Le statistiche ISTAT sulla povertà sono impietose. Rivelano che tra il 2021 e il 2022 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in Italia è salita dal 7,7% al 8,3%. Riguarda, cioè, quasi 2,1 milioni di famiglie.

Il Nord-Est ha registrato l’incremento più significativo, passando dal 7,1% al 7,9%. Seguito dal Sud con un aumento dal 10,5% all’11,2% e dalle Isole con un incremento dal 9,2% al 9,8%.

Anche se il Nord-Ovest e il Centro hanno registrato un aumento più contenuto (0,4%), il fenomeno della povertà assoluta è diffuso su tutto il territorio nazionale. E le stime preliminari Istat per l’anno 2023 documentano un ulteriore incremento della povertà assoluta delle famiglie: dall’8,3% all’8,5%.

Di contro, nel 2022, la spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie ammonta a quasi € 37 miliardi. Oltre 25,2 milioni di famiglie italiane hanno speso per la salute oltre € 64 euro in più rispetto al 2021.

Povertà, l’impatto sulla salute individuale e collettiva

La Fondazione Gimbe ha analizzato vari indicatori per misurare le dimensioni di questo preoccupante fenomeno, utilizzando esclusivamente i dati pubblicati da Istat.

L’analisi ha tenuto conto del rilevante impatto sui bilanci familiari della spesa sanitaria sostenuta dalle famiglie. E anche del contesto caratterizzato dalla grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e dall’aumento della povertà assoluta.

L’obiettivo è quello di fornire una base oggettiva per il dibattito pubblico e le decisioni politiche, oltre che prevenire strumentalizzazioni basate sull’enfasi posta su singoli dati.

«L’impatto sulla salute individuale e collettiva dell’indebolimento della sanità pubblica non può limitarsi a valutare gli indicatori relativi alla spesa delle famiglie. Ma deve anche considerare il livello di povertà assoluta della popolazione», ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. «L’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta aumenterà la rinuncia alle cure».

Rinuncia alle prestazioni sanitarie per motivi economici

Secondo il sistema dei conti Istat-Sha, nel 2022 (ultimo anno disponibile) la spesa sanitaria totale in Italia ammonta a € 171.867 milioni. Di questi, 130.364 milioni sono di spesa pubblica (75,9%) e 41.503 milioni di spesa privata, di cui 36.835 milioni (21,4%) out-of-pocket (sostenuti dalle famiglie). Mentre 4.668 milioni (2,7%) è la spesa intermediata da fondi sanitari e assicurazioni.

I dati forniti dal Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) 2022 presentano un quadro allarmante. Documentano che la percentuale di persone che ha rinunciato a prestazioni sanitarie nel 2022 si è attestata al 7%, percentuale.

Si tratta di oltre 4,13 milioni di persone che hanno dichiarato di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o a esami diagnostici. Ciò per problemi economici e anche per lunghi tempi di attesa.

In particolare, nel 2022 ha rinunciato alle cure per motivi economici il 3,2% della popolazione, ovvero quasi 1,9 milioni di persone.

Fondazione Gimbe: le analisi e le considerazioni

«Dalle nostre analisi – ha continuato Cartabellottaemergono tre considerazioni. Innanzitutto l’entità della spesa out-of-pocket, seppur in lieve e costante aumento, sottostima le mancate tutele pubbliche. Questo perché è arginata da fenomeni conseguenti alle difficoltà economiche delle famiglie. Ovvero la limitazione delle spese per la salute, l’indisponibilità economica temporanea e la rinuncia alle cure. In secondo luogo, questi fenomeni sono molto più frequenti nelle Regioni del Mezzogiorno, proprio quelle dove l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza è inadeguata. Di conseguenza, l’insufficiente offerta pubblica di servizi sanitari associata alla minore capacità di spesa delle famiglie del Sud condiziona negativamente lo stato di salute. E condiziona anche l’aspettativa di vita alla nascita, un indicatore che vede tutte le Regioni del Mezzogiorno al di sotto della media nazionale.

Garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone

La limitazione delle spese per la salute e la rinuncia alle cure sono fenomeni che contribuiscono a peggiorare la salute delle persone.

Lo status di povertà assoluta che coinvolge oggi più di due milioni di famiglie richiede urgenti politiche di contrasto alla povertà. Si deve garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone. Inoltre, l’impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri. In particolare nel Mezzogiorno, dove l’impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti rischia di peggiorare ulteriormente con l’autonomia differenziata.