Alcuni individui, noti come “superager”, sembrano sfidare il passare del tempo grazie alla loro memoria di ferro. Un team di neuroscienziati dell’Universidad Politécnica e del Queen Sofia Foundation Alzheimer Center, entrambi a Madrid, ha cercato di spiegare il mistero. Attraverso un’esplorazione durata un decennio, che ha coinvolto un centinaio di volontari ottuagenari, è emerso che i superager non sperimentano un declino nell’integrità della materia bianca del cervello

Il potere segreto dei superager

Il filosofo francese Edgar Morin aveva una memoria d’acciaio

Superager. Ognuno di noi, invecchiando, inizia a “perdere colpi”. Trovare il mazzo di chiavi o gli occhiali diventa un’impresa titanica. Gli oggetti si sono smaterializzati, li abbiamo dimenticati da qualche parte? Oppure gli abbiamo semplicemente cambiato posto? Bella domanda. Sta di fatto che la nostra memoria vacilla e gioca brutti scherzi. Beati loro, ci sono degli individui che sembrano immuni dal rimbambimento. 

Un esempio illustre è il filosofo francese Edgar Morin, nato nel 1921. Morin ha pubblicato il suo ultimo libro all’età di 99 anni e ancora allo scoccare dei 102 anni è rimasto lucido come un ragazzino. Noti come superager, questi “Pico della Mirandola” dalla memoria d’acciaio sono diventati oggetto di uno studio spagnolo.

Per sondare il segreto dietro queste differenze, il team di ricerca ha condotto un’indagine approfondita, confrontando i cervelli di sessantaquattro superager con quelli di cinquantacinque coetanei smemorati.

I volontari sono stati sottoposti a scansioni cerebrali periodiche, prelievi di sangue e test di memoria per un periodo di dieci anni. I ricercatori hanno quindi analizzato lo stile di vita, il comportamento e l’integrità cerebrale di entrambi i gruppi, cercando di comprendere meglio i meccanismi alla base della resilienza cognitiva dei superager. Risultato?

I superager hanno mostrato una minima perdita di integrità nella materia bianca del cervello, in alcune regioni. Quali? In particolare nella corteccia entorinale e nell’ippocampo, regioni cerebrali fondamentali per l’elaborazione e la conservazione della memoria. Cerchiamo di capire meglio.

Il ruolo della materia bianca

La materia bianca svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della memoria

La materia bianca è costituita principalmente da fibre nervose mielinizzate che formano il sistema di connessione del cervello, chiamato il “tratto di sostanza bianca“. Queste fibre nervose fungono da “cavi” per trasmettere segnali e informazioni tra diverse regioni del cervello.

Nei superager, studi hanno rilevato che non solo la materia grigia (che contiene principalmente i corpi delle cellule nervose), ma anche la materia bianca, mostra caratteristiche distintive rispetto agli anziani con funzioni cognitive nella norma.

Nel caso della materia bianca, le ricerche hanno evidenziato che i superager hanno una migliore integrità strutturale delle fibre nervose e una maggiore efficienza delle connessioni cerebrali rispetto agli anziani nella norma. Questo si traduce in una maggiore velocità di trasmissione dei segnali neurali e in una migliore comunicazione tra le varie regioni del cervello. Il che potrebbe contribuire alla loro eccezionale capacità cognitiva in età avanzata.

Altri studi longitudinali hanno evidenziato che i superager mostrano un processo più lento di deterioramento della materia bianca nel corso degli anni. Cosa che suggerisce una maggiore resistenza alle conseguenze negative dell’invecchiamento sul sistema di connessione del cervello.

Inoltre, questa élite di individui presenta pochi segni del morbo di Alzheimer. Potrebbe dunque esserci una sorta di resistenza al declino della memoria correlato all’età, che potrebbe essere legata a una serie di fattori protettivi. Ma c’è di più.

