plastic piante

“Plastic is in the air” è lo studio fiorentino che ha analizzato l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulle piante da microplastiche. Coordinata da Ilaria Colzi, Cristina Gonnelli e Alessio Papini del Dipartimento di Biologia e svolta in collaborazione con Sandra Ristori del Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, la ricerca è stata pubblicata dalla rivista Journal of Hazardous Materials.

Ad essere studiata, una pianta del genere Tillandsia, molto utilizzata per il biomonitoraggio e lo studio dell’inquinamento atmosferico.

Il risultato è stato di una marcata riduzione della crescita delle piante; la particolarità, però, è che ciò è avvenuto a seconda del tipo di polimero somministratto dai ricercatori e dell’invecchiamento stimolato. Evidenziati anche una riduzione dell’efficienza fotosintetica e cambiamenti nel contenuto di micro e macro-nutrienti nei tessuti della pianta.

Come si è svolta la ricerca “Plastic is in the air”

Le foglie delle piante sono tra i principali bersagli dell’inquinamento atmosferico, perché sono in grado di intercettare molte delle particelle sospese nell’aria; tra queste, ovviamente, ci sono anche le microplastiche.

Abbiamo somministrato alle piante, per via aerea, diverse tipologie di microplastiche – hanno spiegato i ricercatori – impiegando dei box appositamente progettati e ideati, dotati di un sistema di ricircolo dell’aria in modo da tenere sempre sospese le particelle“.

Quattro i tipi somministrati: policarbonato (PC) polietilene (PE), polivinilcloruro (PVC) e polietilentereftalato (PET); si tratta di quelle che si trovano più di frequente in atmosfera. Il PVC è risultato il più tossico nel suo stato originario, mentre il PC è risultato più tossico dopo il processo di invecchiamento accelerato.

“Un ulteriore aspetto innovativo del lavoro è stato quello di testare delle microplastiche sottoposte ad un “invecchiamento accelerato” attraverso irradiazione con raggi UV ed esposizione a calore, in modo da simulare alcuni dei processi a cui tali particelle vanno incontro una volta introdotte nell’atmosfera. Lo scopo è stato quello di verificare se, con la loro permanenza nell’ambiente, le microplastiche possono cambiare la loro potenziale tossicità“.

Gli studiosi fiorentini con “Plastic” hanno voluto comprendere quali sono gli effetti degli inquinanti sulle foglie delle piante; il loro obiettivo era formulare una valutazione del rischio per la sicurezza dell’ecosistema. Ha spiegato Colzi: “Le microplastiche hanno causato un’alterazione generale dello stato fisiologico delle piante. I dati ottenuti in questo lavoro mostrano che l’inquinamento atmosferico da microplastiche può rappresentare una minaccia diretta per le piante, sollevando così preoccupazioni in merito possibili conseguenze negative per l’intero ecosistema. Inoltre, ulteriori ricerche di questo tipo dovrebbero essere estese anche ad altre specie vegetali, come le piante orticole, al fine di valutare il trasferimento di microplastiche nella catena alimentare e il conseguente impatto sulla qualità degli alimenti e sulla salute umana“.