Nel 2018, un team di medici a New York ha sviluppato una procedura innovativa e minimamente invasiva per trattare un coagulo cerebrale, evitando così la necessità di forare il cranio, una pratica tradizionale chiamata “burr hole”. La tecnica rappresenta un significativo passo avanti nella neurochirurgia e offre una soluzione meno invasiva e potenzialmente più sicura per trattare una delle condizioni neurologiche più comuni che spesso richiede interventi chirurgici complessi
Ematoma subdurale cronico: un pericoloso coagulo nel cervello
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In un caso unico al mondo, che ha aperto la strada a uno studio internazionale, i medici hanno trattato con successo un paziente affetto da ematoma subdurale cronico, cioè una condizione in cui un coagulo di sangue si espande lentamente appena sotto la dura madre, la membrana protettiva del cervello.
Cause e fattori di rischio del coagulo
I principali fattori di rischio per lo sviluppo di un ematoma subdurale cronico includono:
Età avanzata: con l’invecchiamento, i vasi sanguigni diventano più fragili e più suscettibili a danni;
Traumi cranici non trattati: anche lesioni minori alla testa possono causare emorragie lente e progressive;
Uso prolungato di anticoagulanti;
Assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): l’uso prolungato di farmaci come l’ibuprofene può contribuire al rischio.
Sintomi e complicazioni
Quando il coagulo cresce e raggiunge dimensioni significative, possono manifestarsi sintomi quali: mal di testa, confusione, difficoltà motorie e, nei casi gravi, perdita di coscienza. Se non trattato, può portare a danni neurologici permanenti e persino alla morte.
Innovazione nel trattamento: MMAE
Tradizionalmente, l’ematoma subdurale cronico richiede un intervento chirurgico invasivo per rimuovere l’accumulo di sangue. Esso consiste nella creazione di un “burr hole” nel cranio o in una craniotomia (rimozione di una parte del cranio). Insomma, sebbene queste procedure possano ridurre l’ematoma, presentano un tasso di recidiva fino al 20% e sono mal tollerate da molti pazienti, specialmente anziani o quelli con condizioni cardiache e polmonari. I dati mostrano che il tasso di mortalità a un anno post-chirurgia può arrivare al 30% nei pazienti ad alto rischio.
Di conseguenza, nel 2018, i medici di Stony Brook Medicine, parte della Stony Brook University a Long Island, hanno tuttavia sviluppato una nuova tecnica minimamente invasiva per trattare questa condizione.
La nuova procedura, (MMAE), embolizzazione dell’arteria meningea media, utilizza i un agente embolizzante (SQUID) per bloccare i vasi sanguigni danneggiati che alimentano l’ematoma. In questo modo, si induce il riassorbimento del coagulo. In pratica, questo approccio ha dimostrato di essere non solo efficace, ma anche destinato a sostituire la chirurgia tradizionale. A svelarlo, le scansioni cerebrali post-trattamento in cui si evidenzia la completa scomparsa della massa.
Dettagli dello studio STEM
Autore principale dello studio clinico multicentrico STEM (Squid Trial for the Embolization of the Middle Meningeal Artery for Treatment of Chronic Subdural Hematoma è il dott. David Fiorela. «Questa procedura cambierà radicalmente la gestione dei pazienti con la malattia cranica più comune che trattiamo».
«I pazienti solitamente presentano mal di testa e pressione intracranica e possono non essere più loquaci come prima». Così continua Fiorella, pioniere nelle procedure neuro-interventistiche. Questo declino nella capacità di parlare è uno dei segnali distintivi.
Il trial è iniziato a novembre 2020 e ha arruolato 310 pazienti. Lo studio è stato completato a maggio 2023, e i risultati sono stati annunciati alla International Stroke Conference a febbraio 2024.
Prospettive future
La procedura minimamente invasiva di MMAE riduce significativamente i rischi rispetto alla chirurgia tradizionale e offre un’opzione terapeutica più sicura, soprattutto per i pazienti anziani e quelli con condizioni mediche preesistenti. Studi indipendenti condotti all’Hospital Clínico San Carlos di Madrid, in collaborazione con colleghi in Thailandia, hanno confermato l’efficacia di MMAE, suggerendo che questa sarà la metodologia standard per trattare l’ematoma subdurale cronico in futuro.
Fonti
Journal of NeuroInterventional Surgery e in RadioGraphics.