Uno studio basato sul DNA ha rivelato un fattore di rischio precedentemente sconosciuto che potrebbe essere collegato ai crescenti tassi di carcinomi a cellule renali a cellule chiare (ccRCC). Undici Paesi hanno partecipato a questa ricerca, che ha analizzato i tassi di incidenza standardizzati per età di questa forma di cancro al rene. I risultati, pubblicati su Nature, suggeriscono un nuovo capitolo nella nostra comprensione del cancro al rene e delle sue cause
Individuato un fattore di rischio di cancro al rene
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Un fattore di rischio al centro dello studio. Il cancro al rene è una neoplasia che ha origine nelle cellule del rene. Esistono diversi tipi di cancro renale, ma il più comune è il carcinoma a cellule renali (CCR). Questa forma, rappresenta circa il 90% dei casi.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il cancro al rene è responsabile di circa 400mila nuovi casi ogni anno in tutto il mondo, con un tasso di incidenza in costante aumento.
La diagnosi spesso avviene incidentalmente durante esami medici per altre condizioni, poiché i sintomi possono essere vaghi o assenti nelle prime fasi della malattia. Sintomi comuni includono sangue nelle urine (ematuria), dolore al fianco o nella zona del rene, massa o rigonfiamento nell’addome, stanchezza, perdita di peso e febbre.
Opzioni di trattamento e tasso di sopravvivenza
Il trattamento del cancro al rene dipende dallo stadio della malattia e dalla sua estensione. Le opzioni possono includere interventi chirurgici per rimuovere il tumore. In alcuni casi, si esporta parte o tutto il rene (nella procedura nota come nefrectomia), radioterapia, chemioterapia, terapia mirata e immunoterapia. Nei casi in cui il cancro si è diffuso oltre il rene, il trattamento mira a controllare la malattia e alleviare i sintomi.
Se la neoplasia viene diagnosticata precocemente e trattata in modo efficace, il tasso di sopravvivenza a cinque anni può superare il 90%. Viceversa, può essere significativamente più basso.
SBS40b: un fattore ambientale dietro l’incidenza globale del cancro ai reni
Un team di ricercatori internazionali ha identificato una misteriosa mutazione genetica, nota come SBS40b, che potrebbe essere legata a un fattore scatenante ambientale ancora sconosciuto. «Questa scoperta è notevole. È come non essere consapevoli che il fumo esiste come abitudine, ma trovare la firma mutazionale causata dal fumo di tabacco nei genomi del cancro di tutto il mondo. Da qui, estenderemo e affineremo la nostra comprensione delle differenze geografiche internazionali nella firma SBS40b». Ad affermarlo, il professor Sir Mike Stratton, leader del team Mutographs, Wellcome Sanger Institute.
«Studieremo le abitudini, gli stili di vita e gli ambienti dei pazienti che hanno generosamente donato i loro campioni, per rintracciare quale esposizione causa questa firma ed esplorare se può essere evitata in futuro».
Una sfida significativa
Pubblicato su Nature, lo studio condotto dal team Mutographs Cancer Grand Challenges ha coinvolto l’analisi del DNA di 962 persone affette da cancro ai reni in tutto il mondo.
Nel documento è stato delineato un approccio innovativo per comprendere le radici genetiche del carcinoma renale a cellule chiare: un fattore cruciale.
Gli esperti hanno approfondito l’analisi, esaminando non solo le sequenze del genoma del cancro, ma altri dati importanti. Quali? Il sesso, l’età alla diagnosi e fattori di rischio come BMI elevato, ipertensione e fumo di tabacco.
In totale, sono stati coinvolti undici Paesi e oltre 100 campioni dal Regno Unito, Repubblica Ceca e Russia, tra gli altri. In particolare, è emerso che Paesi come la Repubblica Ceca e la Lituania hanno alti tassi di incidenza del cancro renale.
Sebbene l’obesità, l’ipertensione e il fumo di tabacco siano noti fattori di rischio per il cancro ai reni, non spiegano completamente la variabilità geografica della malattia. Qui entra in gioco l’analisi delle mutazioni genetiche, poiché la maggior parte dei tumori renali presenta migliaia di varianti, ognuna con la sua “firma mutazionale”. Queste firme mutazionali, che possono essere il risultato di errori nelle divisioni cellulari o dell’esposizione a sostanze cancerogene come la luce UV, possono offrire preziose informazioni sulle cause sottostanti del cancro ai reni.
Importanza dello studio
La capacità di individuare e comprendere queste “impronte digitali” sul DNA potrebbe rivoluzionare il nostro approccio alla prevenzione e al trattamento del cancro.
«Questi incredibili risultati sono il culmine di quasi sette anni di scrupolosa ricerca da parte del team di Mutographs, utilizzando campioni tumorali prelevati in quattro continenti per sviluppare un ricco set di dati genetici e uno dei più grandi del suo genere». Questo il commento del dott. David Scott, direttore di Cancer Grand Challenges.
«Capire di più su come si sviluppa il cancro renale e cosa lo causa attraverso una ricerca come questa è fondamentale per sviluppare interventi preventivi e migliorare le misure di salute pubblica. Cancer Grand Challenges unisce le menti più brillanti del mondo contro le sfide più difficili del cancro».
Ulteriori approfondimenti
Il team di ricerca di Mutographs ha fatto importanti scoperte riguardo all’esposizione a mutageni in diverse parti del mondo. Particolare attenzione si è posta all’Europa sud-orientale e all’Asia orientale.
In particolare, è emerso che l’acido aristolochico, un noto cancerogeno presente in alcune piante da fiore, sta causando esposizioni su vasta scala in Europa sud-orientale, specialmente in Romania e Serbia. Questo composto è stato scoperto come cancerogeno nei primi anni 2000, ma a quanto pare, l’esposizione è molto più diffusa di quanto precedentemente pensato.
L’uso di erbe contenenti specie di Aristolochia, fonti note di acido aristolochico, è vietato nel Regno Unito. Tuttavia, la portata e la durata dell’esposizione rimangono ancora poco chiare. Inoltre, non è chiaro se le mutazioni causate da questa esposizione siano sufficienti a causare il cancro.
In Giappone, il team ha individuato una firma mutazionale unica associata a un mutageno sconosciuto, presente nel 70% dei casi di cancro renale e in alcuni tumori al fegato. Anche se la natura e la fonte di questo mutageno rimangono oscure, si stima che possa interessare decine di milioni di persone nell’Asia orientale.
Questi risultati evidenziano l’importanza di studi che combinano la genetica con l’epidemiologia per comprendere meglio le cause nascoste del cancro. Il dottor Paul Brennan, autore principale dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, sottolinea che questa nuova metodologia di studio potrebbe portare alla scoperta di nuove e significative cause del cancro che finora sono rimaste nascoste.
Fonti
Sergey Senkin et al. Variazione geografica delle esposizioni mutagene nei genomi del cancro renale, Nature (2024).