La cosiddetta sindrome dell’Avana è un vero e proprio rebus che da tempo intriga la comunità medico-scientifica e che ha creato tensioni fra stati Uniti e Cuba. In due nuovi studi, l’analisi delle scansioni cerebrali ha portato a una svolta sorprendente. Scopriamo insieme cosa nascondono queste indagini e quali possibili connessioni possono emergere tra la sindrome e la complessità della salute mentale umana
Una sindrome medica fonte di tensioni politiche
Indice dei contenuti
La Sindrome dell’Avana, conosciuta anche come “havana syndrome“, ha destato tensione tra potenze internazionali per diverso tempo, in particolare tra Stati Uniti e Cuba.
Tra il 2016 e il 2018, un numero imprecisato di dipendenti dell’Ambasciata statunitense dell’Avana, capitale di Cuba, segnalò di avvertire strani sintomi.
Quali? Suoni inspiegabili, accompagnati da una sensazione di pressione alla testa e seguiti da mal di testa, vertigini, nausea, affaticamento, disturbi visivi e compromissione cognitiva. Successivamente, anche presso il consolato americano di Guanzgzhou, in Cina, si registrarono casi simili a quelli di Cuba, così come in Colombia e in Russia.
La notizia scatenò un’indagine relativa a un presunto “attentato acustico” basato su energia a radiofrequenza pulsata diretta.
La CIA smentì questa teoria per la maggior parte dei casi presi in esame. Tuttavia, il mistero rimase irrisolto.
Quanto alla relazione tra disturbo uditivo e suoni non è nuova nella storia, come dimostrano precedenti storici che collegano alcuni strumenti musicali a disturbi nervosi.
Accendiamo dunque i riflettori sulla “missione segreta” condotta dagli scienziati del National Institutes of Health (NIH). A partire dall’effettiva presenza del disturbo (vera o falsa la tesi del complotto, poco importa), gli esperti hanno cercato di andare a fondo della faccenda.
Sindrome di Avana: una bufala?
Armato di strumenti all’avanguardia, il team ha studiato attentamente il cervello di 81 individui che avevano vissuto il terrore dell’AHI (Acute Health Incidents), confrontandoli con 48 controlli sani, di cui 29 avevano svolto incarichi simili senza mai riportare AHI. In una ricerca separata, 86 partecipanti affetti da AHI e 30 controlli sono stati sottoposti a una serie di test accurati, tra cui valutazioni uditive, di equilibrio, visive e neuropsicologiche.
Gli studiosi, pur analizzando scansioni cerebrali MRI e test biologici, non hanno riscontrato differenze significative tra coloro che soffrivano della Sindrome dell’Avana e individui sani.
A spiegarlo Carlo Pierpaoli, neuroscienziato del NIH, «È possibile che gli individui affetti da questa sindrome abbiano subito un evento dannoso, ma che la lesione non abbia provocato i tipici cambiamenti neuroimaging osservati in seguito a gravi traumi o ictus. Speriamo che questi risultati possano dissipare le preoccupazioni riguardo a possibili danni neurodegenerativi associati alla Sindrome dell’Avana, anche se il mistero rimane irrisolto».
Questo tuttavia non esclude la “longa manus” di eventuali “agenti esterni”, lascia intendere Leighton Chan, direttore scientifico del Nih Clinical Center.
Ma la storia non finisce qui.
Ulteriori dettagli
Una precedente ricerca sulla sindrome, condotta nel 2019, aveva rilevato differenze significative nei volumi della sostanza bianca e nella connettività funzionale nelle regioni cerebrali uditive e visive.
Dai risultati emergeva chiaramente che coloro che soffrono della Sindrome dell’Avana riportano più frequentemente problemi di equilibrio, oltre a livelli elevati di affaticamento, depressione e disturbo da stress post-traumatico. «Lo stress post-traumatico e i sintomi dell’umore non sorprendono, considerate le continue preoccupazioni di molti partecipanti», afferma il neuropsicologo Louis French, coinvolto nello studio.
Insomma, il mistero rimane irrisolto? Nì…
Gli scherzi del cervello
Il nuovo studio del NIH spiega che il 41% dei partecipanti colpiti dalla Sindrome dell’Avana soddisfa i criteri dei disturbi neurologici funzionali (FND), una condizione cerebrale tuttora sfuggente, che provoca percezioni alterate, vertigini e instabilità mentale.
Ma anche se la “caccia alla verità” non ha ancora trovato il suo bersaglio, è importante riconoscere l’impatto devastante di questa sindrome enigmatica. «Questi sintomi», conclude Chan , «sono come spettri che si aggirano tra noi, silenziosi e inafferrabili, ma che sconvolgono le vite di coloro che ne sono affetti, lasciando dietro di sé un sentiero di distruzione e disperazione».
Fonti
JAMA