La musica è stata messa in relazione a un sano invecchiamento neurocognitivo e a un aumento del volume di alcune regioni cerebrali. Soprattutto quelle associate alla memoria, alle funzioni esecutive, alle emozioni e al linguaggio. Attualmente, assistiamo a un invecchiamento della popolazione mondiale dovuta sia alla diminuzione del tasso di natalità, sia all’aumento dell’aspettativa di vita.
La vecchiaia si accompagna a una serie di patologie a lungo termine, come le malattie cardiovascolari e le condizioni neuropsichiatriche, inclusa la demenza. Quest’ultima, caratterizzata da un progressivo peggioramento delle funzioni cognitive che porta alla perdita della funzione e dell’indipendenza, desta molte preoccupazioni. Rappresenta anche un grave problema di salute pubblica, costando, nel 2019, 1,3 trilioni di dollari alle economie internazionali.
Appare, dunque, essenziale comprendere i fattori che influenzano il processo di declino cognitivo e il rischio di demenza in età avanzata.
La musica migliora alcuni aspetti della funzione cognitiva
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Sono diversi i fattori legati allo stile di vita che mantengono attivo il cervello e sembrano aumentare la riserva cognitiva. Questi includono l’occupazione, il livello di istruzione e le attività ricreative, anche se praticate più avanti nella vita. Una di queste attività che merita attenzione è l’impegno con la musica.
Da alcuni studi pubblicati sull’International Journal of Geriatric Psychiatry, è emerso che la pratica musicale migliora molteplici aspetti della funzione cognitiva nel corso della vita. Molti studi in merito hanno mostrato un aumento del QI nei bambini che partecipano a lezioni di musica e miglioramenti nella concentrazione e nella lettura. La letteratura riporta che alcuni di questi benefici possono persistere nell’età adulta e tra gli anziani.
I benefici della musica sulla salute degli anziani
Uno studio del 2012 ha scoperto che il tronco encefalico uditivo era più reattivo negli adulti se avevano ricevuto lezioni di musica formali durante l’infanzia.
Un altro studio ha riportato un miglioramento della funzione uditiva in 44 adulti di età compresa tra i 55 e i 76 anni. Questi avevano appena terminato la formazione musicale.
Inoltre, è stato osservato che gli ultrasessantacinquenni che ancora suonano hanno una funzione esecutiva migliore. Difatti, i musicisti hanno ottenuto risultati migliori nei test di linguaggio, attenzione e velocità di elaborazione rispetto alle persone che non hanno mai suonato. Maggiori benefici possono verificarsi se la musica si studia nelle prime fasi della vita e si continua a praticarla in età avanzata.
Suonare uno strumento musicale riduce il rischio di demenza
Le associazioni positive tra suonare uno strumento musicale e i molteplici aspetti della cognizione sono ormai assodate. Recentemente, gli studiosi hanno rilevato che suonare uno strumento musicale riduce il rischio di demenza. Hanno anche dimostrato che la formazione musicale può aiutare la memoria in età avanzata. E che i cantanti di coro attivi di età superiore ai 60 anni ottengono risultati migliori in termini di flessibilità verbale rispetto ai non cantanti.
Infine, esplorando le basi della memoria musicale, gli studiosi hanno scoperto che i musicisti avevano una migliore memoria musicale e verbale rispetto ai non musicisti.
Anche i geriatri consigliano oggi ai loro pazienti di continuare a suonare per rallentare i processi neurodegenerativi che l’età purtroppo porta con sé.
Fonte: International Journal of Geriatric Psychiatry 2024