Uranio impoverito (Image by ThePixelman da Pixabay)

Con le sentenze n. 12, 13, 14 e 15/2025, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha fornito un’interpretazione di rilievo in materia di tutela sanitaria per il personale delle Forze Armate. Il contesto considerato è in presenza di esposizione a uranio impoverito o a nanoparticelle di metalli pesanti durante missioni operative o esercitazioni nei poligoni. In questi casi quindi è applicabile una presunzione relativa del nesso causale tra tale esposizione e l’insorgenza di malattie neoplastiche.

Le dichiarazioni di Carlo Calcagni

Tra coloro che da anni richiedono maggiore attenzione su questa tematica, figura Carlo Calcagni, già ufficiale dell’Esercito italiano, oggi impegnato nell’ambito dello sport paralimpico.

Calcagni è affetto da una grave patologia multisistemica che collega all’esposizione ad uranio impoverito. È attivamente coinvolto in attività di sensibilizzazione istituzionale e pubblica sul tema della salute dei militari esposti.

In relazione alla recente sentenza, ha dichiarato:

“Accogliamo quindi con favore la decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, che rappresenta un passo significativo verso una maggiore tutela giuridica per il personale in divisa.
Questa pronuncia potrà favorire percorsi di riconoscimento meno complessi per molti militari e famiglie, che negli anni hanno affrontato procedimenti lunghi e impegnativi.
Ritengo si tratti di un segnale importante, che valorizza il servizio svolto da tanti uomini e donne in condizioni difficili.”

Indirizzo interpretativo

La posizione espressa dal Consiglio di Stato costituisce indirizzo interpretativo vincolante per la pubblica amministrazione e per i giudici amministrativi.
Un passaggio importante che potrebbe incidere sul contenzioso in materia di causa di servizio, facilitando il riconoscimento nei casi in cui l’esposizione sia documentata e rientri nelle fattispecie già esaminate dalla giurisprudenza.