Antonio Dal Cin, un finanziere in congedo e vittima del dovere, è al centro di una disputa legale con il Comune di Sabaudia per un presunto abusivismo edilizio. La controversia è scaturita da un’iniziale denuncia della polizia locale, un paradosso tipicamente italiano.

Nel bel mezzo di una lotta contro una malattia grave, l’asbestosi, che ha rischiato la sua vita, Dal Cin si trova ora a difendersi dall’accusa di avere un gazebo e una tettoia, che utilizza per ripararsi dal sole. Il Comune tuttavia sembra non prestare attenzione alle tettoie in amianto che rappresentano una minaccia mortale. Dal Cin si interroga sulle priorità dell’amministrazione, più interessata a rimuovere le sue modestissime strutture di protezione piuttosto che affrontare i rischi più gravi per la salute pubblica

Lo sfogo di Antonio Dal Cin

Antonio Dal Cin: lo sfogo contro il comune di Sabaudia

Questo è il grido di Antonio Dal Cin, un finanziere in congedo che si è distinto per il suo impegno accanto all’ONA nella battaglia contro l’amianto.

«È dal 2011 che mi appello al sindaco pro tempore per la mappatura e rimozione dell’amianto. In particolare contro le fatiscenti tettoie in eternit che costituiscono un grave e serio pericolo per la salute dei cittadini. Niente è stato mai fatto. Di contro, il sindaco emette un’ordinanza per la mia tettoia ed un gazebo entrambi amovibili, che non costituiscono aumento di cubatura, denunciandomi per abusivismo edilizio».

Quanto a questa denuncia, Dal Cin si difende «non ho mai aumentato la cubatura dellimmobile e non ho posto in essere alcun abusivismo edilizio». Nonostante ciò, tanto la Polizia Locale quanto l’Ufficio Tecnico del Comune di Sabaudia procedono senza preavviso, rifiutando all’avvocato di Dal Cin, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, l’accesso agli atti e violando così le norme fondamentali.

Mi hanno trattato come un suddito

Il nome di Dal Cin viene reso pubblico nell’albo pretorio del Comune di Sabaudia, con una delibera che lo condanna a sostenere le spese legali. Nonostante Dal Cin abbia presentato un ricorso al TAR del Lazio, il Comune non si è costituito in udienza, sollevando interrogativi sulla trasparenza del processo. Dal Cin critica aspramente il trattamento subito: «Sono stato trattato come un suddito, colpito singolarmente senza giustificazione».

«Eppure, sarebbe bastato un confronto con l’Amministrazione Comunale per chiarire ogni cosa. Sia attraverso una recente sentenza del Tribunale di Latina sia per il tramite di altre Sentenze, dove sussistono CTU (perizie del consulente tecnico d’ufficio), valide fino a querela di falso che documentano, provano e dimostrano in modo chiaro, inequivocabile ed incontrovertibile che mai e poi mai ho posto in essere abusivismo edilizio». Così continua Dal Cin.

«Sto vivendo un incubo, che mi toglie il sonno, quando dovrei vivere il tempo che mi resta in assoluta serenità».

Emergenza amianto: la lotta di Antonio Dal Cin per la salute pubblica

Dal Cin, affetto da asbestosi, esprime profondo sconcerto per il trattamento ingiusto che ha ricevuto. Solleva pertanto interrogativi sulle tettoie in eternit, alcune delle quali presenti sul territorio di Sabaudia da oltre cinquant’anni e spesso non conformi alle normative vigenti

«Sappiamo benissimo che esistono significativi abusi edilizi sul territorio e nessuno fa niente». 

Critica altresì l’inazione delle autorità competenti riguardo alle tettoie in amianto, affermando che «Sappiamo benissimo che esistono altre tettoie quelle che uccidono, perché non sono in legno, ma in amianto, così come i tetti delle abitazioni, dei capannoni, delle stalle, i fienili, e le stesse tettoie esistenti in città, ma nessuno le vede e nessuno fa niente e l’amianto continua ad agire indisturbato». 

L’appello al sindaco 

Dal Cin sottolinea l’importanza che il sindaco dedichi risorse e attenzione alla rimozione dell’amianto e alla priorità di proteggere la salute pubblica, anziché perseguire cittadini per presunti abusi edilizi.

«A questo punto, occorre ricordare che proprio Casale Monferrato fa storia in tal senso. Infatti, il 2 dicembre 1987 Riccardo Coppo, allora sindaco di Casale Monferrato emise unordinanza che, anticipando le leggi nazionali, vietava la fabbricazione, luso e il commercio del cemento-amianto. Il 24 settembre 1985 scrisse una lettera a Schimdheiny. Voleva incontrarlo per chiedergli conto di quanto accadeva a Casale, ma non ebbe mai risposta.
Il 1 dicembre 2014, anche Riccardo Coppo è morto di cancro».

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