scatenarla

Quando si parla di asma, non è possibile definire con certezza una causa unica di origine. Diversi fattori giocano un ruolo importante, come la familiarità per la patologia, le allergie e l’ipersensibilità a sostanze irritanti. Anche virus e batteri possono provocare infiammazioni delle vie aeree scatenando crisi asmatiche nei soggetti predisposti.

Durante la gravidanza, circa un terzo delle donne asmatiche subisce un peggioramento della malattia. Anche l’esercizio fisico può essere uno stimolo per indurre o riacutizzare un episodio asmatico, noto come asma da sport.

Fattori di rischio 

Anche le allergie possono provocare attacchi di asma

I fattori di rischio possono essere suddivisi in fattori individuali e ambientali. L’atopia (predisposizione del soggetto a manifestare reazioni anafilattiche determinate dal contatto) e l’iperresponsività delle vie aeree sono considerati fattori individuali. Tra i fattori ambientali rientrano allergeni, fumo di tabacco, inquinamento atmosferico, infezioni delle vie respiratorie e fattori socio-economici.

Importanza della predisposizione genetica

Anche la predisposizione genetica gioca un ruolo significativo nell’insorgenza dell’asma. Studi hanno dimostrato che questa componente ereditaria incide approssimativamente per il 30-60%, con la madre che ha un ruolo preponderante, soprattutto se l’asma o l’atopia sono presenti in entrambi i genitori.

Cura e trattamento dell’asma

Ad oggi, il trattamento dell’asma si basa sull’uso di farmaci antiasmatici di fondo, da assumere continuamente per mantenere la malattia sotto controllo, e farmaci al bisogno, da prendere solo quando necessario. 

I cosiddetti farmaci inalatori, permettono al medicinale di raggiungere rapidamente le vie respiratorie. I broncodilatatori e i corticosteroidi sono i più utilizzati per il controllo dei sintomi e dell’infiammazione delle vie aeree. Oggi tuttavia arrivano nuove speranze.

Nuove prospettive all’orizzonte 

Una nuova ricerca sull’asma, condotta dal professor Jody Rosenblatt del King’s College di Londra ha rivelato una scoperta rivoluzionaria. 

Gli scienziati hanno scoperto che durante un attacco d’asma, un fenomeno noto come broncocostrizione causa un’espulsione eccessiva delle cellule epiteliali che rivestono le vie aeree. Questo danneggia la barriera protettiva delle vie aeree, provocando infiammazione e secrezione di muco, i sintomi che rendono così difficile la respirazione durante un attacco d’asma.

Ebbene, secondo gli studiosi, la chiave per fermare gli attacchi asmatici potrebbe risiedere nell’intercettare proprio il processo cellulare fondamentale che causa danni e infiammazione.

La ricerca ha anche individuato un composto chimico, il gadolinio, in grado d bloccare efficacemente questo processo di estrusione cellulare. 

Gli scienziati manifestano ottimismo

«Lo studio ci ha fornito una nuova prospettiva sul meccanismo che causa danni e infiammazione durante un attacco d’asma. Il blocco dell’estrusione cellulare potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento dell’asma, offrendo nuove speranze per milioni di persone che lottano con questa malattia debilitante». Questo il commento di Rosenblatt.

Il professor Chris Brightling dell’Università di Leicester, coautore dello studio, ha commentato: «Questa scoperta apre nuove strade per lo sviluppo di trattamenti più efficaci per l’asma. Comprendere il ruolo dell’estrusione cellulare potrebbe portare a terapie mirate che affrontano le cause sottostanti della malattia, anziché solo i sintomi».

La dottoressa Samantha Walker, direttrice della ricerca e dell’innovazione presso Asthma + Lung UK, ha accolto con favore questa scoperta come una promettente nuova direzione nella ricerca sull’asma. Ha sottolineato che molte persone con asma non rispondono adeguatamente ai trattamenti attuali e che questa nuova prospettiva potrebbe portare a opzioni terapeutiche più efficaci e personalizzate.

Tuttavia, è importante sottolineare che il gadolinio non è ancora stato testato sugli esseri umani e non è stato considerato sicuro o efficace per l’uso nell’asma. Ulteriori ricerche sono necessarie per confermare i risultati e sviluppare terapie basate su questa scoperta promettente.

Fonte

Il documento è in collaborazione con l’Università di Leicester e finanziato da Wellcome, Howard Hughes Medical Institute e American Asthma Foundation.