Il diabete è diventato una patologia sociale, fortemente legato all’alimentazione e allo stile di vita. Tuttavia, non tutti i pazienti che soffrono di diabete hanno chiara la patologia e, soprattutto, le azioni da svolgere per migliorare la situazione.
Diabete: tipologie, insorgenza e cause
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Bisogna fare un’iniziale distinzione in base alle cause e all’insorgenza della patologia. Il diabete di tipo 1 ha un brusca esordio, spesso durante infanzia e adolscenza. Capita anche in età adulta nei soggetti predisposti, ma è un evento meno usuale. Questa forma di diabete ha origine da una produzione inadeguata o assente di insulina da parte del pancreas, e non da un’alimentazione scorretta. Il diabete di tipo 2, invece, si manifesta dopo i 35-40 anni, anche se aumentano i casi di insorgenza in età adolescenziale nei soggetti obesi. Sebbene la componente genetica giochi un ruolo in questa forma della patologia, i fattori di rischio sono ambientali e individuali. I pazienti in sovrappeso hanno maggiori probabilità di diventare diabetici. Il terzo tipo da tenere in considerazione è il diabete gestazionale, che insorge in gravidanza e, nella maggior parte dei casi, rientra dopo il parto.
Diabete e alimentazione: studio clinico
La conoscenza è alla base di ogni miglioramento, ma meno di 1 paziente su 4, circa il 24%, conosce i fondamentali dell’alimentazione per tenere sotto controllo la malattia. Invece, 1 diabetico su 3, circa il 30%, non mostra un vero interesse nei confronti della terapia o sulla migliore gestione della patologia. Si tratta di dati estrapolati da un’indagine sviluppata nel progetto “FooDia-Net: migliorare la food literacy e l’engagement dei pazienti con diabete”. Il programma è stato promosso e finanziato dal Ccm-Centro nazionale per prevenzione e controllo delle malattie del ministero della Salute.
Questo studio dimostra quanto sia importante un’azione di consolidamento delle conoscenze sulla malattia per una migliore aderenza alle cure. È importante anche avere delle informazioni precise sull’alimentazione e un counselling psicologico per coinvolgere attivamente il paziente. Il progetto ha ideato una piattaforma tecnologica per educare proprio all’alimentazione ed è stato sviluppato da un consorzio di Puglia, Lazio, Marche, Toscana e Lombardia con la collaborazione del centro di ricerca EngageMindsHub dell’Università Cattolica a Cremona.
Diabete e alimentazione: i dati dello studio
La ricerca si è basata su 241 pazienti ambosessi, con età comprese tra 41 e 60 anni e 61 e 80 anni. Di questo campione, solo il 66% ha un’adeguata conoscenza specifica sanitaria riguardante il diabete e la sua gestione. Il 9% ha conoscenze gravemente insufficienti e il 25% restante raggiunge appena la sufficienza. Dello stesso campione preso in esame, i ricercatori hanno calcolato che il 30% è poco coinvolto nello stile di vita e nella gestione della terapia. I pazienti hanno anche risposto a un test sulle conoscenze alimentari in ambito diabetico. Il 19% ha dato risposte sbagliate per più della metà delle domande. Solo il 23% ha risposto bene a quasi tutti i quesiti.
La questione è quindi preoccupante, infatti il rapporto tra conoscenza e disinteresse è inversamente proporzionale. Mentre diminuisce il livello di apprendimento sulla malattia e l’alimentazione, aumenta lo scarso interesse per l’adeguata gestione. La conseguenza diretta è una riduzione dell’aderenza alle cure, importantissima per arginare le complicanze di questa patologia cronica.