Protesi di spalla

Nei decenni scorsi si accettavano i problemi legati all’età con rassegnazione, mentre oggi si vuole rimanere giovani anche quando si è in età avanzata. Aumentano, pertanto, le richieste di cure e interventi chirurgici in grado di migliorare le condizioni di vita. Tra gli interventi, sono in continuo aumento le richieste per l’impianto di protesi di spalla.

«Ci sono 60-70enni che vogliono continuare a giocare a golf, tennis o a fare arrampicate, per cui scelgono di operarsi per la protesi alla spalla». A parlare è Stefano Gumina, ordinario di Ortopedia e Traumatologia all’Università Sapienza di Roma. Operazioni che sono richieste anche da chi svolge lavori manuali che comportano il dover alzare le braccia sopra la linea dell’orizzonte. «Penso agli imbianchini, ai manovali – aggiunge Gumina – che possono andare incontro a patologie degenerative legate all’usura e all’età con problemi alla mobilità della spalla. O rotture del tendine della cuffia dei rotatori».

Protesi di spalla, richieste in aumento negli ultimi anni

Dai dati europei e mondiali emerge che l’impianto di protesi di spalla è aumentato esponenzialmente negli ultimi 15 anni. La tecnologia supporta questo tipo di intervento e intanto arrivano nuovi materiali e nuove acquisizioni scientifiche.

«Un vecchio adagio afferma che di spalla non si muore», dichiara Gumina, anche presidente del 15° Congresso internazionale di Chirurgia della spalla e del gomito. «Ma gli esiti di una frattura, se non si interviene, portano a una limitazione funzionale dell’articolazione. Noi siamo tra i pochi chirurghi che vedono dai ragazzi agli anziani, dagli sportivi di élite a chi è vittima di incidenti stradali».

Il professor Gumina spiega anche perché nel campo delle protesi ortopediche si parla molto di anca e ginocchio, ma poco di spalla. «L’anca e il ginocchio degenerano più facilmente rispetto alla spalla, si usurano di più visto che portano il peso del corpo».

I risultati delle ricerche e le correlazioni con il fumo

Grazie alla ricerca, si è oggi in grado di affermare che le rotture dei tendini della spalla non sono legate solo a problemi locali. «Il tendine si può ammalare – osserva Gumina – e ci sono malattie sistemiche che contribuiscono a rendere il tendine meno vascolarizzato. Mi riferisco ad esempio al diabete o all’ipercolesterolemia.

Oggi, tanti studi ci dicono che queste malattie disturbano il microcircolo periferico e danneggiano il tendine, che, invece, deve essere ben vascolarizzato. Così invecchia prima e degenera con una minore resistenza meccanica. Si è anche scoperto come le cattive abitudini, a tavola e non solo, possono essere deleterie: soprattutto il fumo. C’è una correlazione tra le rotture dei tendini della spalla, in particolar modo, e il tabagismo».

Medicina rigenerativa articolare, una nuova speranza

Ci sono nuove prospettive nel campo dell’ortopedia che provengono dalla medicina rigenerativa articolare. «Alcuni pazienti non hanno più un tessuto da ricostruire e c’è una tale degenerazione che non si può riparare», prosegue l’esperto. «Dopo aver provato la strada di piccole pezze di tessuto collageno che però non hanno dato i risultati sperati, ora stiamo puntando all’impiego di tecniche che possano avvalersi delle cellule staminali del grasso addominale e dei tessuti all’interno della spalla.

Questi tessuti, aspirati nel corso di una artroscopia, un tempo venivano buttati. Oggi invece sono usati proprio durante l’intervento per aiutare il tessuto a guarire e stimolare la ricrescita. Stiamo acquisendo risultati clinici che poi pubblicheremo», conclude Gumina.