Un recente studio, pubblicato su The Lancet avverte che entro la fine del secolo, la popolazione di quasi tutti i Paesi subirà un declino demografico senza precedenti. Il fenomeno è da imputare sostanzialmente a un tasso di fertilità in calo, tanto che nella metà delle nazioni il numero di nascite è già insufficiente a mantenere le dimensioni della popolazione. In un mondo diviso tra baby boom nei Paesi in via di sviluppo e crisi demografica nelle nazioni più ricche, emerge la necessità di affrontare con urgenza questa sfida globale

Un declino senza precedenti

L’infertilità è una delle cause del declino demografico

Il declino delle nascite. Secondo i dati ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si stima che, nel mondo, circa il 10-15% delle coppie in età riproduttiva siano affette da infertilità. Questo significa che milioni di persone in tutto il pianeta lottano con la difficoltà di concepire un bambino in modo naturale. L’infertilità può essere causata da una serie di fattori.

Essi includono problemi di salute fisica, disfunzioni ormonali, disturbi riproduttivi e altri fattori ambientali e psicologici. La consapevolezza e l’accesso a trattamenti per l’infertilità sono fondamentali per supportare le coppie che affrontano questa sfida.

Utilizzando un vasto tesoro di dati globali su nascite, decessi e fattori influenzanti la fertilità, i ricercatori hanno tentato di tracciare il futuro demografico del nostro pianeta.

Uno studio condotto dall’Institute For Health Metrics and Evaluation (IHME) di Seattle (Stati Uniti), spiega che entro il 2050 la popolazione di tre quarti di tutti i paesi vedrà una diminuzione significativa.

Proiettando l’analisi fino alla fine del secolo, emerge un quadro sorprendente. Il 97% dei Paesi e dei territori del mondo, pari a 198 su 204, sperimenterebbe un declino demografico significativo

Secondo le previsioni degli studiosi, solo alcune nazioni, tra cui Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan, manterranno tassi di fertilità superiori al livello di sostituzione, fissato a 2,1 nascite per donna, entro il 2100.

Ma il futuro non sarà uniforme. Mentre i Paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli dell’Africa sub-sahariana, vedranno una crescita continua nei tassi di fertilità, le nazioni più sviluppate e invecchiate sperimenteranno un crollo demografico.

Prepararsi al declino economico e demografico 

Declino demografico: dobbiamo prepararci ad affrontare sfide demografiche senza precedenti

«In un mondo diviso tra ‘baby boom’ in alcune regioni e ‘baby bust’ in altre, dobbiamo prepararci ad affrontare sfide demografiche senza precedenti». A spiegarlo Stein Emil Vollset, autore senior dello studio dell’IHME.

Il panorama delineato dagli esperti è di una portata epocale e le implicazioni sono di vasta portata. A sottolinearlo Stein Emil Vollset dell’IHME. «Siamo di fronte a un cambiamento sociale sconcertante nel corso del 21° secolo». Questa transizione non riguarda solo la dimensione numerica delle popolazioni, ma si estende alla struttura economica, al potere geopolitico e alla stessa organizzazione della società.

Secondo la ricercatrice Natalia Bhattacharjee, le conseguenze di queste tendenze future nei tassi di fertilità e nelle nascite avranno un impatto sconvolgente. «Queste tendenze riconfigureranno completamente l’economia globale. Configureranno altresì l’equilibrio di potere internazionale e richiederanno una riorganizzazione delle società».

L’immigrazione può aiutare?

La prospettiva di una diminuzione della popolazione in quasi tutti i Paesi solleva la necessità di considerare l’immigrazione come un elemento essenziale per sostenere la crescita economica. Tuttavia, questa soluzione porta con sé sfide complesse. Quali? Ad esempio questioni di integrazione sociale, politica e culturale.

Nonostante l’importanza di queste proiezioni, gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno richiamato alla cautela, evidenziando i limiti dei modelli utilizzati. In particolare, la mancanza di dati provenienti da molte nazioni in via di sviluppo rende le previsioni meno accurate e affidabili.

Occhio al sensazionalismo 

Nella comunicazione dei dati, gli esperti dell’OMS hanno pertanto sottolineato l’importanza di mantenere un approccio equilibrato. Bisogna insomma evitare la sensazionalizzazione e cercare di trasmettere un messaggio sfumato che contempli sia gli aspetti positivi sia quelli negativi di una popolazione in declino. Infatti, sebbene una popolazione più piccola possa portare vantaggi in termini di impatto ambientale e sicurezza alimentare. Altre sfide sono poi e legate alla disponibilità di manodopera, alla sicurezza sociale e alla stabilità geopolitica nazionale.

Anche Teresa Castro Martin, ricercatrice del Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo, che non ha partecipato allo studio, ha detto la sua. Secondo lei, si tratta solo di proiezioni. Dunque è fondamentale considerare che ci sono diverse stime sulla tempistica di questi cambiamenti demografici.

In particolare, ha fatto notare che lo studio pubblicato su The Lancet prevede che il tasso di fertilità globale scenderà al di sotto dei livelli di sostituzione intorno al 2030. Le previsioni dell’ONU tuttavia indicano che ciò avverrà intorno al 2050. Queste discrepanze temporali possono avere un impatto significativo sulle strategie di pianificazione e sulle politiche a livello globale.

Informazioni sullo studio 

Lo studio è un aggiornamento del Global Burden of Disease dell’IHME. L’iniziativa ha ottenuto un ampio riconoscimento internazionale come fonte autorevole di dati sanitari. HME è stata fondata presso l’Università di Washington con il sostegno della Fondazione Bill e Melinda Gates. Nel corso degli anni ha contribuito in modo significativo alla comprensione dei trend sanitari globali e alla valutazione dell’impatto delle malattie sulla popolazione mondiale.

Fonti 

Natalia V Bhattacharjee et al, Fertilità globale in 204 paesi e territori, 1950–2021, con previsioni fino al 2100. Un’analisi demografica completa per il Global Burden of Disease Study 2021, The Lancet (2024).