Recenti ricerche hanno fatto emergere che l’inquinamento atmosferico può innescare meccanismi infiammatori autoimmuni e causare danni al sistema scheletrico, peggiorando il decorso delle malattie reumatologiche.

Uno studio europeo mette in correlazione per la prima volta la capacità di gestione dell’artrite con la situazione socioeconomica del paziente, che sono direttamente proporzionali.

Oggi, per il trattamento dell’artrite non ci si accontenta solo della remissione dell’infiammazione. Si tende, infatti, a curare con un nuovo approccio anche la sensazione di malessere che persiste in alcuni pazienti.

Malattie reumatologiche, i riflessi sulla qualità della vita

Le malattie reumatologiche sono patologie croniche che hanno pesanti riflessi sulla qualità di vita dei malati.

In Italia sono più di 7 milioni i pazienti affetti da malattie reumatologiche con un costo di circa 20 miliardi all’anno.

Nei paesi occidentali, le malattie reumatologiche rappresentano la prima causa di disabilità e riguardano oltre 150 differenti patologie ad alto impatto sociale. Ciò sia per i costi che per il numero di malati, che aumentano con l’avanzare dell’età. Senza, tuttavia, risparmiare i soggetti più giovani, inclusi bambini e adolescenti e avendo una “predilezione” per il genere femminile. Queste patologie, a causa dell’infiammazione e del dolore, inducono i pazienti a ricorrere ai farmaci frequentemente, tanto da rappresentare la seconda causa assoluta di prescrizione.

Ultimamente, la ricerca reumatologica ha fatto enormi progressi nella comprensione delle cause delle malattie reumatologiche. Inoltre, nuovi markers diagnostici e nuovi presidi terapeutici hanno contribuito a migliorare la vita dei pazienti.

Fattori di rischio: obesità, fumo, livello socioeconomico

Nel decorso e nella gestione delle malattie reumatologiche concorrono direttamente non solo il quadro clinico del paziente, ma anche il contesto socioeconomico e ambientale. Lo afferma la Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA), in base a diverse ricerche svolte nell’ultimo anno in Italia e a livello internazionale.

A parte la ricerca «di nuovi farmaci volti al controllo dell’infiammazione articolare e delle alterazioni immunologiche proprie della malattia, la nostra attenzione va oltre. Consideriamo anche lo stile di vita e gli aspetti socio-culturali». Così Carlomaurizio Montecucco, presidente di FIRA e ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo.

«Tra i fattori più importanti nell’identificazione della popolazione ‘difficile da trattare’ vi sono l’obesità e il fumo e il basso livello socioeconomico. Sono fattori di rischio per lo sviluppo dell’artrite», spiega Montecucco.

Gestione della malattia, l’influenza di reddito e ambiente

Un recente studio inglese svolto su un esteso campione di popolazione ha evidenziato come la capacità di gestire la malattia è proporzionale al reddito. Cala a mano a mano che questo diminuisce, con una ridotta risposta e una minore persistenza del trattamento.

Questo nuovo approccio alla malattia deve tenere in considerazione anche l’ambiente in cui le persone vivono. È noto da tempo che l’inquinamento, in particolare quello atmosferico, è associato a un maggior rischio di patologie cardiovascolari e polmonari. Alcuni studi hanno suggerito che l’inquinamento atmosferico possa aumentare anche il rischio di ammalarsi di artrite reumatoide, provocando la produzione di auto-antigeni e quindi di auto-anticorpi. Questi innescano la risposta infiammatoria a danno, anche, delle articolazioni.

È stato riscontrato un rischio maggiore di severità di malattia e di riattivazioni di artrite reumatoide durante i periodi più inquinati da ossidi di carbonio. O d’azoto o da ozono o da polveri sottili.