incendi - Rischio amianto

Maxi discarica di amianto scoperta nel leccese a seguito di un devastante incendio dello scorso luglio. Scoperta nella zona Lido Conchiglie, tra Sannicola e Galatone, una vasta distesa di amianto. Un pericolo accentuato dal fatto che nella stessa area, lo scorso luglio, è divampato un incendio che ha inghiottito 120 ettari di pineta e macchia mediterranea.

Discarica amianto, pericolo per ecosistema

La maxi discarica abusiva comprende oltre duemila metri quadrati e, dopo le fiamme, è divenuta un pericolo per tutto l’ecosistema circostante. Soprattutto la scoperta dell’ingente quantità di amianto, desta maggiori preoccupazioni per la salute dei residenti e di coloro che hanno respirato le particelle sprigionate durante l’incendio.

Le autorità locali hanno immediatamente provveduto ad isolare l’area attraverso le dovute misure di sicurezza e avviato le operazioni di bonifica per rimuovere l’asbesto segnalato.

Maxi discarica, amianto e le sue fibre killer

Ma i timori sono anche legati ad un passato nel quale si ignorava la presenza di quel materiale che con le sue fibre killer è un attentato alla salute umana. Ci si chiede da quanto tempo sia lì.

La struttura fibrosa dell’amianto, infatti, può scindersi in fibre più sottili che, se diffuse negli ambienti, possono essere facilmente inalate. Così ci si ammala. Una lunga lista di patologie possono insorgere a causa dell’asbesto. Tra le più gravi, quelle riconosciute dall’INAIL per gli indennizzi ai lavoratori: mesotelioma (nelle sue diverse tipologie), asbestosi polmonare, tumore polmonare, delle laringe, delle ovaie. Ma la lista continua fino ad arrivare a malattie coronariche o a patologie cardiovascolari.

Salute cittadini, ritardi nelle bonifiche

Se da una parte per i lavoratori ci sono delle tutele di risarcimento – che non ripagano il prezzo della loro vita – , per i cittadini esposti all’amianto nascosto tra detriti e rifiuti e natura, non esistono leggi ad hoc.

L’unico strumento per scongiurare pericoli per la salute di chi potrebbe essere prossimo a siti contaminati, rimane la mappatura dei territori e la successiva bonifica. Ma i problemi risiedono spesso sugli “scranni regionali”. Infatti, secondo i dati di Legambiente (2018) sul censimento e sulle mappature dell’amianto ci sono drastici ritardi da parte delle Regioni. Secondo il D. M. 101 del marzo  2003, i piani regionali amianto dovevano prevedere il censimento e la mappatura dell’amianto, i cui dati andavano comunicati al Ministero dell’Ambiente per stabilire le priorità degli interventi e quindi i relativi finanziamenti per rimozione e bonifica.

Piani regionali amianto, cosa è successo?

Il presidente nazionale dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avv. Ezio Bonanni, riportando i dati di Legambiente, ricorda che nell’aprile del 2018 soltanto 11 regioni su 15 (Campania, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Sardegna, Provincia Autonoma di Trento, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Molise, Toscana), hanno dichiarato di aver completato la mappatura.

Mentre era ancora in corso nelle restanti Regioni (Basilicata, nelle provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia, Umbria, Calabria e Veneto). A questo si aggiunge l’inadempienza della Regione Lazio e il non pervenuti dati dell’Abbruzzo. Insomma, il quadro italiano è quello di un ritardo che si mantiene ancora oggi nelle bonifiche dei siti contaminati.

Piani regionali amianto, l’intervento di Bonanni

Qual è il risultato dei ritardi nelle bonifiche dei siti contenenti asbesto?

Censite – spiega Bonanni nel suo libroIl libro bianco delle morti di amianto in Italia“– solo 370.000 strutture nel territorio nazionale per 58.000.000 di metri quadrati di coperture in cemento amianto, di cui 20.296 sono siti industriali, 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 sono edifici privati, 65.593 le coperture in cemento amianto e 18.945 altra tipologia di siti”.

I fatti di cronaca che lasciano l’amarezza in chi legge e la paura in chi vive le conseguenze di una profonda inciviltà, come lo scempio a Lido Conchiglie, hanno alle spalle una “mala gestione” che deve essere rivista e soprattutto risolta.

Amianto, scarica App gratuita dell’Ona

L’ONA lavora su tutto il territorio nazionale per mappare i siti. Lo fa anche attraverso il prezioso contributo dei cittadini. Attraverso un’App gratuita, possono segnalare la presenza dell’asbesto e quindi essere parte integrante di una battaglia che mira al “rischio zero”.

Inoltre L’Osservatorio Vittime del Dovere e l’ONA offrono assistenza e tutela legale a tutti coloro che hanno bisogno di maggiori informazioni sull’amianto e i suoi rischi; in particolare a coloro che sono esposti e che hanno subìto esposizione in passato ad amianto o altre sostanze nocive. Per una consulenza gratuita chiamare il numero verde 800.034.294.