Molte regioni, in questi ultimi mesi, per compensare la carenza di medici nelle strutture sanitarie, stano ricorrendo all’assunzione di medici stranieri.
Lo ha fatto la Calabria, che ha fatto da apripista e che ora dà il nome alla legge che regola questa procedura, e lo hanno fatto la Sicilia e la Puglia. Il Lazio nel 2022 ha deliberato lo stesso. Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, si è detto favorevole all’arrivo di professionisti dall’estero, in particolare per tamponare e possibilmente eliminare, il fenomeno dei medici gettonisti che al sistema sanitario nazionale costano una fortuna.
L’ordine dei medici però a queste condizioni non ci sta. Secondo Omceo Roma, l’Ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma, infatti i cittadini con l’attuale procedura non sarebbero tutelati a sufficienza.
Assunzione di medici stranieri, Roma non ci sta
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L’Omceo Roma interviene sulle assunzioni dei medici stranieri, mettendo alcuni paletti e facendo un confronto sul prima e dopo la cosiddetta legge Calabria. A parlare è il presidente Antonio Magi, che è intervenuto anche in trasmissione a “Basta la salute“, condotta da Gerardo D’Amico.
“Per l’iscrizione dei medici stranieri non basta la certificazione delle Regioni” – spiega Magi. “Se non ci fosse la legge Calabria, emanata recentemente proiettando la fine dell’attuale emergenza sanitaria al 31 dicembre 2025, un medico cubano o argentino – solo per fare degli esempi – che decidesse di venire a esercitare in Italia, essendo la laurea in Medicina da loro della durata solamente di cinque anni, dovrebbe fare un anno aggiuntivo con degli esami ulteriori, un esame di lingua per comprendere e farsi comprendere normalmente dai pazienti e dai colleghi, e in più abilitarsi nuovamente all’esercizio della professione. Fatto questo, potrebbe lavorare“.
Medici certificati dalle Regioni. Omceo: “Non basta”
Il fatto è che, nell’iter seguito per le assunzioni, le Regioni non si avvalgono delle competenze degli ordini professionali per certificare i medici stranieri. “Secondo loro – rimarca Magi – comunicando le certificazioni anche solo verbalmente sarebbero a posto. Noi però abbiamo detto loro quali sono i rischi che si corrono, per cui non iscriviamo all’Ordine professionale nella maniera più assoluta con questa procedura e il fatto che ce l’hanno comunicato, per quanto ci riguarda, non li mette in regola con l’Ordine dei medici“.
“Oggi la legge che permette a questi colleghi di lavorare, legge che servirebbe per andare a coprire le carenze di medici presenti sul territorio nazionale, in realtà dà alle Regioni e non più al ministero la possibilità di certificare” – ha spiegato ancora Magi.
Il problema è poi anche quello dei corsi di aggiornamento per la formazione continua obbligatoria per legge, sulla quale gli ordini professionali devono vigilare. E poi anche i medici stranieri dovrebbero essere assicurati, perché altrimenti non verrebbero pagate eventuali situazioni di infortunio.
Infine la questione etica: “Come si comportano questi colleghi? In maniera eticamente corretta o no? In questo modo, anche l’azione disciplinare dell’Ordine verrebbe meno. Tutto questo – come detto – implica secondo noi che il cittadino non è sufficientemente tutelato” – conclude Magi.
“Salviamo il sistema sanitario nazionale”, protesta in 39 città
Sull’altro fronte, resta un Ssn in crisi per la carenza di medici e di infermieri che sta diventando un problema in tutte le regioni.
Il 15 giugno i sindacati dei medici e dei veterinari, insieme alle associazioni di pazienti e a numerosi cittadini, sono scesi in piazza mobilitandosi in protesta per chiedere al governo di salvare il Sistema sanitario nazionale dalla deriva delle privatizzazioni; ed allo stesso tempo frenare l’emorragia di professionisti in fuga dal pubblico, tornando ad investire sul personale. Fattori entrambi strutturali e che sbloccherebbero le liste di attesa e permetterebbero di tornare a garantire il diritto alla cura per tanti cittadini.
Manifestazioni, assemblee pubbliche e sit-in si sono tenuti a Roma e in altre 38 città italiane. “Vi siete già dimenticati di noi?“; “Non siamo eroi né angeli, ma neanche martiri“. Alcuni degli slogan della manifestazione romana, davanti al Mef – Ministero dell’Economia e delle Finanze.
“Il Ssn è a rischio, la nostra non è una lotta di classe: il costante disinvestire sulla sanità pubblica ci porterà alla distruzione del sistema, dunque non escludiamo iniziative estreme a breve come lo sciopero e c’è un rischio concreto di dimissioni di massa dei medici“. A dichiararlo è stato Pierino di Silverio, segretario di Anaao-Assomed, il maggiore tra i sindacati dei medici dirigenti ospedalieri.
L’ordine dei medici nazionale (Fnomceo), con il suo presidente Filippo Anelli, ha lanciato un messaggio di sostegno alla protesta.