domani

Il perenne domani“, l’editoriale di Ruggero Alcanterini

Giunto ad un traguardo, anche ideale, come quello che mi attende domani in quel di Mendrisio, ritengo straordinaria la coincidenza con un mio scritto, una riflessione, che richiama e spiega a me stesso il perché di tanto durevole impegno. Dedicato non in modo astratto al bene delle persone, attraverso pensieri, opere ed azioni ispirate da coloro che continuo a considerare i buoni maestri.

“Si moltiplichi perciò l’opera; si avvicinino tutte le fonti; si accendano tutte le luci. Sia data tutta la vita alla vita per le nostre preparazioni più sante, per le nostre più gloriose ascensioni verso i vaticinati futuri. E si faccia plauso a chi …

d’ogni inerte psiche cui compimento falla

Giunge a crear l’angelica farfalla”.

Il titolo l’ho rubato proprio al poeta Giovanni Bertacchi, un “pascoliano” tra le vette, con il suo Canzoniere delle Alpi (1895) e l’amore per la sua gente nella Valchiavenna. Poeta e letterato scrisse “Il perenne domani” nel 1929, giusto quando uscì il trattato del prof. Pietro Parise “Per un metodo semplice ed efficace di educazione fisica per anormali”. Studioso noto per aver realizzato con Hoepli il Manuale sulla Ortofrenia, nel 1899.

Parliamo con speranza e scetticismo del domani

Oggi, sembra ancora ieri e parliamo con speranza e scetticismo del domani, pensando che l’attività motoria possa essere il toccasana educativo che Francesco De Sanctis tentò di imporre per legge nelle scuole elementari del Regno fin dal 1878.

Al Ministero della Salute, chi si occupa della prevenzione, sostiene che l’introduzione della cultura finalizzata ad un corretto stile di vita dovrebbe passare per le scuole “primarie” e riguardare attività motoria e alimentazione. Addirittura si potrebbe arrivare alla prescrizione medica dell’attività motoria, sostituendo con contributi per una frequenza delle palestre parte del costo astronomico dei medicinali.

Più salute e meno costi per i medicinali

Questo potrebbe essere l’assunto per ottenere più salute e minori costi ad esempio rispetto alla vera e propria pandemia da diabete che investe la nostra società obesa, dagli adolescenti agli anziani. Bisognerebbe camminare e correre tutti, rendendo così – come giusto sarebbe – l’atletica come prima disciplina per numero di praticanti e probabilmente anche per risultati.

Sembra paradossale, ma in questo senso sembra si stia rendendo disponibile la Federbocce con la sua diffusa articolazione territoriale e sociale. Indubbiamente tutto il movimento sportivo avrebbe di che dare e prendere vantaggio, se fosse più consapevole della sua missione al contempo sociale ed elitaria.

Oggi lo stesso sport paralimpico, in tutte le sue declinazioni, è apologeta del podio, rischiando di interporre distanze siderali tra gli esempi straordinari di diversa abilità sportiva e la normale condizione di disagio, di sostanziale esclusione dalle opportunità di riscatto per i più.

Che prevalga la filosofia della prevenzione

E allora? Allora, immaginiamo che l’idea educativa o rieducativa si aggiorni, lasciando prevalere la logica delle pari opportunità, attraverso la prevenzione e la rieducazione, che le scelte politiche per un bilancio dello Stato complessivamente più sobrio e compatibile con il recupero del deficit e del debito passino per la filosofia della prevenzione, sempre che chi governa abbia il coraggio di governare.

Quando il prof. Parise scrisse la sua ultima opera, appunto nell’agosto del 1929, era ormai ipovedente. Da sette anni e si trovava nell’Istituto S. Alessio sull’Aventino a Roma. Dunque, dopo aver trattato ed approfondito, sino al 1916, con ben altre undici opere, tutte le tematiche della disabilità, dalla ortofonia alle psicosi tiroidee, dal trattamento dei sordomuti, alla scrittura degli anormali, lui stesso era affetto da un grave handicap a conferma che ognuno di noi è potenzialmente sano come disabile, a prescindere.

E Parise, dal S. Alessio, scriveva: “Capitato qui, ho avuto occasione di seguire le lezioni di ginnastica che l’egregio prof. Giuseppe Seganti impartisce regolarmente più volte alla settimana ai ragazzi ciechi di questo Istituto fin dal 1907. Ho avuto così agio di constatare come, se non proprio tutti, gli esercizi di ginnastica in uso nelle scuole del Regno pei fanciulli normali siano ottimamente applicabili anche agli affetti da deficienze sensoriali, come ciechi e sordomuti…”

Dal 1929, è passato quasi un secolo e lo tsunami dell’innovazione ha registrato una inimmaginabile progressione geometrica, siamo stati sulla Luna e stiamo per piombare su Marte. Eppure nell’Italico Stivale siamo ancora orfani di De Santis, Mosso, Baumann, Seganti, Parise. E di nobili cantori dell’educazione fisica sportiva, del gioco salvifico, dello sport, come Leopardi, De Amicis, Bertacchi. E ancora Stecchetti, Oriani, Marinetti, Vergani, Montale, Brera, Buzzati, Calvino…