Sanità pubblica

Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) ha bisogno di cure adeguate per non soccombere sotto le fauci della sanità privata. Secondo la Cisl, bisogna ora dare vita a “un nuovo modello di welfare di comunità, in grado di garantire a tutti l’accesso alle cure”

Il sindacato constata che “oggi purtroppo il SSN sta velocemente lasciando il passo alla sanità privata. Ciò è dimostrato dalla spesa out of pocket che ha raggiunto 40 miliardi di euro di cui 10 miliardi intermediata dai Fondi assicurativi”.

L’emergenza sanitaria causata dal COVID-19 ha evidenziato la grande importanza della sanità pubblica, ma anche le sue criticità, i limiti, la carenza di personale. E pure i lunghi tempi di attesa, la scarsa integrazione tra i servizi ospedalieri, territoriali e sociali, le disparità regionali.

Costruire un sistema integrato di assistenza

La Cisl ha presentato nei giorni scorsi a Roma un corposo documento programmatico. Il sindacato sostiene che bisogna superare “la visione miope che non considera la sanità un investimento. Superata l’emergenza della pandemia è necessario costruire un sistema integrato di assistenza, incentrato sulle necessità di presa in carico della persona, spesso anziana e fragile. Sistema da sviluppare principalmente nell’ambito dei servizi territoriali, riservando all’ospedale un ruolo esclusivo nella fase delle acuzie”.

Per la Cisl è il momento di creare “reti di prossimità e strutture intermedie per allineare i servizi ai bisogni di cura dei pazienti”.

Urge, dunque, “una corretta attuazione degli investimenti e delle riforme previste nel PNRR. Non escludendo il ricorso agli stanziamenti del MES sanitario. Se vogliamo continuare a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute sancito nell’art. 32 della nostra Costituzione, sarà necessario intervenire a partire dall’incremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale”.

Cisl: la sanità pubblica deve creare opportunità

La sanità per la Cisl dovrà continuare a rimanere pubblica. Dovrà, inoltre, creare nuove opportunità a tutti i professionisti della salute del SSN. Ciò affinché possano partecipare “in regime di libera professione, anche intramuraria, all’erogazione di prestazioni sanitarie rientranti nei piani sanitari delle assicurazioni integrative.

Questo limiterebbe la fuga del personale verso il privato e, contemporaneamente, garantirebbe l’entrata di risorse finanziarie che potrebbero essere messe a disposizione di tutti. La sanità pubblica e privata – si legge nel documento Cisl – possono e devono convivere. Ma la seconda può solo integrare e aiutare, con contratti di convenzione, il SSN e non sostituirsi ad esso”.

Il sindacato enumera, inoltre, le criticità maggiori da superare. Tra queste:

  • insufficienza di posti letto;
  • mancanza di coordinamento tra i diversi punti della rete;
  • rallentamenti nella realizzazione del PNRR;
  • mancato aggiornamento dei Lea.

Carenza sanitari, abolire il numero chiuso nelle Università

Negli ultimi anni, molti medici e infermieri del SSN hanno lasciato il loro posto di lavoro per approdare nella sanità privata. Alcuni sono addirittura emigrati all’estero. Le cause dell’abbandono sono da ricercare nelle retribuzioni poco soddisfacenti e nel carico di responsabilità, spesso eccessive, che i sanitari del SSN devono sopportare.

Oggi, pertanto, mancano all’appello circa 20mila medici, specialmente nei reparti di medicina d’urgenza, pronto soccorso, anestesia, medicina territoriale (soprattutto nelle zone rurali e di montagna). Per questo motivo, è necessario sia prevedere una programmazione universitaria che superi il “numero chiuso”, sia procedere con nuove assunzioni, iniziando a stabilizzare i precari.

Impegnarsi per il diritto della tutela della salute significa spendersi per il bene delle persone. Siamo convinti che la storia del Servizio sanitario pubblico e universale è la storia di una grande utopia che si è realizzata e che attende di essere riconfermata e rafforzata nel tempo”, conclude la Cisl.