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Per il Fair play in politica, quanto di meglio e di più se non il discorso di Liliana Segre, ieri in Senato e poi quello del Presidente Ignazio La Russa, dopo la sua elezione.

Segnali straordinari, ma purtroppo provvisori. Com’è capitato per la severa riflessione che lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fece dopo il forzato bis, legnando deputati e senatori che applaudivano ipocritamente la sua censura.

Politica, mancano le qualità umane

Ieri, sarebbe bastato lo sconforto dell’Aula semivuota di Palazzo Madama, dopo il taglio improvvido della rappresentanza parlamentare, per far capire quanto poco rimane del rapporto tra elettori ed eletti. Per far intendere quanto poco manchi alla catarsi, se dovesse venire meno anche la residua stima.

Stante il fatto che sempre ieri si è capito come, nonostante tutto, si pensi di poter anteporre le ambizioni personali agli interessi di parte e peggio ancora del Paese. Che adesso ha un bisogno indifferibile di stabilità e di continuità di governo.

Il sistema è ammalorato da burocrazia plantigrada ed eccessiva. Da partiti trasformati in club e movimenti di stagione. E se non scosso e rivitalizzato da un’azione risanatrice decisa, potrebbe collassare in modo irrimediabile.

In realtà non mancano tanto le risorse economiche, quanto la qualità di quelle umane e per conseguenza la buona coscienza ed il giusto metodo. Il principio del rispetto assoluto degli interessi comuni, della collettività a prescindere. Quindi, come Mattarella, Segre e La Russa insegnano, occorrerebbe adottare con decisione i principi del fair play. Anche in politica, senza se e senza ma.

Uno stralcio del discorso di Liliana Segre

“Oggi sono particolarmente emozionata – ha iniziato Liliana Segre – di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica”.

“Ed il valore simbolico – ha aggiunto – di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre. Ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!”.