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Uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordinato dal prof. di Diritto Internazionale Andrea de Guttry, ha rilevato che l’Italia non è pronta a gestire rischi ed emergenze. Il dato è emerso dal progetto di ricerca “Cbrn-Italy” che è stato finanziato dal bando Prin 2017 (Progetti di rilevante interesse nazionale) del Ministero dell’Istruzione. Lo studio ha visto la partecipazione anche delle Università di Bologna, Firenze e Torino.

Tra gli scenari presi in esame negli anni di sviluppo del progetto, – si legge in una nota della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – il rischio di terrorismo con agenti chimici, biologici, radio-nucleari, il verificarsi di incidenti industriali o di eventi naturali che portino al loro rilascio e, infine, l’utilizzo di armi chimiche, biologiche radio-nucleari“.

Analizzata la normativa, mediante una mappatura degli obblighi e delle raccomandazioni internazionali relative alla protezione da aventi gravi, i ricercatori sono passati all’analisi dell’effettiva attuazione. Il rapporto ha evidenziato che è necessario aggiornare il Piano di difesa contro il terrorismo Cbrn, come già fatto per altri piani operativi; ad esempio quello di Protezione civile nel 2018, il Piano pandemico nel 2021 e quello relativo alle emergenze radiologiche e nucleari (aggiornato nel 2022).

I ricercatori: in Italia rischi sottovalutati

I ricercatori e le ricercatrici auspicano che “obblighi e raccomandazioni internazionali non siano più tralasciati dai decisori politici“; e che “le principali criticità evidenziate siano affrontate in via prioritaria“.

Spiega infatti il coordinatore della ricerca, il prof. De Guttry, che “il diritto internazionale stabilisce che, per ognuna di queste situazioni, è necessario adottare misure specifiche. I ripetuti bombardamenti nelle immediate vicinanze della centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina, sollevano in maniera drammatica, come ha confermato in questi giorni dal direttore generale dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), il pericolo reale di una esplosione nucleare le cui conseguenze si propagherebbero ben oltre i confini dell’Ucraina. La guerra in Ucraina espone anche il nostro Paese a rischi enormi, mentre il caso del Covid-19 ha messo in luce lacune evidenti. Ci appelliamo a policy e decision makers italiani – conclude Andrea de Guttry – perché queste lacune siano presto colmate“.