Assistere a un concerto live è un’esperienza emozionante e travolgente, ma le nostre orecchie possono risentirne. Al termine dell’evento, spesso si avverte un fastidioso ronzio, o un tintinnio ritmato che persiste per svariate ore.
In certi casi, si può addirittura sperimentare una temporanea o permanente perdita dell’udito. Come mai e come risolvere il problema?
Perdita dell’udito: da cosa dipende?
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La perdita dell‘udito indotta da rumori assordanti è un problema che affligge milioni di persone in tutto il mondo.
Alcuni la sperimentano dopo un trauma acuto all’orecchio, altri la notano dopo essere stati esposti ripetutamente a rumori forti, magari lavorando in un cantiere edile.
Altri ancora lamentano un deterioramento dell’udito dopo aver partecipato a concerti live. Questo fenomeno può essere estremamente debilitante e porta alcune persone a sviluppare l’acufene, una condizione in cui si avvertono suoni che non hanno alcuna fonte esterna e che hanno un grave impatto sulla qualità della vita. In certi casi, si arriva persino a perdere temporaneamente o permanentemente l’udito.
Cosa succede effettivamente all’interno del nostro orecchio quando ascoltiamo la musica “a palla”? A svelare il mistero, il team del dottor Thanos Tzounopoulosun, esperto del Pittsburgh Hearing Research Center presso la School of Medicine dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania).
Come si è giunti a tale conclusione? Addentriamoci nel cuore della ricerca
Un esperimento condotto sui topi svela l’arcano
Secondo gli studiosi, l’ipoacusia è il risultato di danni cellulari nell’orecchio interno causati da livelli eccessivi di zinco fluttuante. Questo minerale, sebbene essenziale per il corretto funzionamento delle cellule uditive, può diventare dannoso quando raggiunge livelli eccessivi.
La prova del nove è arrivata dopo un singolare esperimento condotto sui topi.
Dopo un’esposizione a un forte rumore, gli animali hanno infatti mostrano un aumento significativo dei livelli di zinco nell’orecchio interno. L’aumento era correlato a un rilascio massiccio di zinco nello spazio sia all’interno sia all’esterno delle cellule, in grado di causare danni cellulari e interrompere la normale comunicazione tra le cellule dell’orecchio.
Fortunatamente i ricercatori hanno scoperto un modo per affrontare il problema. Cosa non semplice a dire il vero.
«Poiché la biologia della perdita dell’udito non è completamente compresa, prevenirla è stata una sfida continua», afferma l’autore senior dello studio Tzounopoulos.
L’utilizzo di farmaci spugna “salva udito”
Ebbene, una serie di successivi esperimenti condotti su topi e cellule isolate dell’orecchio interno, hanno dimostrato l’efficacia di farmaci a lento rilascio.
Come agiscono?
In pratica, intrappolano lo zinco in eccesso, agendo come vere e proprie “spugne molecolari“.
Risultato? I topi trattati con questa terapia erano significativamente meno inclini alla perdita dell’udito e protetti dai danni indotti dal rumore.
Questo risultato apre nuove strade nella ricerca di una soluzione efficace per prevenire la perdita dell’udito indotta dal rumore.
Ma c’è di più…
Se somministrati prima di un’esposizione a suoni forti, i farmaci possono addirittura proteggere le nostre orecchie dal duplice rischio: insorgenza della perdita dell’udito e fastidiosi ronzii.
Una rivoluzione nell’audiologia
La ricerca del Dr. Tzounopoulos, incentrata sulla comprensione della biologia dell’udito, dell’acufene e della perdita dell’udito, promette di portare speranza a coloro che combattono contro la perdita dell’udito e le sue oscure conseguenze.
I risultati, pubblicati negli Atti della National Academy of Sciences, rappresentano una svolta rivoluzionaria nel campo dell’audiologia.
Attualmente, i ricercatori stanno lavorando per sviluppare il trattamento terapeutico basato su questa scoperta.
Due gli obiettivi: condurre studi preclinici sulla sicurezza e rendere disponibile un’opzione di protezione dalla perdita dell’udito facilmente accessibile e semplice da utilizzare.
Il team di ricerca è composto anche dal dottor Brandon Bizup, il cui contributo è stato fondamentale per gli esiti di questo studio, e dalla dott.ssa Sofie Brutsaert, entrambi dell’Università di Pittsburgh.
Fonti
La disregolazione della segnalazione cocleare dello zinco è associata alla perdita dell’udito indotta dal rumore e la chelazione dello zinco migliora il recupero cocleare, Atti della National Academy of Sciences (2024).
Materiale fornito dall’Università di Pittsburgh