Avrà sede a Pollenzo, in Piemonte, presso l’Università di Scienze Gastronomiche, il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile. Realizzato in sinergia con tutti gli atenei piemontesi, il Centro intende sensibilizzare cittadini e Istituzioni sull’educazione alimentare. Infatti, si è consci che la transizione ecologica non può prescindere dalla formazione delle generazioni più giovani. Per questo motivo, vuole essere un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili. Di conseguenza, gli studi si concentreranno anche sull’educazione sensoriale, sugli stili di vita consapevoli, sul benessere del vivente, sull’economia circolare, sulle politiche alimentari. Tra gli obiettivi, quello di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e diventare un punto di riferimento internazionale sul tema.

Le sfide del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile 

Il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile rappresenta un’importante risorsa multidisciplinare per affrontare le sfide globali che il sistema del cibo pone.

«Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua, desertificazione del suolo sono solo alcune delle sfide che l’uomo dovrà affrontare nel prossimo futuro». Così Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino. «La sostenibilità si è imposta come un obiettivo inderogabile, pertanto i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere progettati per tenere in considerazione questo aspetto. L’Università di Torino metterà a disposizione del Centro tutte le sue competenze tecnico-scientifiche, socio-politiche e giuridiche utili ad affrontare correttamente la complessità dello scenario attuale. Così si promuoverà la ricerca e l’innovazione in ambito alimentare e si contribuirà alla creazione di un ecosistema territoriale».

Un approccio multidisciplinare per la ricerca

L’Università del Piemonte Orientale dedica da anni un’attenzione multidisciplinare al tema del cibo e dell’alimentazione.

«Siamo convinti innanzitutto che solo un approccio che tenga conto delle implicazioni storico-culturali, economico-sociali e chimico-fisiche del cibo possa creare valore aggiunto per la ricerca». Ad affermarlo è Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, che continua: «Si tratta di un campo importante per il sistema Italia. Si va, difatti, verso una declinazione del concetto di sostenibilità meno astratto. E più aderente alle necessità delle future generazioni».

 Il Rettore del Politecnico, Guido Saracco si dice «felice di poter collaborare con tutti gli atenei piemontesi per valorizzare le eccellenze del nostro territorio. E anche per contribuire a diffondere un’attenzione sempre maggiore sul cibo sano e sostenibile».

La vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari

I tristi avvenimenti degli ultimi anni hanno fatto comprendere l’importanza del cibo a livello geopolitico.

«La crisi climatica pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari», sostiene Carlo Petrini, Presidente del Centro e dell’Università di Scienze Gastronomiche. «Sistemi che, tuttavia, in questo senso si pongono come vittima e come carnefice. Per questi motivi, la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il Pianeta è, quindi, ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere. Di ciò necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro».   

Ridurre l’impatto del sistema alimentare sull’ambiente

«Il Centro di ricerca sul cibo – spiega Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche – ha lo scopo di far convergere le diverse competenze. Prima di tutto, darà un importante contributo alla riduzione dell’impatto del sistema alimentare sull’ambiente e sulla salute unica».

 Il Centro incardinerà, dunque, i propri interventi sui seguenti punti:

  • Promuovere stagionalità e località;
  • Ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare;
  • Ridurre gli sprechi;
  • Promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli;
  • Rafforzare la biodiversità;
  • Ridurre gli anelli della filiera di produzione e trasporti delle merci;
  • Aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne;
  • Promuovere l’educazione alimentare nelle scuole favorendo il dialogo tra scienza e saperi tradizionali;
  • Promuovere la salute attraverso il cambiamento degli stili di vita;
  • Supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale. Particolarmente a quella regionale e locale.