L’importanza del rapporto tra animali e anziani in Italia è riconosciuto dalla legge. Nei giorni scorsi è stato approvato il testo emendato del Ddl Anziani. Ad essere introdotta all’articolo 3 – quello relativo a “invecchiamento attivo, promozione dell’inclusione sociale e prevenzione della fragilità” – una specifica, relativa alla relazione che le persone anziane instaurano con gli animali da compagnia.
Il nuovo testo recita dunque così, al punto 8, quando il legislatore spiega quali sono i criteri sui quali si baseranno le future attività: (…) “al fine di preservare l’indipendenza funzionale in età avanzata e mantenere una buona qualità di vita, individuazione, promozione e attuazione di percorsi per il mantenimento delle capacità fisiche, intellettive, lavorative e sociali, mediante l’attività sportiva; e cure non farmacologiche e la relazione con gli animali di affezione“.
Geriatri: “Animali migliorano benessere mentale”
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“In aggiunta alla promozione di attività culturali e di associazionismo, la compagnia di un animale domestico potrebbe migliorare il benessere anche mentale dell’anziano“. Lo avevano già detto gli specialisti in Geriatria, auditi in Senato proprio in occasione della stesura del Ddl anziani. I medici hanno quindi accolto con favore l’introduzione dell’emendamento.
“Si tratta di un passo importante perché la presenza di un animale stimola l’anziano a uscire, a fare movimento, favorisce le relazioni sociali e risveglia l’elasticità mentale, aiutando gli anziani a vivere in salute e più a lungo” – ha commentato Andrea Ungar, presidente SIGG e ordinario di Geriatria all’Università di Firenze. “Studi scientifici hanno infatti dimostrato un legame tra la presenza di un animale domestico e un aumento di sopravvivenza per pazienti con problemi cardiaci. Dimostrati anche ulteriori benefici come la riduzione dello stress, l’abbassamento della pressione, il miglioramento della fragilità ossea e la riduzione del colesterolo e della depressione“.
Animali e anziani, il ruolo attivo della pet therapy
Già con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 febbraio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 4 marzo 2003, in Italia era stato riconsciuto il ruolo positivo degli animali da affezione nella vita degli anziani. Così come, del resto, anche nella vita delle persone disabili, delle persone affette da ritardo mentale e nei pazienti psichiatrici. La presenza di un animale può essere una terapia di accompagnamento a quelle già esistenti ed aiuta a ridurre lo stress.
In Italia dal 2015 esistono specifiche Linee di Indirizzo per gli Interventi assistiti con gli animali (I.A.A.). Si legge nella nota introduttiva: “La relazione con l’animale riaccende l’interesse verso gli altri, attraverso stimoli sensoriali tattili e visivi creando un’empatia che induce anche pazienti depressi e in isolamento sociale a reagire e a sentirsi utili. I benefici della relazione sono evidenti soprattutto nei bambini nei quali l’animale, oltre a catturare l’attenzione, stimola l’accettazione di sé; e negli anziani nei quali si registra anche un effetto positivo sul piano fisico, oltre che psichico, in quanto i pazienti vengono stimolati a compiere attività motorie (accudimento dell’animale, passeggiate ecc.). L’impiego degli animali in vari ambiti terapeutici determina non solo una migliore risposta del paziente, ma spesso concorre alla riduzione dell’uso dei farmaci; con ulteriori vantaggi sia per la qualità della vita che in termini di costi per la collettività“.
Gli animali più impiegati negli Interventi assistiti sono il cane, il cavallo, il gatto, l’asino e il coniglio; si tratta delle specie domestiche che sono maggiormente in grado di instaurare relazioni sociali con l’uomo.
Eurostat: Italia, il Paese più anziano in Europa
Con un’età media dei suoi cittadini di 48 anni, l’Italia è il Paese più anziano in Europa. Lo rileva Eurostat, l’ufficio statistico europeo. Secondo i dati, al 1° gennaio 2022 l’età media della popolazione Ue si è alzata di 0,3 anni rispetto al 2021, raggiungendo il picco di 44,4 anni. In dieci anni, dal 2012, l’età media è aumentata di 2,5 anni (0,25 anni all’anno).
Valore più alto per l’Italia anche per quanto riguarda l’indice di dipendenza degli anziani. Si tratta del rapporto tra il numero di anziani (persone dai 65 anni in su) ed il numero di persone in età lavorativa (fascia compresa tra i 15 e i 64 anni). In Italia tale indice è del 37,5%, seguita da Finlandia (37,4%) e Portogallo (37,2%); mentre il valore più basso lo ha fatto registrate il Lussemburgo (21,3%). La media europea è stata del 33% nel 2022; aumentata di 0,5 punti rispetto al 2021.