Ogni anno muoiono circa 500mila persone nel mondo a causa del Papillomavirus (HPV). Molti decessi sarebbero evitabili. Lo affermano i dati della Sorveglianza sentinella delle infezioni sessualmente trasmesse coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Dati presentati in occasione della Giornata internazionale di sensibilizzazione sull’HPV.

L’infezione da HPV (Human Papillomavirus) è quella sessualmente trasmessa di natura virale più diffusa al mondo. È causa di varie patologie tumorali, ma anche di patologie benigne come i condilomi ano-genitali. Questi, che a differenza dei tumori si manifestano a breve distanza dall’infezione, sono in diminuzione nel nostro paese negli ultimi anni grazie alle campagne vaccinali.  

Papilloma virus, i dati dal 2004 al 2021

In Italia i condilomi sono la patologia a trasmissione sessuale più frequentemente diagnosticata.

Secondo i dati raccolti dal Centro Operativo Aids, nel 2021 sono stati 3-4 volte più numerosi dei casi segnalati di gonorrea e sifilide.

Tra il 2004 e il 2013 le diagnosi di condilomatosi sono aumentate costantemente, con un numero di casi quasi triplicato. Ma dopo il 2013 il numero si è stabilizzato. E tra il 2018 e il 2021 si è osservata una riduzione del 30%, che arriva al 50% nei giovani di 15-24 anni.

Nel 2008 è iniziata la campagna di vaccinazione anti-HPV delle dodicenni. Secondo l’ISS, «è plausibile ritenere che la diminuzione tra i giovani dai 15-24 anni a partire dal 2013 possa essere attribuibile a tale campagna vaccinale. Infatti, le ragazze che avevano 12 anni nel 2008 arrivano ad avere 17 anni nel 2013, età media dell’inizio dell’attività sessuale nel nostro Paese».

Alla ribalta i recenti progressi della ricerca

I giovani (il vaccino è raccomandato anche ai maschi a partire dal 2013-2016) vaccinati per HPV sono stati protetti anche dai condilomi ano-genitali. Infatti, sebbene il vaccino abbia come obiettivo primario la prevenzione del tumore del collo dell’utero, protegge anche dai tipi di HPV che causano i condilomi.

Nel corso della Giornata internazionale di sensibilizzazione sull’HPV sono state illustrate le misure di salute pubblica in atto nel nostro paese per contrastare l’infezione. E ridurre il cancro da essi causato. Le misure comprendono, oltre alla vaccinazione, anche gli screening, e sono stati riportati e discussi i recenti progressi della ricerca.

HPV: improcrastinabile ridurre lo stigma sulla malattia

«La sensibilizzazione, l’educazione e la riduzione dello stigma sulla malattia sono le prime azioni per fermare l’HPV». Così Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento Malattie infettive dell’ISS. «I Papillomavirus infettano 4 persone su 5 nel corso della vita. Sebbene la maggior parte di noi non manifesti mai i sintomi, il virus può causare il cancro. Quasi mezzo milione di persone muoiono nel mondo ogni anno a causa dell’HPV, molte di queste morti possono essere evitate».

Il problema riguarda sia i maschi sia le femmine

«L’HPV – precisa Umberto Romeo, ordinario di Medicina e chirurgia orale alla Sapienza di Roma – non è una infezione che colpisce solo le femmine. Il problema riguarda il genere femminile e quello maschile. Bisogna creare una immunità su entrambi i sessi per evitare questo eterno ‘ping pong’ di trasmissione del virus. Ricordo che la vaccinazione è gratuita e consigliata per le ragazze e per i ragazzi tra gli 11 e i 12 anni di età. Il vaccino deve essere somministrato due volte, a distanza di 6 mesi. È inoltre possibile iniziare un ciclo vaccinale dopo i 15 anni, ma in quel caso le dosi da fare saranno tre. Il vaccino si può fare anche in età adulta, ma si prevede che vi sia già stata una immunità da parte del paziente. Se vogliamo fare una prevenzione primaria efficace bisogna farla tra gli 11 e i 12 anni».