allergia polline

In questi giorni potrebbe manifestare sintomi tipici dell’allergia anche chi non ne ha mai sofferto. E’ l’avvertimento degli allergologi, che hanno notato che alcuni inquinanti atmosferici sono prima assorbiti dai pollini e poi rilasciati nelle vie aeree. Ad evidenziarlo è uno studio coordinato dal Max Planck Institute for Chemistry di Mainz pubblicato sulla rivista Frontiers in Allergy.

Quindi starnuti, occhi arrossati ed asma nei casi peggiori, potranno essere più frequenti nella popolazione. In particolare per chi vive nelle città dove c’è smog.

Secondo lo studio, alcuni pollini (es. graminacee) sono in grado di innescare “l’iperattivazione dei Toll-like receptor 4 (TLR4), recettori cellulari che attivano la reazione allergica del sistema immunitario, anche in chi non soffre di allergie”. Lo ha spiegato Mario Di Gioacchino, presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic).

Allergia stagionale: molti fattori scatenanti

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Sono diversi i fattori che possono dare luogo ai sintomi di un’allergia stagionale. Il rilascio dei pollini da parte delle piante che seguono un ciclo stagionale, infatti, possono causare riniti e attacchi d’asma nei soggetti predisposti. Altri allegerni possono essere polvere, spore, muffe; anche cibi, acari e altri insetti possono scatenare reazioni allergiche, ma è ovvio che queste sono altri tipi di allergie, non soggette a stagionalità. Ci può essere anche una certa prediposizione familiare a determinate allergie.

Il 21 marzo è stata la Giornata Nazionale del Polline, nel corso della quale si è fatto il punto sul monitoraggio ambientale e sulla prevenzione dei rischi legati alle allergie.

L’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha messo a disposizione di tutti un bollettino sui pollini grazie alla Rete Italiana di Monitoraggio AerobiologicoPOLLNet. Con questo sistema chiunque può conoscere gli aggiornamenti e le previsioni sulle concentrazioni polliniche nell’aria relativi alle relativi alla singole stazioni di monitoraggio. Dunque prevedere l’andamento dei pollini aiuta ad adottare comportamenti o ad avviare trattamenti che permettono di ridurre i sintomi.

Come si manifestano le allergie: dal raffreddore allo shock

I sintomi di una allergia consistono nell’infiammazione delle mucose del cavo oronasale e in forme di congiuntivite. Si presentano come naso congestionato e gocciolante, lacrimazione, tosse, prurito, difficoltà respiratorie. In casi estremi si può verificare uno shock anafilattico, con possibilità di perdita di coscienza e rischio di morte: è il caso, per esempio, delle punture di vespa o di ingestione di particolari alimenti.

Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) vi è una specifica sezione informativa. “La reazione allergica è una risposta complessa determinata dall’interazione di diversi fattori, genetici, immunitari e ambientali. L’esposizione a un certo tipo di polline, nel soggetto allergico, induce l’organismo a produrre anticorpi specifici, le immunogluline E (IgE). Diversi tipi di polline inducono diverse IgE. Le IgE prodotte si legano alla superficie di un certo tipo di cellule presenti nelle mucose e nei tessuti epidermici dei tratti del sistema respiratorio, inducendo a loro volta il rilascio di sostanze irritanti, come le istamine, che infiammano i tessuti dermici e delle mucose” – spiega l’ISS.

Nonostante nella maggior parte dei casi le allergie non diano luogo a gravi conseguenze, influiscono fortemente sullo stato di salute della popolazione perché interessano milioni di persone in tutto il mondo e influiscono in modo sostanziale sulla capacità lavorativa, di apprendimento e di svolgimento delle mansioni quotidiane e quindi sulla qualità della vita delle persone, con ingenti costi sanitari e sociali“.