Un recente studio condotto dall’Università di Zurigo (UZH), dall’Ospedale universitario di psichiatria di Zurigo (PUK) e dalla Icahn School of Medicine del Monte Sinai, New York, ha scoperto che lo stress non solo colpisce il nostro stato emotivo, ma agisce anche direttamente sul cervello attraverso il sistema immunitario, influenzando i comportamenti emotivi

Lo studio è stato pubblicato su Nature

Stress: un nemico invisibile 

Lo stress è un nemico invisibile che può influenzare anche la salute

Lo stress è un vero e proprio “nemico invisibile”. È una forza potente che può scuotere le nostre emozioni, turbare la nostra mente e, in alcuni casi, influenzare persino la salute. Quando ci sentiamo sotto pressione, il nostro corpo reagisce infatti in modi sorprendenti.

Il cuore batte più velocemente, le mani iniziano a sudare e la mente può essere travolta da una serie di sensazioni turbolente. 

Ma c’è di più dietro questa reazione istintiva? È qui che inizia il mistero. 

Recentemente, un team di scienziati dell’Università di Zurigo (UZH), dell’Ospedale universitario di psichiatria di Zurigo (PUK) e della Icahn School of Medicine del Monte Sinai, New York ha evidenziato che lo stress non solo agisce sulle nostre emozioni, ma anche sul nostro cervello attraverso un canale inaspettato: il sistema immunitario. Scopriamo il nesso.

Il ruolo delle cellule del sistema immunitario

Le cellule del nostro sistema immunitario possono svolgere un ruolo fondamentale nel modulare le risposte allo stress e alle emozioni. È come se avessimo un esercito di difensori che, durante i momenti di crisi, si riversano nel cervello per influenzare il nostro stato d’animo.

«Siamo stati in grado di dimostrare che lo stress aumenta la quantità della matrice metalloproteinasi-8 (MMP-8), un enzima nel sangue dei topi. Gli stessi cambiamenti sono stati riscontrati in pazienti affetti da depressione».

Ad affermarlo, lo psichiatra Flurin Cathoman dell’Icahn School of Medicine del Monte Sinai, autore dello studio. 

Modifiche alla matrice extracellulare cerebrale

I ricercatori hanno scoperto che lo stress, accelera la migrazione di una particolare tipologia di globuli bianchi, i monociti (prodotti all’interno del midollo osseo), lungo i vasi sanguigni cerebrali. E dove si dirigono questi viaggiatori? Direttamente verso i centri di ricompensa del cervello, le regioni che regolano le nostre sensazioni di piacere e gratificazione. Ma c’è di più: i monociti, producono una proteina chiamata MMP-8, un architetto che ristruttura la nostra “città” cerebrale, la matrice extracellulare. Si tratta di una rete intricata di sostanze che avvolge e sostiene i neuroni, un ambiente fondamentale per il funzionamento del cervello. 

Ebbene, sotto l’influenza dello stress e dell’MMP-8, questa matrice extracellulare subisce delle modifiche sorprendenti. Ha infatti il potere di alterare il funzionamento dei neuroni.

È come se avesse una chiave per aprire una porta segreta nel cervello umano, in grado di rivelare un mondo di cambiamenti comportamentali.

«Se l’MMP-8 penetra nel tessuto cerebrale dal sangue, cambia la struttura della matrice e quindi interrompe il funzionamento dei neuroni. I topi colpiti da questo processo mostrano cambiamenti nel comportamento simili a quelli osservati negli esseri umani affetti da depressione», spiega Cathomas

Una nuova frontiera della scienza

Secondo Cathomas, siamo di fronte a una nuova frontiera della scienza. «In primo luogo, ciò che abbiamo scoperto è più di un semplice collegamento tra corpo e mente: è un intero “meccanismo corpo-mente”, un intricato sistema che potrebbe fare luce non solo sulle malattie mentali legate allo stress, ma anche su altre malattie che coinvolgono sia il sistema immunitario che il sistema nervoso».

Ma non finisce qui. La scoperta della specifica proteina MMP-8 potrebbe essere la chiave per sbloccare una nuova era nella comprensione delle malattie mentali e aiutare la ricerca nei trattamenti contro la depressione. Come si è arrivati a tali deduzioni?

Focus sullo studi: equilibrio stress e sistema immunitario

Stress e difese immunitarie: un delicato equilibrio importante per la salute psicofisica

I ricercatori, desiderosi di comprendere il ruolo della MMP-8 nei cambiamenti comportamentali indotti dallo stress, hanno rimosso il gene MMP-8 da alcuni topi.  Risultato? 

Mentre i topi di controllo mostravano chiaramente segni di stress, i loro fratelli “geneticamente modificati” non manifestavano alcun cambiamento comportamentale negativo.

Insomma, rimuovendo l’ingrediente chiave, lo stress non è più in grado di esercitare il suo potere oscuro sulle menti dei topi.

«Le analisi del sangue di pazienti con depressione indicano che i risultati dei modelli murini sono rilevanti anche per gli esseri umani: sia i monociti sia l’MMP-8 erano aumentati nel sangue delle persone con depressione rispetto ai partecipanti sani»- aggiunge l’autore dello studio.

Necessari ulteriori approfondimenti 

Ovviamente, sono necessari molti altri studi prima che i risultati possano essere implementati nella pratica clinica. Tuttavia, afferma Cathomas, «il nostro lavoro dimostra ancora una volta l’importanza dell’interazione tra il sistema immunitario e il cervello nello sviluppo dei disturbi psichiatrici. Queste intuizioni vengono già incorporate nel trattamento psichiatrico oggi».

Una clinica del benessere: zero stress

Nel reparto speciale di cure integrative del PUK di Zurigo, guidato da Cathomas, i medici abbracciano un approccio rivoluzionario che unisce mente e corpo in un’unica visione olistica. Basandosi sulle più recenti scoperte scientifiche, questi pionieri della cura offrono ai loro pazienti un trattamento completo, che affronta non solo i sintomi visibili, ma anche le radici nascoste delle malattie mentali.

Ora, il gruppo di ricerca si prepara a intraprendere una nuova avventura, questa volta nel regno dei pazienti depressi.

Stanno infatti panificando studi clinici innovativi, per esplorare come il sistema immunitario possa essere influenzato stimolando specifiche aree del cervello. 

In aggiunta, esamineranno anche se le sottili sfumature nei cambiamenti delle cellule del sistema immunitario dei pazienti depressi possano incidere sul loro comportamento. 

Siamo vicini a un futuro in cui mente e corpo saranno finalmente trattati non come entità separate, ma come parti di un unico sistema complesso?

Probabilmente sì. Sicuramente, simili studi si avvicinano un po’ di più alla comprensione completa di ciò che ci rende umani. E questo è un grande risultato.

Fonte

Flurin Cathomas et al, MMP8 circolante di derivazione mieloide nella suscettibilità allo stress e nella depressione, Nature (2024)

Materiale fornito dall’Università di Zurigo