Mercurio

Rimandata al 31 dicembre 2025 la messa al bando di alcuni prodotti contenenti mercurio. Questo quanto si legge dal regolamento delegato (UE) 2023/2049 che modifica l’allegato II del regolamento (Ue) 2017/852 sui divieti di esportazione, importazione e fabbricazione di prodotti con aggiunta di mercurio.

Ecco i prodotti che contengono il mercurio

In particolare la data slitta per:

  • lampade fluorescenti;
  • trasduttori di pressione di fusione;
  • trasmettitori di pressione di fusione;
  • sensori di pressione di fusione;
  • pompe da vuoto a mercurio;
  • equilibratrici per pneumatici e pesi di equilibratura delle ruote;
  • pellicole e carta per fotografia;
  • propellente per satelliti e veicoli spaziali.

Transizione ecologica e interessi economici

Nel Regolamento Ue non troviamo i motivi di questo ritardo che lascia l’amaro in bocca.

Ancora si frena sulla totale messa al bando di un materiale pericoloso per la salute del Pianeta. Quanto ancora gli interessi economici dovranno prevalere sulle decisioni dei pochi? E quanto ancora si dovrà assistere alla commedia di chi parla di Transizione Ecologica deturpandola della sua essenza? E’ giusto favorire l’economia ma nel rispetto della salute che sembra aver perso il primato tra chi legifera con un linguaggio mai troppo chiaro.

Intanto si pagano le conseguenze in termini di salute pubblica con la perdurante presenza di questo metallo pesante nell’ambiente e nel cibo che arriva sulla tavola.

OMS: “Il mercurio tra le sostanze più pericolose”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il mercurio una delle sostanze chimiche più preoccupanti per gli effetti che può produrre nella popolazione.

Infatti, nel momento in cui viene rilasciato nell’ambiente, ad esempio nell’acqua, il mercurio metallico e inorganico può essere trasformato da batteri o altri organismi in metilmercurio che arriverà nella pancia di pesci, crostacei e molluschi. Che a loro volta andranno nella pancia di pesci di più grandi dimensioni . Prodotti che poi si acquistano nei supermercati.

Gli effetti di questo metallo sulla salute dipendono dalle quantità ingerite ma la maggiore preoccupazione riguarda feti e bambini. Infatti, se una donna in gravidanza consuma frutti di mare, l’esposizione al mercurio può avvenire anche nell’utero. Le conseguenze possono essere gravi su cervello e sistema nervoso con notevoli danni alla memoria o al linguaggio.

Mercurio e cambiamenti climatici, studio del Cnr

Oltre che per la salute umana, il mercurio è altamente tossico anche per gli ecosistemi naturali. Infatti, uno studio del Cnr ha messo in evidenza che i livelli di mercurio nelle regioni artiche sono fortemente influenzati dai cambiamenti climatici. A partire dagli anni ’70 attraverso le attività umane, per esempio l’utilizzo di combustibili fossili, ne hanno immesse elevate quantità nell’ambiente che poi si sono accumulate nel suolo e nelle acque degli oceani per arrivare alle regioni artiche. E, infatti, i poli presentano un’alta concentrazione di mercurio proveniente dall’atmosfera. E oggi ne paghiamo il prezzo. Perché con il riscaldamento globale c’è il rischio di provocare un picco della quantità del metallo dal color argenteo che si deposita nella regione artica.

La parola ai ricercatori di Venezia

“Il nostro studio mostra che la deposizione di mercurio in Artico è triplicata all’inizio dell’Olocene rispetto all’Ultimo Periodo Glaciale – spiega Delia Segato, dottoranda in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici dell’Università Ca’ Foscari Venezia -. Grazie all’analisi e l’interpretazione di archivi paleoclimatici e lo sviluppo di un modello di chimica atmosferica del mercurio lo studio ha concluso che la perdita di ghiaccio marino, specialmente quello perenne, nell’oceano Atlantico sub-polare, causato dal riscaldamento climatico avvenuto 11.700 anni fa, è stata la maggior responsabile dell’aumento di deposizione di mercurio in Artico”.

A causa del riscaldamento climatico attuale, l’estensione del ghiaccio marino perenne nell’Artico è diminuita di oltre il 50% rispetto all’inizio delle misurazioni satellitari negli anni ’70. Studi futuri ci aiuteranno a stimare come questo fenomeno influirà sui livelli di mercurio e quali sono i rischi associati per le popolazioni e gli ecosistemi artici” spiega Andrea Spolaor, ricercatore del Cnr-Isp di Venezia e coautore dello studio.

Mercurio in Europa, Marnane: “Metà viene da altri Paesi”

Sebbene ci sia stata una notevole diminuzione dell’utilizzo del mercurio, l’Istituto Superiore di Sanità scrive che esistono ancora alcuni paesi (come la Cina) dove la combustione di legno e carbone è tutt’oggi molto diffusa (circa 2mila tonnellate, equivalenti al 30% delle emissioni totali annue di mercurio nell’aria). 

Dunque, per il bene del Pianeta che arriva fino ai poli, ognuno può contribuire alla sua salute ma nella partita globale tutti, nessuno escluso, dovrebbero sedersi al tavolo del “divieto”.

Nonostante i provvedimenti adottati già in passato in questo senso in Europa e America del Nord, i livelli di mercurio nell’ambiente probabilmente resteranno elevati ancora per molto tempo, dal momento che il relativo ciclo di vita nell’ambiente è lungo e le emissioni sono in aumento in altre zone del pianeta, oltre a diffondersi a grande distanza. Circa la metà del mercurio depositato in Europa, infatti, proviene da paesi al di fuori del nostro continente”, spiega Ian Marnane, esperto dell’AEA in materia di utilizzo delle risorse e di industria sostenibili.