Lebbra

I casi di lebbra nel mondo tornano a salire dopo anni di flessione. È l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a segnalare nel suo Rapporto i 174.087 nuovi casi comunicati dai 182 Paesi che hanno partecipato al monitoraggio.

Il maggior numero di notifiche arriva dal Sud Est asiatico (71,4% dei nuovi casi), seguito dalla Regione Africana (12,6%) e dalle Americhe (12,3%). Seguono, inoltre, la Regione del Mediterraneo Orientale (2,2%) e quella del Pacifico Orientale (1,4%). In Europa la malattia incide per meno dell’1%.

Rispetto all’anno precedente, la lebbra ha fatto registrare un aumento del 23,8%. Il 5,9% dei nuovi casi ha riguardato i bambini. In Italia per ora non si registrano casi.

Aifo preoccupata dai dati dell’Oms sui nuovi casi di lebbra

L’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo), che da oltre 60 anni è impegnata nella lotta contro la lebbra, si dice preoccupata dai dati dell’Oms. “Aifo porta avanti la lotta di liberazione dei malati di lebbra e alle ingiustizie sociali intrapresa da Raoul Follereau”, fa sapere l’associazione tramite una nota.

Quest’anno ricorre il 120° anniversario della sua nascita, occasione “per promuovere dignità e inclusione affinché nessuno resti ai margini”, afferma Aifo. “Dal 2013 a oggi i nuovi casi di lebbra sono in progressivo declino, anche se lento. Negli ultimi due anni, tuttavia, si è registrato un aumento dopo il calo del numero annuale dei nuovi casi causato dalla pandemia Covid-19. Questa ha rallentato le attività di sorveglianza epidemiologica e la capacità diagnostica dei centri di trattamento ambulatoriali”. È indiscutibile “il nostro impegno nel mondo per l’interruzione della trasmissione della lebbra. Ma anche per prevenire le disabilità ed eliminare le discriminazioni”.

Ancora discriminazioni nei confronti dei malati

Sono molti i Paesi in cui si segnalano discriminazioni nei confronti dei malati di lebbra o che hanno leggi che consentono discriminazioni legate alla malattia.

«Il cammino verso un mondo senza lebbra è lungo e presuppone diversi obiettivi da raggiungere attraverso un lavoro costante e collettivo. È necessario interrompere la catena di trasmissione della malattia, prevenire le disabilità causate dalla malattia. E promuovere e sostenere l’inclusione sociale delle persone colpite, eliminando le barriere politiche, sociali e culturali», chiarisce Giovanni Gazzoli, medico Aifo esperto in malattie tropicali.

«Crediamo sia positivo il fatto che la lotta contro lo stigma legato alla lebbra rappresenti una priorità per l’Oms. Come lo è da sempre stato per Aifo. Di contro – continua Gazzoli – è evidente come il calo dei nuovi casi annuali è progressivo. Ma ancora troppo lento rispetto a quanto previsto e, come atteso, in aumento dopo la pandemia da Covid-19».

L’impegno di Aifo per i malati di lebbra

Aifo promuove un approccio che prevede la riabilitazione fisica delle persone con disabilità, l’educazione sanitaria e l’informazione per la popolazione in generale. Inoltre, si interessa della riabilitazione socioeconomica in favore delle persone colpite e delle loro famiglie, specialmente nei Paesi in linea con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

«L’impegno di Aifo nel mondo si concentra sull’interruzione della trasmissione della lebbra. Ma anche nel prevenire le disabilità ed eliminare le discriminazioni nei confronti delle persone colpite, oltre il pregiudizio e lo stigma. Promuove l’inclusione sociale per ridare dignità di persona a coloro a cui non è riconosciuta come una malattia», dichiara il presidente di Aifo, Antonio Lissoni.