Altre caratteristiche dei superager

Oltre alla memoria eccezionale, i superager presentano una serie di caratteristiche fisiche e comportamentali che li distinguono dagli anziani “normali“. Essi sono:

Agilità fisica: si muovono più velocemente e sono più fluidi nei movimenti fini, come il movimento delle dita. Questa agilità fisica può contribuire alla loro capacità di svolgere attività quotidiane in modo efficiente e di mantenere uno stile di vita attivo;

Hanno un miglior equilibrio rispetto agli anziani normali. Il che può ridurre il rischio di cadute e lesioni, contribuendo alla loro salute fisica complessiva e al benessere;

Mediamente, i superager soffrono meno di ansia e depressione rispetto agli anziani normali. Questo suggerisce che la loro resilienza emotiva e mentale potrebbe contribuire alla loro longevità cognitiva e alla qualità della vita in generale;

Sono stati mediamente più attivi nella loro vita. L’essere fisicamente attivi è associato a numerosi benefici per la salute, tra cui una migliore funzione cognitiva, una maggiore longevità e una migliore qualità della vita;

Curiosamente, i superager sono più inclini a essere appassionati di musica. La musica può avere effetti benefici sulla salute mentale e cognitiva, contribuendo al loro benessere complessivo;

I superager sono più frequentemente separati o divorziati. Questo è interessante perché, in generale, avere un partner è associato a una migliore salute cognitiva. Tuttavia, la frequenza più elevata di separazione o divorzio potrebbe suggerire che i superager hanno affrontato e superato sfide relazionali, sviluppando una maggiore resilienza emotiva nel processo.

Finora abbiamo declinato i superpoteri dei superager, ma qual è il segreto degli stessi?

Dipende, da che dipende? 

Come cantava Jarabe De Palo, “da che dipende” questa straordinaria capacità?

Sfortunatamente, il team non è riuscito ancora a trovare prove definitive che spieghino la loro eccezionale condizione. Sebbene alcune leggere differenze nello stile di vita siano state osservate – come una migliore salute generale e un minor consumo di tabacco e alcol – i superager non si sono distinti per particolari abitudini alimentari, livelli di attività fisica o abitudini di sonno.

Quanto al ruolo del profilo genetico, i ricercatori hanno scoperto che da solo non è sufficiente a spiegare completamente la straordinaria longevità cognitiva dei superager.

Una delle ipotesi avanzate riguarda l’importanza dell’attività fisica nella vita di questi individui. Anche se potrebbero non essere particolarmente attivi in termini di esercizio fisico tradizionale, come il jogging o la palestra, potrebbero essere coinvolti in attività meno convenzionali ma altrettanto stimolanti, come il giardinaggio. L’attività fisica, indipendentemente dalla forma, può influenzare positivamente il flusso sanguigno cerebrale e i fattori neurotrofici, che a loro volta possono migliorare la funzione cognitiva e proteggere dalla demenza. Inoltre, ridurre l’ansia e la depressione, noti fattori che possono influenzare negativamente la memoria, potrebbe essere un altro beneficio dell’attività fisica.

Una questione di motivazione?

Un’altra ipotesi coinvolge la motivazione come possibile spiegazione del super potere dei superager. La regione cerebrale coinvolta nella motivazione e nella persistenza potrebbe essere cruciale nel comprendere le loro straordinarie capacità mnemoniche. Questo suggerisce che il loro desiderio intrinseco di impegnarsi in attività stimolanti potrebbe essere un fattore chiave nella preservazione della loro memoria.

Insomma, sono necessari studi più ampi e sperimentazioni cliniche per comprendere appieno il segreto della loro eccezionale memoria e per valutare l’efficacia di interventi come l’attività fisica o la musica nel preservare o migliorare le loro capacità mnemoniche.

Ad ogni modi, i risultati sollevano interrogativi importanti sulla natura della resilienza cognitiva e pongono le basi per ulteriori ricerche nel campo dell’invecchiamento e della salute del cervello. 

In un mondo dove si insegue l’elisir dell’eterna giovinezza, i superager rimangono un enigma affascinante che continua a sfidare le nostre concezioni convenzionali sull’invecchiamento e sulla mente umana.

Fonte

Marta Garo-Pascual et al, “I superager resistono ai tipici cambiamenti strutturali della materia bianca legati all’età”.The Journal of Neuroscience.