farmacoresistenza

La farmacoresistenza è un problema crescente e stringente per la moderna medicina: batteri sempre più resistenti agli antibiotici e infezioni batteriche sempre difficili da curare. Spesso le conseguenze sono letali, soprattutto quando la farmacoresistenza può portare alla diffusione di superbatteri: resistenti a tutti gli antibiotici disponibili. Si stima che nel mondo le malattie infettive provocate dai superbatteri causano circa 700mila morti all’anno.

Farmacoresistenza, OMS: “10 mln di decessi”

L’organismo europeo per il controllo delle malattie infettive (ECDC) stima che nel 2020 il numero di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici in Europa è stato di 801.517 casi, con 35.813 decessi. Di questi: 11mila sono stati registrati in Italia.

Il fenomeno sta crescendo e, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha inserito tra le dieci principali minacce sanitarie dei prossimi anni. Secondo le stime, la resistenza agli antibiotici potrebbe causare 10 milioni di decessi in più all’anno entro il 2050.

Antibiotico, Pregliasco: “È come una lama”

Sui superbatteri interviene il virologo Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano, direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzzi-Sant’Ambrogio di Milano, e presidente dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas).

Superbatteri è un termine che abbiamo usato per semplificare il concetto di batterio resistente agli antibiotici – spiega lo specialista -. A volte ce ne sono diversi: batteri multiresistenti che sono in grado di schivare in modo efficace l’azione distruttiva degli antibiotici. E’ un fatto naturale, un fatto legato all’evoluzione e quindi connaturato con l’uso: perché l’antibiotico è un po’ come se fosse una lama che ogni volta che la si utilizza perde un po’ il filo e quindi va utilizzata con buon senso e attenzione”.

Farmacoresistenza, Pregliasco: “Troppi antibiotici”

Se da una parte è un fatto naturale, dall’altra esistono fattori “esterni” che possono aggravare la situazione. Tra questi: l’uso eccessivo di antibiotici.

Nel passato ma ancora oggi, c’è un uso eccessivo e ingiustificato di antibiotici soprattutto dal punto di vista veterinario: non per curare gli animali ma per facilitare il loro allevamento – continua Pregliasco -. Magari anche in condizioni ambientali igieniche non adeguate e quindi per velocizzare il risultato mirato alla vendita dei prodotti e alla riduzione dei costi di allevamento. Ovviamente questa inutile dispersione di antibiotico facilita soprattutto una grande esposizione degli antibiotici alla mercé dei batteri sia ambientali sia patogeni che possono fare delle prove di resistenza. Perché ogni volta che un batterio è esposto all’antibiotico, questo in qualche modo attraverso mutazioni o addirittura interscambi di informazioni, anche tra specie diverse, attraverso i plasmidi, può acquisire quella capacità che poi lo rende impermeabile all’azione dell’antibiotico”.

Un processo che arriva all’uomo attraverso l’ambiente e il cibo “gonfiato” dagli antibiotici che finisce sulla tavola.

Intervento Ue, riduzione antimicrobici

Su questo fronte l’Unione europea è intervenuta nel 2022 con un provvedimento che ha vietato l’uso routinario degli antibiotici, con l’obiettivo di ridurre del 50% le vendite antimicrobici per gli animali entro 2030. E così i farmaci potranno essere somministrati su prescrizione del veterinario solo agli animali veramente infetti.

Farmacoresistenza, Pregliasco: “Si alle vaccinazioni”

Un altro fattore che può causare la farmacoresistenza è l’uso non sempre appropriato degli antibiotici da parte sia del medico sia del paziente. Nel primo caso l’antibiotico deve essere prescritto secondo modalità e tempi giusti. Nel secondo, il paziente deve abbandonare il fai da te!

Una soluzione per limitare la farmacoresistenza è il vaccino.Tutte le vaccinazioni sia specifiche per batteri ma anche virali riducono la possibilità, come spesso accade, di una prescrizione antibiotica spesso inutile. Mi riferisco in particolare all’influenza. Ma anche al covid-19 dove le sintomatologie virali e batteriche vanno a sovrapporsi: spesso le prescrizioni per queste infezioni respiratorie sono inappropriate. Proprio perché dovute a virus e non a batteri diventa inutile la terapia antibiotica. Quindi le vaccinazioni e i richiami vaccinali possono ridurre ad inizio la possibilità di esposizione dell’antibiotico” dichiara Pregliasco.

Pregliasco: “Si deve agire su diversi ambiti”

Dunque, per poter fronteggiare e anche arginare il fenomeno le azioni devono essere diverse e simultanee.

Si tratta di agire su vari ambiti – puntualizza Pregliasco -. Innanzitutto con una ricerca scientifica che riprenda fiato perché in un recente passato le aziende farmaceutiche non hanno più investito su questo ambito, economicamente meno vantaggioso rispetto allo sviluppo di particolari farmaci.

C’è poi l’esigenza che le istituzioni effettuino una sorveglianza epidemiologica: con disposizioni stringenti sull’utilizzo degli antibiotici, in particolare in ambito veterinario. Recentemente l’Italia ha disposto che anche per le prescrizioni per gli animali venga fatta la ricetta elettronica e solo per attività terapeutiche rispetto alla malattia degli animali. Ci vuole poi un enorme responsabilizzazione degli allevatori: quelli seri hanno già attuato un codice di autoregolamentazione per garantire il benessere degli animali. I medici non devono essere troppo pesanti nella prescrizione degli antibiotici: solo quello giusto quando serve.Il paziente deve seguire in modo corretto le prescrizioni. Molti pazienti, infatti, quando iniziano a stare meglio non completano il ciclo e riducono il quantitativo: questo favorisce l’insorgenza della temuta antibiotico-resistenza”.