Un’opzione terapeutica propone una singolare tecnica di “allenamento olfattivo” per recuperare o potenziare l’olfatto, un senso che spesso sfugge alla nostra attenzione, almeno fino a quando non lo perdiamo. 

Eppure, una persona su cinque ha un senso dell’olfatto distorto e una su venti è costretta in una silenziosa prigione di anosmia, la perdita totale dell’odorato. Perché perdiamo questo straordinario senso? In cosa consiste la tecnica e quali sono le alternative?

Un aiuto dall’allenamento olfattivo

Allenamento olfattivo per promuovere la capacità neurorigenerativa

Allenamento olfattivo. In periodo di pandemia, abbiamo avuto modo di sperimentare uno dei sintomi più frequenti del COVID: la perdita dell’olfatto. Ma l’anosmia può dipendere da molti altri fattori: sinusite, trauma cranico, raffreddore, allergia e persino l’età che avanza.

Fortunatamente, rispetto a tutti gli altri nervi cranici, quello olfattivo è l’unico ad avere la capacità intrinseca di rigenerarsi.

Se le cellule basali all’interno dell’epitelio olfattivo rimangono intatte, è possibile infatti stimolarne la rigenerazione.

E qui entra in campo l’allenamento olfattivo. Non parliamo ovviamente di session interminabili in palestra o all’aria aperta, volte a irrobustire il nostro fisico. Ma di esercizi mirati a recuperare o addestrare il senso perduto. 

Inoltre, ci sono prove che l’esposizione ripetuta agli odori sia in grado di promuovere questa capacità neurorigenerativa.

Fatta questa premessa, è facile intuire che, come la fisioterapia guida il recupero del movimento dopo un infortunio, l’allenamento olfattivo si presenta come un trattamento riabilitativo per il nostro naso. Ma cosa dicono gli esperti e soprattutto, cosa propongono?

Il parere degli scienziati

Nel 2009, il team di Thomas Hummel del Dipartimento di otorinolaringoiatria di Dresda (Germana), ha gettato le basi per un approccio innovativo alla perdita olfattiva con la ricerca intitolata “Effetti del training olfattivo nei pazienti con perdita olfattiva”. Questo studio rivoluzionario ha proposto un’esposizione strutturata a breve termine, della durata di dodici settimane, a quattro odori distinti. La scoperta fondamentale è stata la capacità di aumentare la sensibilità olfattiva nei pazienti con disfunzioni olfattive, spaziando dalle cause post-virali a traumatiche a idiopatiche.

La ricerca successiva ha ampliato il campo di indagine, dimostrando che questa tecnica poteva beneficiare diversi gruppi di pazienti.

Nel 2012, Franca Fleiner della Charité University of Medicine di Berlino et al. ha esteso la sperimentazione a pazienti con diverse cause di perdita olfattiva, includendo anche coloro la cui condizione era correlata a malattie sinonasali.

Ulteriori studi

Nel 2013, altri studi si sono focalizzati sui pazienti con malattia di Parkinson e perdita olfattiva, evidenziando miglioramenti significativi grazie all’addestramento olfattivo.

Il 2014 ha portato una rivelazione ancora più significativa con lo studio di Geissler et al., che ha dimostrato che l’efficacia dell’allenamento olfattivo poteva essere ampliata portando la durata da dodici a trentadue settimane.

Unico nel suo genere come studio clinico randomizzato controllato, esso ha confermato che una maggiore durata del training olfattivo si traduce in benefici più consistenti, soprattutto nei pazienti con una durata di perdita inferiore a un anno.

Il protocollo di allenamento olfattivo è stato ulteriormente affinato nel 2015 da Aytug Altundag dell’Università di Dresda e da Iordanis Konstantinidis dell’Aristotle University di Salonicco (Grecia). in particolare, l’ultimo studio ha sfruttato i risultati precedenti e messo a confronto una sessione di sedici settimane con una più lunga di cinquantasei settimane.

Risultato? In realtà non sono state riscontrate differenze significative, anche se si è notata una certa persistenza dei guadagni olfattivi a lungo termine, specialmente dopo un’insidiosa perdita olfattiva causata da infezioni o traumi cranici. Ma scopriamo cos’è questo “allenamento” per il nostro naso.

In cosa consiste l’allenamento olfattivo

Quanto all’addestramento, che potremmo definire un vero e proprio “rituale quotidiano”, esso consiste nell’annusare una varietà di profumi: oli essenziali, erbe e spezie, per un lungo periodo di tempo. Cosa che richiede una certa dose di resilienza e costanza.

Nel contesto della terapia olfattiva, la durata precisa del training e la quantità di odori impiegati possono differire a seconda delle specifiche esigenze dei pazienti. Come abbiamo detto, può variare tra le dodici e le cinquantasei settimane all’incirca.

Tuttavia, l’essenza fondamentale di questa pratica consiste nell’eseguire un esercizio olfattivo ripetitivo e ben strutturato, da ripetere almeno due volte al giorno, in grado di coinvolgere diversi stimoli olfattivi per un prolungato periodo di tempo.

Un elemento chiave è la scelta oculata degli odori: dai floreali ai fruttati, dagli quelli aromatici a quelli resinosi. L’obiettivo è fornire ai pazienti una varietà di stimoli olfattivi, ciascuno con le sue caratteristiche uniche, al fine di massimizzare i benefici terapeutici.

Durante il protocollo, i pazienti vengono istruiti a concentrarsi attentamente su ciò che stanno annusando. Cosa che rende l’esperienza un processo consapevole e coinvolgente.

Purtroppo però, molte persone non hanno la pazienza di sostenere un training così lungo.

Le corrispondenze cross-modali: olfatto e vista 

Il sistema delle corrispondenze cross-modali consente all’informazione olfattiva di integrarsi con altre modalità sensoriali

Anziché insistere solo sull’allenamento olfattivo, si può optare per il sistema delle “corrispondenze cross-modali”, cioè delle associazioni tra stimoli appartenenti a diverse modalità sensoriali, che consente all’informazione olfattiva di integrarsi con altre modalità sensoriali. Le rappresentazioni olfattive sono elaborate da percorsi corticali multisensoriali, in cui sono integrati soprattutto aspetti relativi alla sensazione tattile. Questa complessa realtà consente lo sviluppo di una percezione integrata, in cui gli aspetti olfattivi competono con le attivazioni tattili e/o trigeminali. 

Nello specifico, i partecipanti vivono una nuova forma di addestramento olfattivo: una video-guida che combina odori con suoni corrispondenti.

In tal modo, le associazioni di odori e colori correlati portano a un miglioramento delle prestazioni olfattive.

Annusare una fragola e guardare il colore rosso, ad esempio, garantisdce un’esperienza sensoriale più intensa.

Insomma, un mix fra interazione cross-modale e l’addestramento all’olfatto poterebbe essere una combinazione vincente.

Fonte

The Conversation 

Recoversmell.com

Demattè ML, Sanabria D, Spence C. Olfactory discrimination: when vision matters? Chem Senses. 2009 Feb;34(2):103-9. doi: 10.1093/chemse/bjn055. Epub 2008 Sep 15. PMID: 18794200.