In questi ultimi tempi, diverse app focalizzate sulla “terapia del neurofeedback” promettono di influenzare il cervello, sostenendo che si possa imparare a modificarne l’ampiezza, la frequenza e la coerenza degli aspetti elettrofisiologici.
Ma è davvero possibile esercitare un controllo sul nostro “stato mentale”? E come agiscono le onde e le frequnze?
Le risposte sono avvolte da un alone di mistero
Viaggio nei misteri del cervello
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Ogni nostro gesto, dall’azione più semplice al pensiero più complesso, affonda le sue radici nell’intensa attività neuronale che avviene nel nostro cervello. Qui, i neuroni comunicano attraverso impulsi elettrici e i messaggi chimici dei neurotrasmettitori.
Per tracciare e comprendere l’attività cerebrale si misurano l’attività elettrica, i livelli di neurotrasmettitori e il flusso sanguigno.
Tali misurazioni possono catturare dei modelli di attività cerebrale, profondamente legati al nostro comportamento: gli “stati cerebrali“.
Ebbene, ad ogni stato cerebrale corrisponde una lunghezza d’onda specifica.
Le onde e il potere sul cervello
Il nostro cervello ha un suo “battito”, proprio come il cuore. Esso varia da 3 a 100 impulsi/sec, misurati in Herz, a seconda dell’attività che stiamo svolgendo o delle emozioni e sensazioni che stiamo sta provando.
Se nella veglia le frequenze sono basse, sperimentiamo una sensazione di stanchezza. Durante la meditazione possono portare a un piacevole rilassamento. Se sono alte, in fase di veglia potremmo sentirci iperattivi ed eccitati, in fase di meditazione invece ci consentono di essere molto concentrati.
Le onde, note come alfa, beta, theta, gamma e delta, sono finestre aperte sullo stato dell’attività cerebrale e rivelano i diversi “canali” di comunicazione tra le regioni del nostro cervello. Nello specifico:
- Gamma è una frequenza rara che si attiva quando siamo concentrati su attività molto impegnative. Questo stato è associato a una capacità percettiva acuta e ampliata oltre che a un elevato livello di consapevolezza. Uno stato gamma senza stress (indotto ad esempio dalla meditazione), può essere definito come uno stato di lucidità mentale cristallina;
- Beta è lo stato più “normale” della mente, quando siamo impegnati nelle attività quotidiane. A volte tuttavia si accompagna a una certa ansia e a una forma di eccitazione;
- Alfa è la frequenza del rilassamento profondo, quando la nostra mente si libra nell’attenzione passiva, come ascoltare in silenzio senza necessariamente impegnarsi;
- Theta è la frequenza del nostro mondo interiore, del rilassamento profondo e della concentrazione verso il nostro io più profondo;
- Delta, la frequenza del sonno profondo e rigenerante.
Quando ci addormentiamo o facciamo meditazione attraversiamo questi stati: dalla sonnolenza, una sorta di leggera sospensione all’alfa, al rilassamento più profondo e non vigile del theta, fino ad immergerci nel sonno profondo rappresentato dal delta.
A svelarlo, l’EEG, o elettroencefalografia, una mappa dell’attività elettrica del cervello, che cattura i cambiamenti di questa energia, classificandoli in diverse frequenze, ognuna con il suo ruolo e significato.
Fin qui abbiamo parlato del funzionamento delle onde, delle frequenze e degli stati mentali in maniera abbastanza asettica. Ritorniamo alla domanda espressa all’inizio dell’articolo: “è davvero possibile esercitare un controllo sul nostro “stato mentale”?
La terapia del neurofeedback: realtà o illusione?
Una delle frontiere più controverse è rappresentata dalla terapia del “neurofeedback“, scaricabile da alcune app a pagamento.
In cosa consiste? In pratica, le persone ricevono un feedback visivo o uditivo basato sulla loro attività cerebrale e vengono poi guidate per cercare di mantenerla o cambiarla.
Insomma una sorta di allenamento per la mente, in cui si cerca di stabilire un controllo su pensieri, attraverso tecniche di rilassamento e respirazione.
Se i fautori sostengono l’efficacia della terapia, i detrattori sottolineano che non sia semplice controllare la mente, con la sua intensa attività neuronale, in cui una miriade di stati cerebrali convivono in un balletto senza fine.
La domanda rimane dunque sospesa nell’aria: possiamo mai davvero prendere le redini dei nostri stati cerebrali, o resteranno sempre un mistero irrisolvibile?