diabete

Il 14 novembre ricorre la Giornata mondiale del Diabete. Il tema è quest’anno di nuovo “Accesso alle cure per il diabete” e lo sarà anche nel 2023. Lo scopo è sottolineare l’importanza degli sforzi di prevenzione e risposta ai bisogni dei pazienti. L’accesso alle cure può migliorare secondo l’OMS rendendo più disponibili e più economicamente accessibili insulina umana e analoghi dell’insulina, in particolare prodotti biosimilari; supportandone anche l’uso appropriato; costruendo capacità e facendo investimenti sulle infrastrutture; sostenendo la ricerca e lo sviluppo.

Spiega l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) che “se non controllato e senza cambiamenti nella gestione e nello stile di vita, il diabete può portare a diverse complicazioni debilitanti. Questi includono infarto, ictus, insufficienza renale, amputazione degli arti inferiori, disabilità visiva, cecità e danni ai nervi. Le persone con diabete sono anche a più alto rischio di gravi sintomi di COVID-19“.

Nel mondo si stimano oltre 530 milioni di adulti con diabete; numero che sembra essere destinato ad aumentare a 640 milioni nel 2030. In Europa sono circa 60 milioni gli adulti che ne soffrono. L’International Diabetes Federation ha lanciato un sondaggio globale rivolto a pazienti ed operatori sanitari, per conoscere i livelli di accesso all’educazione sul diabete.

Africa e Americhe sorvegliati speciali per il diabete

I sorvegliati speciali nella Giornata mondiale 2022 sono le Americhe e l’Africa. Infatti è proprio in questi due continenti che si è verificato l’innalzamento maggiore dei casi di malattia.

Nelle Americhe, negli ultimi trent’anni il numero dei diabetici è triplicato. Oggi sono almeno 62 milioni persone convivono con la malattia; un numero che potrebbe essere anche più alto, perché il 40% di chi ha il diabete, non lo sa. Se il trend is confermerà nei prossimi anni, la stima è di 109 milioni di diabetici entro il 2040. Lo rileva un rapporto dell’Organizzazione Panamericana della Sanità.

Spiega l’OMS che “l’aumento dei casi di diabete nell’arco di tre decenni è legato a un aumento dei fattori di rischio: due terzi degli adulti nelle Americhe sono in sovrappeso o obesi e solo il 60% fa abbastanza esercizio fisico. Il rapporto indica anche una tendenza allarmante tra i giovani della regione: oltre il 30% è ora considerato obeso o in sovrappeso, quasi il doppio della media globale“.

In Africa invece sono 24 milioni gli adulti che convivono con il diabete; la previsione è che si possa arrivare a 55 milioni entro il 2045 (+ 129%). “L’anno scorso, il diabete mellito ha causato la morte di 416.000 persone nel continente, e si prevede che diventerà una delle principali cause di morte in Africa entro il 2030. Il diabete è l’unica grande malattia non trasmissibile (NCD) per la quale il rischio di morire prematuramente è in aumento, anziché diminuire. Gli sforzi di risposta sono limitati: più di una persona su due in Africa che vive con il diabete mellito non è mai stata diagnosticata. L’aumento dell’accesso agli strumenti diagnostici e ai farmaci, in particolare l’insulina, è una delle aree di lavoro più urgenti“. Lo ha riferito la dott.ssa Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell’OMS per l’Africa.

Diabete in Italia: diagnosi per 3,5 milioni di persone

In Italia, in base ai dati ISTAT del 2020, circa 3,5 milioni di persone soffrono di diabete (6% della popolazione). La tipologia più frequente è il diabete di tipo 2 (90% dei casi); il diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente, rappresenta invece circa il 10% dei casi.

All’aumentare dell’età, cresce anche la prevalenza di diabetici (circa il 2% al di sotto dei 50 anni; il 9% circa nella fascia 50-69 anni); con una frequenza maggiore fra gli uomini (5,1% vs 4,2% delle donne). Circa l’86% dei diabetici è in trattamento farmacologico per il controllo della malattia (79% con ipoglicemizzanti orali; circa 25% con insulina).

L’evoluzione della curva epidemiologica, che sembrava aver raggiunto un plateau prima della pandemia COVID-19, sulla base di dati recenti fa temere un ulteriore significativo aumento della prevalenza della malattia, legato anche alle conseguenze della pandemia. La grande diffusione del diabete determina, quindi, la necessità di porre sempre maggiore attenzione alle tematiche della prevenzione primaria e secondaria (attraverso la diagnosi precoce) e sulla necessità di migliorare le conoscenze e la consapevolezza delle persone per arginare l’epidemia di diabete nel mondo“. A spiegarlo è stato il Ministero della Salute nella giornata del 14 novembre.

Italia: un Patto Parlamentare per il diabete

A pochi giorni dalle elezioni politiche italiane, la Società italiana di diabetologia (SID) e l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) hanno scritto una lettera aperta alle forze politiche chiedendo un Patto Parlamentare per il Diabete. L’obiettivo è rendere il diabete una delle priorità sanitarie della prossima legislatura, mediante alcune direttrici di azione.

A sostenere l’iniziativa anche la SIE – Società Italiana di Endocrinologia, della Siedp – Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, della Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie – SIMG e degli Operatori Sanitari di Diabetologia Italiana – OSDI.

La cura del diabete – ha spiegato il prof. Angelo Avogaro, presidente eletto della SID – è di fondamentale importanza per implementare in modo efficace una sanità di prossimità. Per questo motivo sono necessarie non solo le strutture ma anche personale formato per affrontare quella che sarà una delle grandi pandemia degli anni a venire“.

Attualmente in Italia è in vigore il Piano sulla malattia diabetica, un documento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 6 dicembre 2012. L’obiettivo era dare seguito alle indicazioni europee per l’implementazione dei Piani nazionali per la lotta contro il diabete da parte degli Stati membri.