bulimia nervosa

I disturbi del comportamento alimentare sono una piaga adolescenziale, che insorge sempre più precocemente, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Insieme all’anoressia nervosa, un altro disturbo conosciuto e non sempre riconoscibile è la bulimia nervosa, che significa “fame da bue”.

I meccanismi alla base della bulimia nervosa

Questo tipo di patologia è caratterizzata da crisi bulimiche, durante le quali la persona ingerisce grandi quantità di cibo in poco tempo senza controllo sul suo comportamento, seguite poi da comportamenti compensatori per tentare di arginare l’aumento di peso.

Le crisi solitamente sono hanno durata limitata, ma spesso le persone possono averne numerose durante l’arco della giornata. Nella maggioranza dei casi, le crisi bulimiche prevedono l’assunzione di cibi che chi ne soffre non si concede abitualmente, tipo dolci o alimenti ad alto contenuto di grassi. Durante questi episodi, la persona non ha consapevolezza di ciò che mangia, arrivando a ingerire cibi avariati, crudi o miscugli di vario genere.

L’origine della bulimia nervosa può essere ricercata a seguito di una dieta ferrea o un rapido dimagrimento, talvolta legati a eventi stressanti o a un trauma emotivo. Spesso le crisi bulimiche iniziano come episodi saltuari, ma col passare del tempo possono diventare una compulsione a cui è complicato mettere un freno.

Gli aspetti psicologici della bulimia nervosa

Gli aspetti psicologici dietro la bulimia nervosa portano la persona che ne soffre a dare un’importanza eccessiva, quasi ossessiva, all’attenzione e all’insoddisfazione verso il proprio corpo. L’autostima dipende fortemente dall’aspetto fisico e ogni cambiamento può essere vissuto come motivo di frustrazione e perdita di controllo sul proprio organismo.

Emotivamente, si può andare incontro a diverse conseguenze emotive. Alcune persone riferiscono un temporaneo senso di piacere e di sollievo, regolando così gli stati emotivi negativi. Questo spiegherebbe parzialmente la dipendenza dal cibo. Ovviamente, queste abbuffate lasciano effetti positivi solo momentanei, perché poi sopraggiunge l’angoscia per il rischio di ingrassare e i sensi di colpa per non essere stati in grado di controllarsi.

Le tecniche di compensazione, in particolare il vomito autoindotto, danno la sensazione di alleviare quest’ansia, lasciando però spazio a un possibile senso di vuoto colmabile solo con una nuova abbuffata. Fisiologicamente, anche il vomito può innescare una nuova crisi di cibo, perché fa aumentare i livelli di insulina e l’abbassamento della glicemia, provocando un forte senso di fame.

Il senso di colpa porta la persona a non parlare di tale disturbo, quindi la richiesta di aiuto arriva molto tempo l’insorgenza. La bulimia nervosa può determinare anche aree importanti della vita, non solo le abitudini alimentari. Infatti, può portare irritabilità, ansia o difficoltà a relazionarsi con gli altri in contesti che prevedono lo stare a tavola.

Disturbi psico-emotivi della bulimia

I disturbi psico-emotivi che stanno alla base della bulimia nervosa sono pressoché gli stessi dell’anoressia. Si tratta di depressione, disturbi d’ansia (come attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, fobia sociale), abuso di sostanze, disturbi della personalità. Possono presentarsi comportamenti autolesionistici o tentativi di suicidio.

Tuttavia, le principali caratteristiche psicologiche sono perfezionismo, bassa autostima, impulsività e pensiero “tutto o nulla”. Quest’ultimo, in particolare, è tipico della bulimia nervosa: non si trova una via di mezzo, o tutto o niente, tutto bianco o tutto nero, tutto buono o tutto cattivo. Lo stesso vale per il cibo: o è tutto buono o tutto pericoloso.

Diagnosi: i criteri secondo il DSM-5

A differenza dell’anoressia nervosa, in cui sono tre i criteri per diagnosticarla, secondo il DSM-5 per la bulimia sono cinque. Il primo prevede ricorrenti crisi bulimiche. Il secondo verifica i costanti metodi compensatori per evitare l’aumento di peso, come abuso di lassativi, vomito autoindotto o eccessivo esercizio fisico. Il terzo determina la presenza di abbuffate e condotte compensatorie almeno una volta a settimana per tre mesi. Il quarto segnala un livello di autostima influenzato fortemente da peso e forma corporea. Il quinto dice che la bulimia nervosa non si manifesta esclusivamente in caso di anoressia nervosa.

Per capire il livello di gravità, ci si basa sulla frequenza delle condotte compensatorie. Ovviamente ci sono altri sintomi che possono influenzare. I livelli di gravità sono quattro: lieve, con 1-3 condotte compensatorie settimanali; moderato, 4-7 episodi settimanali; grave, dagli 8 ai 13 episodi; estremo, con più di 14 condotte compensatorie a settimana.