siccità alpi

A febbraio, in piena stagione sciistica le Alpi sono spoglie di neve a causa della grave siccità che sta colpendo il nostro Paese. Ce n’è il 53% in meno. Ed il fiume Po è di nuovo in secca, in anticipo di mesi, con un deficit del 61%. Il rischio che l’Italia corre è di restare fuori tempo massimo: a livello nazionale il deficit idrico è del 45%.

I dati sono aggiornati al 15 febbraio 2023 e sono quelli della CIMA Research Foundation, che li ha raccolti con il modello S3M, abbinato allo strumento IT-SNOW; quest’ultimo consente una rianalisi nazionale delle condizioni delle precipitazioni nevose, integrando le misure dei sensori a terra con le informazioni dei satelliti.

La neve sulle Alpi è la riserva idrica più importante per l’Italia perché alimenta il bacino del Po, che a sua volta rappresenta la fonte idrica di una buona fetta dell’agricoltura del territorio. Spiega infatti CIMA che “è proprio l’acqua contenuta nella neve a fornire l’acqua fornitura per i mesi primaverili ed estivi. In altre parole, la scarsità di neve di questo inverno 2022-23 rischia di acuire la siccità che già lo scorso anno ha colpito la penisola“.

Siccità e carenza idrica, l’appello al governo Meloni

Sulla scorta di questi dati, Legambiente lancia l’appello al governo Meloni e propone otto punti da cui ripartire per definire una strategia idrica nazionale. Si tratta di provvedimenti “non più rimandabili“.

Se continuiamo di questo passo – spiega l’associazione – rincorreremo sempre le emergenze. Il Governo definisca una strategia con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione di prelievi e di sprechi d’acqua fin da subito“.

Gli otto pilastri indicati da Legambiente per una nuova strategia idrica nazionale sono:

  • favorire la ricarica controllata della falda, così che le precipitazioni permangano più a lungo sul territorio;
  • prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità, ed attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura, invece, con laghetti e piccoli bacini;
  • prevedere interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete; completare gli interventi sulla depurazione;
  • implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura modificando la normativa;
  • riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e rendere più efficienti i metodi irrigui;
  • ridurre gli sprechi, utilizzando i Criteri Minimi Ambientali nell’edilizia;
  • favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;
  • introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per l’efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.

Bisogna cominciare a prevenire ‘l’emergenza idrica’ che caratterizzerà sempre di più il nostro territorio, smettendo di pensarci solo quando il danno è già stato fatto. A partire dai prossimi mesi, infatti, la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che sono già sono in sofferenza e il fabbisogno idrico nazionale sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità“.

Crisi idrica, le possibili conseguenze nel tempo

Con l’avvicinarsi della primavera e poi dell’estate, la crisi idrica potrebbe aggravarsi. Oltre ad un aumento della domanda per l’uso agricolo, infatti, aumenterà anche il consumo da parte delle persone per le normali attività.

Una siccità prolungata – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali. Da non sottovalutare, inoltre, il contributo che la neve apporta all’approvvigionamento idrico. La scarsa copertura nevosa unita alla fusione anticipata delle nevi condizioneranno pesantemente le capacità dei bacini idrografici nei prossimi mesi primaverili e estivi“.